Da Oriolo a Pioltello e a Barbiana

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Denatalità e scuole che chiudono? Occorre ripartire da qui: da storie virtuose e da esempi che hanno anche creato scandalo, come nel caso di don Milani

di PIERANGELA FIORANI

Il titolo è Ripartire da qui. Il libro nasce dal viaggio di alcuni scrittori in luoghi del nostro Paese che meritano di essere ricordati e dunque raccontati o riraccontati perché possono essere (lo sono, anzi, certamente) esempi da cui ripartire per ragionare e poi agire su temi e problemi attualissimi.

In quelle pagine si parla della Gorizia di Franco Basaglia, lo psichiatra che lavorò alla legge per la chiusura dei manicomi. E si visita il quartiere di Matera che servì a portare fuori dai sassi gli ultimi degli ultimi della città lucana. E poi c’è la Ivrea di Camillo e Adriano Olivetti, con la cittàfabbrica, dove era forte la cultura del welfare aziendale destinato a rendere più facile la vita ai dipendenti e alle loro famiglie.

Non poteva mancare una sosta a Barbiana, il paesino sperduto d’Appennino dove sorse la scuola di don Milani, che tanto scandalo diede negli anni tra la fine dei ’50 e gli inizi dei ’60 del Novecento per l’accoglienza e l’impostazione educativa che la contraddistinse e di cui ancora si discute. Dispute a non finire, scandalo, proprio come succede oggi per la scuola di Pioltello che ha stabilito un giorno di vacanza per la festività legata a fine Ramadan. A dimostrazione che tante volte non sappiamo trarre dalla storia lezioni utili per il futuro e ancor meno per il già complesso presente.

Fuori dalle aule dell’istituto del paese a due passi da Milano che accolgono tra gli alunni quasi 50% di ragazzi e ragazze delle più svariate provenienze e nazionalità, fa scandalo dunque la decisione di contemplare nel calendario delle vacanze – grazie alla possibilità offerta dall’autonomia scolastica – anche il 10 aprile, data in cui cade quest’anno la festa di che conclude il mese di Ramadan. Il Consiglio d’Istituto lo stabilì a inizio dell’anno scolastico, quindi ormai molti mesi fa. E la scelta fu dettata anche dal fatto che nel 2023 le aule si erano svuotate a metà in occasione della festività celebrata da molte famiglie di religione islamica.

Proprio in questi giorni, dopo che la notizia è stata divulgata da chi era già intenzionato a fare polemiche, si è gridato dunque allo scandalo. Si è scatenata la bagarre politica.

Il ministro Valditara ha provato a far ritirare la decisione. Non è servito neppure l’intervento con tanto di lettera di elogio per l’iniziativa da parte del presidente Mattarella a fermare chi grida all’indecenza.

È così inopportuno rispettare la pluralità di idee e di religioni in quello che è per eccellenza il luogo della conoscenza, del rispetto per l’altro, della libera circolazione delle idee anche religiose, insomma a scuola? Non è più “scandaloso” scoprire che, a causa di quello che viene chiamato inverno demografico – espressione che comunica subito tristezza e sfiducia nel futuro – vengono chiuse tante scuole che magari restano solitari presìdi per quartieri e paesi svuotati di negozi, edicole, farmacie, ambulatori medici e più di qualche volta anche di oratori e della presenza di un parroco?

La scuola resta talvolta unico spazio di incontro aperto alla comunità, prezioso anche quando si trova accanto a case per anziani con cui i più giovani riescono a creare un dialogo per far sentire un po’ meno soli coloro che affrontano gli ultimi anni della vita lontani da figli, amici, parenti e dalle più rassicuranti pareti di un’abitazione lasciata sempre a malincuore. Insomma, scuole come sentinelle preziose sul territorio.

Da qualche tempo leggiamo sui nostri giornali locali la vicenda della elementare (pardon, primaria: oggi si dice così) di Oriolo, frazione di Voghera, dove il numero degli alunni iscritti per l’anno scolastico 2024-25 non permette – a quanto pare di tenere aperta la struttura. Per i bambini si prospetta un’esperienza da pendolari in cerca di un nuovo istituto che li accolga. Non si sa se raccolte di firme e interventi di politici e amministratori potranno fermare il corso delle cose.

Anche i numeri più in generale non lasciano ben sperare: nella provincia di Pavia negli ultimi due anni si contano 534 iscrizioni in meno per le scuole d’infanzia e le primarie. Non è un caso isolato. In Italia la diminuzione delle nascite rispetto al 2022 è di 14 mila unità. E dal 2008, ultimo anno in cui si è registrato un aumento delle nascite sul suolo italiano, il calo è di 197 mila unità (-34,2%).

Una débâcle che non lascia intravedere inversioni di tendenza se non grazie all’arrivo di bambini dal resto del mondo. Per loro si discute ora di contenerne il numero entro il 20% come presenza nelle singole scuole (per non dover festeggiare Ramadan?). Si creeranno così nuovi disagi a meno che questo dato, con una forma di pendolarismo obbligata, settaria e difficile da gestire da parte di genitori ancor più in difficoltà rispetto a coloro che sono più radicati nei territori, non rimescoli un po’ le cose e offra una effimera, precaria possibilità di tenere in vita scuole che altrimenti chiuderebbero.

Ma è davvero questa la strada che ci accontenteremo di percorrere? Non è necessario invece uscire, fare un viaggio – anche fisico se serve – in quei luoghi che sono stati in qualche modo “rivoluzionari” e che possono suggerire nuove vie da intraprendere e sperimentare?

Ripartire da qui, come propone il titolo del libro che è in questi giorni in libreria per la casa editrice Low. Ripartire, anzi, da lì, dal riguardare e rileggere storie virtuose, anche da esempi che hanno creato scandalo.

Come la piccola grande scuola di don Lorenzo nell’Appennino toscano, in quella minuscola frazione di Vicchio (Firenze) che anche oggi invita a impegnarsi per superare i più arditi steccati.

pierangelafiorani@gmail.com

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