Tecnologia da contaminare

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Di Davide Bianchi

La tecnologia e il digitale hanno progressivamente occupato gli spazi della nostra esistenza condizionando e plasmando molteplici ambiti della vita: da quello sociale, a quello professionale, economico, finanche a coinvolgere settori propri del mondo ludico, dell’evasione, dei linguaggi, dell’arte e dell’espressività. Il proliferare inesauribile di svariate applicazioni sui nostri smartphone, le piattaforme streaming, i social network, i siti web per la condivisione di contenuti multimediali, l’ecommerce, le intelligenze artificiali sono solo alcune variabili proprie del progresso tecnologico e digitale che hanno contribuito a questa irreversibile trasformazione di comportamenti e abitudini. La pandemia e le misure di lockdown hanno accelerato questo processo, basti pensare al fenomeno dello smart working o alla deprecabile didattica a distanza. Ora, lungi da me demonizzare il progresso tecnologico-digitale, il quale come ogni apparato tecnico, dovrebbe essere responsabilmente e criticamente gestito e amministrato dall’uomo, evitando che si verifichi esattamente il contrario. Il rischio che corre la nostra epoca, denunciato ormai da tempo, è proprio quello di naufragare verso una pericolosa deriva tecnocratica e nichilistica, dove l’uomo, con le sue aspirazioni, riflessioni, desideri, scelte, sogni, pulsioni, risulta passivamente subalterno e assoggettato all’impianto della tecnica. Quando l’apparato tecnico sfugge al controllo e all’uso consapevole da parte dell’uomo, quest’ultimo viene trascinato in una spirale in cui è il digitale e il tecnologico a stabilirne i parametri di felicità e gratificazione: in base al numero di visualizzazioni o like, o in base all’ultimo dispositivo acquistato che va temporaneamente a saturare l’obsolescenza del precedente. È per questa ragione che paradossalmente dobbiamo portare la tecnologia a scuola: mostrare ai bambini che sono strumenti e linguaggi attraverso i quali le persone possono fare al meglio delle cose concrete, oltre che esprimere le loro potenzialità e attitudini. È inoltre necessario contaminare il digitale con la sfera del tattile, del materico, del manuale, del corporeo e del cinetico: scrittura a mano, disegno e pittura, ascolto musicale, lettura a voce, la corsa in giardino, il gioco in palestra, conteggiare e classificare oggetti, dialogare insieme. È questo lo sfondo “umanista” e tangibile, sul quale un’educazione al tecnologico e al digitale dovrebbe oggi stagliarsi. Tecnica ed etica.

biadav@libero.it

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