Disastri climatici e io pago!

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Di Cesare Raviolo

Nel 2022 i Paesi dell’Unione Europea hanno registrato perdite economiche dovute a eventi climatici estremi che, secondo l’Agenzia europea per l’ambiente (Eea), ammonterebbero a circa 52,3 miliardi di euro, di cui il 78% legato a fenomeni climatologici (40,9 miliardi). Le cause sono raggruppabili in tre categorie: fenomeni atmosferici (tempeste, fulmini), ciclo dell’acqua (inondazioni), eventi connessi ad aspetti climatologici (ondate di calore o di freddo). Il Paese con le perdite economiche maggiori tra il 2002 e il 2022 è risultata la Slovenia con perdite pro capite di 3.425 euro, seguita da Lussemburgo (2.700), Germania (2.065) e Spagna (1.977). L’Italia figura al 6° posto, con 1918 euro. Poco meno di un quinto (19,5%) dei danni provocati nei Paesi UE da fenomeni estremi è stato coperto dalle assicurazioni, ma in misura diversa da Paese a Paese: 61% in Danimarca, 50% in Lussemburgo e 39% in Olanda. I valori minori riguardano Romania (1%), Cipro e Bulgaria (2%). In Italia, Spagna, Ungheria e Lettonia la copertura di tipo assicurativo è risultata intorno al 5%. Gli eventi dovuti a calamità naturali comportano due tipi di perdite: da un lato le spese sostenute dallo Stato per contribuire a coprire più o meno parzialmente i danni subiti, dall’altro le perdite di stabilità delle comunità interessate dai fenomeni. Ad esempio, nel caso dell’alluvione che, nel 2023, ha coinvolto l’Emilia-Romagna, i danni stimati dalla Regione ammontano a 9 miliardi di euro, di cui 1,8 per interventi di emergenza per la sicurezza (riparazione degli argini e delle strade); 2,1 per i danni dei privati; 1,2 per quelli a imprese industriali e commerciali e 1,1 per quelli del settore agricolo. Nonostante ciò, al di là delle solite promesse che politici nazionali e amministratori locali immancabilmente formulano dopo ogni evento, ad oggi, l’Italia non dispone di una politica che, partendo dalla realizzazione di un corretto assetto idrogeologico del territorio, sappia prevenire in tutto o in parte i disastri dovuti al clima. Il vantaggio sarebbe duplice. Da una parte, verrebbero meno le cause delle perdite, dall’altra fornirebbe un importante sostegno alla domanda globale e, quindi, al reddito nazionale, attraverso gli investimenti nelle opere pubbliche necessarie per prevenire i danni causati dagli eventi calamitosi. Sarà il caso di prendere finalmente sul serio gli appelli del Papa – la sua enciclica Laudato si’ è del 2015! – per la cura della casa comune?

raviolocesare@gmail.com

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