Le rampolle riciclano

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di Silvia Malaspina e Carolina Mangiarotti

La vita di ciascuno di noi è scandita da ricorrenze che, se considerate solo dall’esterno e non vissute in prima persona, possono apparire insensate esagerazioni, degne di feroci critiche. Il diciottesimo compleanno rientra in questa categoria: per noi l’anno cruciale è stato il 2022, catapultate già da subito nell’evento, ricorrendo il fausto genetliaco il 12 febbraio. L’organizzazione fu assai articolata, la scelta della location arrivò dopo lunghe esplorazioni sia sul web sia dal vivo e l’approntamento dell’outfit per la festeggiata (rigorosamente abito lungo da sera) comportò affannose ricerche di mercato a caccia del migliore rapporto qualità/prezzo. Quando al padre pagante fu presentato il conto totale, l’unica frase che questi, impallidito, riuscì a sibilare, fu: «Va bene, ma promettimi che non ti sposerai. Anche tra 10 anni dovrò ancora ammortizzare l’esborso per il diciottesimo!» Da lì in poi i mesi a seguire furono caratterizzati da un continuo tourbillon di feste poiché, a turno, tutti gli invitati suddetti tagliarono il traguardo della maggiore età. Con l’arrivo del 2023 la parte della famiglia maggiorenne da parecchi decenni si illuse di aver terminato gli investimenti per regali e agghindamenti vari, poiché una legge non scritta, ma ferrea, prevede che, se Kate Middleton può indossare due volte il medesimo abito, le rampolle di provincia non possano riciclare uno stesso vestito in due diciottesimi, invece… ecco iniziare le feste degli amici più giovani e dei compagni di scuola anticipatori. E siccome al peggio non c’è mai fine, i diciottesimi del 2023 hanno introdotto la terribile novità del dress code, una follia che permette al neo maggiorenne di avere una festa nella palette cromatica più gradita. «Sono rovinata: ho due diciottesimi, uno dress code blu o champagne (ma non si poteva dire beige?) e uno che impone un generico “abito colorato”. Ho tutti vestiti neri: dobbiamo andare al centro commerciale.» «Ma non è possibile, pure il dress code! Una complicazione inutile! Non puoi accordarti con le tue amiche e ignorare l’imposizione?» «Non si può: le festeggiate si offenderebbero! C’è scritto anche sull’invito! No, no, bisogna adeguarsi.» Raggiunta la consueta meta del girone dantesco del fast fashion, inizia l’affannosa ricerca: «Per carità! Il rosso mi ingrossa! Il verde no, sembro reduce da un virus gastrointestinale! È inutile: noi bionde stiamo bene solo con il nero e con il blu!» «Il blu è un colore, nessuno può negarlo! Se compriamo quest’abito blu, lo puoi indossare al diciottesimo blu/beige con le décolleté rosa pallido e al diciottesimo colorato con quelle color oro. Che ne dici? Due piccioni con una fava!» «Geniale! Si può fare: le due festeggiate non si conoscono e uno dei due compleanni è a Milano, quindi, per questa volta, posso riciclare il vestito.»

silviamalaspina@libero.it

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