L’ex Ilva rifiuta la cassa integrazione

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Rappresentanze sindacali contrarie alla proposta perchè la produzione negli ultimi mesi è cresciuta

NOVI LIGURE – È stata rispedita al mittente la richiesta di cassa integrazione ordinaria avanzata da “Acciaierie d’Italia” per i dipendenti dello stabilimento ex Ilva novese. Lo scorso 1° giugno, l’azienda ha inviato una lettera alle rappresentanze sindacali provinciali nella quale si chiedeva l’avvio di un ulteriore percorso di 13 settimane successivo alla conclusione della cassa Covid, ora non più utilizzabile, attualmente in essere fi-no al 27 giugno. «A breve avremo un incontro con loro – spiega Salvatore Pafundi, segretario generale Fim-Cisl Alessandria-Asti – e in attesa di spiegazioni più dettaglia-te, non vediamo al momento la necessità dell’apertura di una cassa.

La produzione è cresciuta negli ultimi mesi e ora è costante.

Abbiamo respinto la loro richiesta soprattutto per questa ragione». A inizio anno, la proprietà aveva prefissato per il sito locale un obiettivo di produzione media mensile pari a circa 90.000 tonnellate di acciaio e finora è stato mantenuto.

«Siamo perfettamente in linea con quelle cifre – commenta Federico Porrata, delegato rsu Fiom-Cgil – e abbiamo avuto anche picchi superiori alle 100.000 tonnellate.

Nel nostro stabilimento si stanno producendo nel 2021 medie mensili che determinano il ricorso allo straordinario, nonostante la presenza degli ammortizzatori sociali.

La situazione giustificherebbe anzi l’ingresso di nuove persone in fabbrica oltre alle 515 attualmente presenti a rotazione sulle 648 totali sotto contratto. Servono rimpiazzi soprattutto in un momento come questo, in cui è in corso la programmazione delle ferie. Nel caso non si trovasse un accordo sulla cassa, l’azienda potrebbe comunque decidere di farla partire ugualmente». Le parti sociali attendono poi risposta in merito alla corresponsione, a titolo di una tantum, del 3% della retribuzione lorda annua fissa a tutti i dipendenti del colosso siderurgico su scala nazionale prevista per il 12 luglio.

Sul fronte locale, nella nota congiunta firmata dalle parti sociali, è evidenziata una «mancanza di investimenti e manutenzioni necessarie per la sicurezza denunciate da tempo e procrastinate da parte dell’azienda».

Luca Lovelli

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