Una preside che parla chiaro

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DI SILVIA MALASPINA

Cara la mia Tina Gesmundo, dirigente scolastica del liceo “Salvemini” di Bari, ti scrivo per esprimerti il mio vivo apprezzamento per il discorso che hai tenuto alle famiglie durante l’Open Day del tuo istituto. Ti sei espressa con parole scomode e soprattutto anti promozionali («la scuola non è un detersivo da pubblicizzare)», sottolineando che ci si iscrive a un istituto superiore per studiare e non per dedicarsi ad attività impattanti esteriormente, ma povere di sostanza. Hai con fermezza affermato che la causa del malessere dei giovani, che spesso si rendono colpevoli di atti di bullismo nei confronti dei coetanei, o addirittura dei professori, è di «voi genitori che sovrapponete i vostri desiderata alle vite dei vostri figli ed educate a coltivare solo il mito del successo e del denaro». Hai poi denunciato che talvolta ricevi pressioni, non solo da parte dei genitori, per riservare trattamenti di favore a determinanti studenti della “Bari bene” e hai concluso con uno stigma pregnante: «Ascoltate i vostri figli, insegnate la cura, non a coltivare sogni di gloria e ricchezza». Cara la mia Tina, capisco bene la tua denuncia, che mi ha dato la possibilità di riflettere su come siano cambiate le modalità con le quali i genitori, e di conseguenza gli studenti, si approcciano alla scuola: quando ero studentessa di liceo, le mie timide giustificazioni per un brutto voto o le mie accese recriminazioni per l’atteggiamento più accomodante che qualche professore aveva, a mio avviso, verso alcuni miei compagni (i “figli di” esistono a ogni latitudine!) venivano troncate da un brusco e inappellabile: «Non voglio sapere niente. I professori hanno sempre ragione». Da madre sono incappata in alcuni di questi déjà vu, ma l’abisso rispetto ai “miei tempi” è che si sono verificate deprecabili manifestazioni di ingerenze e atteggiamenti aggressivi, per fortuna solo verbalmente, da parte di alcuni genitori nei confronti di qualche insegnante, reo di aver appioppato un 4 a ragazzi risultati impreparati. Cara Tina, io distribuirei un volantino con il tuo discorso in tutte le scuole: come la mia generazione ha completato il percorso scolastico e non pare aver riportato danni permanenti, così è auspicabile che i ragazzi riscoprano la fatica dello studio e la conseguente soddisfazione che deriva dall’impegno e dal sacrificio. Capisco che tutto ciò per molti genitori miei coetanei passi come un’inutile punizione inferta alle povere anime angeliche dei figli, ai quali vorrebbero risparmiare ogni fatica e delusione. Ma potrà la vita fare la stessa cosa?

silviamalaspina@libero.it

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