Torniamo ai voti coi numeri

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Di Davide Bianchi

Sono ormai anni, se non addirittura decenni, che i governi che si susseguono alla guida del nostro Paese promettono riforme strutturali e profonde al sistema scolastico nazionale, senza in realtà mai attuare un’oggettiva riconfigurazione dell’assetto dalla pubblica formazione. Anzi, più che riforme strutturali e profonde, magari dettate da criteri di trasparenza, efficienza e semplificazione, si dovrebbe parlare di un annacquato e sterile riformismo che porta spesso a una destrutturazione di senso e a uno sprofondamento della funzione e della figura del docente verso fosse delle quali le acque sono quasi volutamente torbide e limacciose. Mi riferisco ad esempio a ciò che ha coinvolto la scuola primaria con la riforma del sistema di valutazione attuato a decorrere dall’anno scolastico 2020/21, in cui sono stati introdotti i livelli di apprendimento nella valutazione degli obiettivi nelle singole discipline: avanzato, intermedio, base, in via di prima acquisizione. Questi cinque livelli, seppur presenti in maniera plurale a indicare il coefficiente di raggiungimento di più obiettivi nell’economia di una stessa disciplina, risultano spesso, soprattutto agli occhi dei genitori, poco chiari e mettono noi docenti in difficoltà nel decretare una valutazione più specifica, oggettiva e precisa. L’aver spalmato su cinque voci un intero arco numerico, che va da quattro a dieci, ha reso impossibile e impraticabile un’efficace valutazione, obbligandoci non solo a nascondere sotto il tappeto di un ipocrita e cinico buonismo quella che può essere la differenza tra una piena insufficienza, una lieve e una invece grave, ma ci ha impedito anche di fare altro. Di lavorare su quegli indici matematici che ci consentivano di certificare come un bambino avesse nel primo quadrimestre progredito, o anche regredito, poi nel secondo con uno scarto di un punto (da 6 a 7, da 7 a 8, da 9 a 8, etc.). Con i cinque livelli, basati su uno standard di omogeneità e uniformità di punti e mezzi punti, ciò è diventato impossibile. Così come valorizzare le eccellenze: ora chi raggiunge una valutazione paragonabile a un 9 viene inserito automaticamente nella fascia di livello più alta insieme a chi per esempio avrebbe un 10. Da quest’anno si cambierà ancora e ritorneranno i giudizi sintetici (ottimo, buono, discreto, sufficiente, insufficiente, gravemente insufficiente): è sicuramente un passo avanti, ma la valutazione numerica è l’unica in grado di garantire oggettività e piena trasparenza.

biadav@libero.it

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