Pernigotti: la fabbrica è morta?

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Lavoro. Nessun rinnovo della cassa integrazione per i dipendenti dell’azienda di Novi Ligure. La Proprietà nell’ultimo anno non ha fatto investimenti

di Luca Lovelli

Niente rinnovo della cassa integrazione per i dipendenti della Pernigotti di Novi Ligure. Lo ha stabilito il Ministero del Lavoro, che in una videoconferenza avvenuta venerdì scorso con i rappresentanti di proprietà e i sindacati ha deciso di non procedere ai nuovi ammortizzatori sociali. La decisione, in realtà, era attesa, a fronte degli investimenti non effettuati dai Toksoz nell’ultimo anno nonostante le tante promesse.

Le parti sono state convocate due volte: ieri, 6 luglio (mentre il giornale era in stampa, n.d.r.) dal Ministero dello Sviluppo economico e nuovamente l’11 luglio dal Ministero del Lavoro.

Entro questa data i turchi dovranno presentare un piano industriale realistico per convincere Roma a concedere la cassa. Una possibilità che appare ormai, decisamente, remota. I lavoratori, intanto, sono in ferie forzate dal 1° luglio, cioè dal primo giorno dalla cessazione della cassa.

«I dipendenti sono in ferie fino a lunedì 11. – commenta Tiziano Crocco, segretario provinciale Uila Uil – Se c’è qualcuno che non ne ha maturate abbastanza e dovrà rientrare, a quel punto sarà a carico dell’azienda al 100%. Se il Ministero dovesse concedere la cassa, la retrodaterebbe al 1° luglio. Alle condizioni attuali, però, sicuramente non arriverà». L’azienda ha quindi pochi giorni di tempo per presentare un documento credibile e convincere il Ministero.

«Perché mai dovrebbero concedere nuovi ammortizzatori, se la proprietà negli ultimi anni non ha investito nulla di quanto promesso? Se dovessero rinnovare, ma senza prospettive, tra qualche mese saremo di nuovo qui a parlare delle stesse cose. – prosegue Crocco – Il Ministero non può creare un precedente con la Pernigotti, altrimenti tutte le altre realtà in difficoltà gli salterebbero addosso. Tutti, a quel punto, si sentirebbero in diritto di non mettere soldi e utilizzare risorse pubbliche per pagare gli operai». Dopo una prima riunione con i lavoratori che si è svolta lunedì 4 luglio, un secondo incontro è stato fissato per il 12. «Non ci sono ordini, la fabbrica è morta. – conclude Crocco – Siamo esattamente allo stesso punto di quattro anni fa».

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