Pernigotti: a Roma si decide il futuro

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Fissato al 30 marzo l’incontro con il Ministero dello Sviluppo Economico per la vertenza aziendale

NOVI LIGURE – È arrivata la data di convocazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico per un incontro urgente sulla situazione critica della Pernigotti.

Il tavolo sulla vertenza è stato fissato per il 30 marzo a Roma.

Una data cruciale per il futuro del- la storica realtà dolciaria novese caduta in disgrazia dopo l’arrivo della famiglia turca dei Toksoz in cabina di comando.

L’invito è giunto in risporta alla lettera inviata dall’assessore regionale al Lavoro, Elena Chiorino, ai ministri Andrea Orlando e Giancarlo Giorgetti. «Un atteggiamento vago da parte dell’azienda non è più tollerabile. – sottolinea – Ai lavoratori posso garantire che non abbasserò mai la guardia e che farò il possibile affinché la Pernigotti possa tornare a essere quell’eccellenza che è sempre stata, anche grazie alle persone che lavorano con passione e professionalità nel- lo stabilimento di Novi».

La data della riunione cade esattamente tre mesi prima della scadenza della cassa integrazione per i dipendenti, che dal primo luglio si troveranno senza aiuti dagli ammortizzatori sociali. «Sono molto preoccupata dall’imminente scadenza della cassa ed ecco perché ho ritenuto necessario sollecitare i ministeri. – prosegue Chiorino – La Pernigotti rappresenta un marchio storico dell’industria dolciaria italiana e, nel novembre scorso, l’azienda, proprio in sede ministeriale, si era impegnata ad attuare un piano di investimenti importante. Ad oggi la situazione è preoccupante. Ecco perché urge un monitoraggio strettissimo e a tutti i livelli istituzionali». E proprio 4 mesi fa, i Toksoz avevano parlato anche di possibili nuovi investitori pronti a entrare in società. Parole che si sono rivelate del tutto vane.

L’ennesima promessa non mantenuta da parte di una proprietà che nel piano industriale, mai attuato, aveva previsto investimenti in città per 2 milioni e 800 mila euro ai quali se ne sarebbero poi aggiunti 750 mila per un nuovo macchinario adibito agli stampi delle tavolette di cioccolato e altri ancora per l’efficientamento energetico della fabbrica. Al di là di due macchine temperatrici, nulla di tutto ciò che era sulla carta è stato rispettato.

Al momento, il desolante scenario dello stabilimento locale vede la cassa a rotazione, la produzione quasi azzerata e un reparto commerciale completamente fermo.

Condizioni nelle quali è del tutto impossibile fare impresa.

Il 30 marzo si capirà se il conto alla rovescia verso giugno rappresenterà un momento di svolta oppure solamente il capitolo conclusivo di una crisi che dura da troppo tempo.

Luca Lovelli

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