Pentecoste è la festa di tutta la Chiesa

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Sabato 27 maggio alle ore 21 in Cattedrale la Veglia di preghiera diocesana

TORTONA – Nel contesto del cammino sinodale della Chiesa universale e, quindi, anche della nostra chiesa diocesana, non possiamo davvero disattendere il prezioso invito che il vescovo rivolge per sabato 27 maggio a vivere insieme, nella preghiera, la grande Solennità di Pentecoste.

La “Pasqua dello Spirito Santo”, così come viene definita da alcuni, ci raggiunge ogni anno per ricordarci come lo Spirito è davvero la forza di Dio in noi!

Il Vangelo di Luca si chiude con una promessa e un comando da parte di Gesù: “Io manderò su di voi lo Spirito Santo che il Padre mio ha promesso. Voi però restate nella città di Gerusalemme fino a quando Dio vi riempirà con la sua forza” (Lc. 24,49).

È la forza (lo Spirito!) che aveva investito Gesù nel battesimo al Giordano e gli aveva dato il coraggio di iniziare la sua missione di Messia pubblicamente (Lc. 3,22); è la forza che aveva spinto Gesù nel deserto (in un solo versetto lo Spirito Santo viene menzionato due volte: Lc. 4,1) e lo aveva sostenuto nel superare le tentazioni del Maligno; è la forza che lo aveva accompagnato nella sua missione in Galilea (Lc. 4, 14) e di cui aveva dichiarato di essere investito, nella sinagoga di Nazaret: “Il Signore ha mandato lo Spirito su di me …” (Lc. 4, 18). E potremmo continuare ancora a lungo l’elenco delle citazioni.

L’invito a non mancare all’appuntamento diocesano è rafforzato dalla consapevolezza di alcune preziose indicazioni che provo a condividere con voi.

La prima. Vivremo la celebrazione in un clima di preghiera: lo Spirito Santo non scende là dove non è atteso, pregato, invocato… (Gesù nel Giordano, prima di ricevere il Battesimo da Giovanni il Battista, prega; gli Apostoli e i credenti uniti nel cenacolo, con Maria, si ritrovano regolarmente per la preghie- ra; dopo che Pietro e Giovanni hanno terminato la preghiera, il luogo nel quale erano radunati tremò…; Paolo, dopo aver battezzato una dozzina di discepoli a Efeso, impone loro le mani e tutti ricevono lo Spirito Santo…).

La seconda indicazione: lo Spirito è luce. Gli Apostoli avevano sentito Gesù promettere lo Spirito, che avrebbe fatto ricordare loro tante cose e li avrebbe condotti alla verità tutta intera, aiutandoli a capire meglio tanti suoi insegnamenti.

Ebbene la Pentecoste è l’illuminazione folgorante che chiarisce il mistero legato a Gesù: la sua predicazione, la sua passione, morte e resurrezione.

Si aprono i loro occhi e comprendono chi è veramente Gesù: il Risorto, il Signore che siede alla destra di Dio. Capiscono anche più in profondità il progetto del Maestro su di loro, perché li ha scelti, chiamati, amati e che, ora, li invia come testimoni.

Anche noi dobbiamo tornare a “illuminare”, con la forza dello Spirito, l’essere suoi testimoni gioiosi.

La terza indicazione ce la offre Papa Francesco: “Lo Spirito ci fa entrare in una nuova dinamica di fraternità. Mediante il Fratello universale, che è Gesù, possiamo relazionarci agli altri in modo nuovo, non più come orfani, ma come figli dello stesso Padre buono e misericordioso. E questo cambia tutto!

Possiamo guardarci come fratelli, e le nostre differenze non fanno che moltiplicare la gioia e la meraviglia di appartenere a quest’unica paternità e fraternità” (Omelia di Pentecoste del 2016).

La presenza di ciascuno sarà gioia per tutti… non si può proprio mancare!

Don Marco Daniele

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