“Fate figli, se potete”

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di Silvia Malaspina

Un noto quotidiano ha così intitolato un articolo, nel quale si faceva riferimento all’intervento di Papa Francesco agli Stati Generali della Natalità, dove ha affermato che «senza natalità non c’è futuro. Se le famiglie ripartono, tutto riparte».

In quest’occasione il Pontefice si è schierato a favore dell’assegno unico e universale che dovrebbe entrare in vigore dal prossimo mese di luglio a beneficio delle famiglie con prole. Lodevole e dovuta iniziativa, che mi ha però fatto riflettere su un aspetto poco indagato e ancor meno conosciuto del panorama femminile: le donne che non hanno avuto figli. Le aspettative che la società riversa sulle esponenti del gentil sesso prevedono tappe rigide e obbligate: raggiungimento del titolo di studio, lavoro, accalappiamento dell’anima gemella, matrimonio, procreazione. Chi si sottrae anche solo a uno degli step di questo iter viene, nella migliore delle ipotesi, considerata un’outsider. Se una donna si appropinqua alla boa dei 30 anni ed è ancora single, viene incalzata dalle ingerenze, sotto le mentite spoglie di gentile interessamento, di parenti e conoscenti: «Ti sposi? Quando ti sposi?». Per proseguire, al rientro dalla luna di miele, con il tormentone: «Novità in vista? Bambini niente? Ma non ne volete?». Personalmente sono stata anche assediata da una terza tipologia di interrogatorio: «Perché non fai un altro figlio?». Si evince con chiarezza che siamo quindi costantemente costrette a coltivare la virtù della pazienza, per non spedire questi solerti individui in quel famoso paese dove non è richiesto il pass vaccinale!

La domanda che invece ci si dovrebbe porre, prima di parlare a vanvera, è: una donna che non ha figli è una donna a metà? È solo un’egoista votata alla carriera e al proprio benessere? È una donna incapace di amare?

Le motivazioni per cui un numero crescente di donne non ha figli sono eterogenee, personali e profonde, spesso tragicamente sofferte, ma l’idea che la massima felicità per una donna e la sua realizzazione dipendano dalla maternità è molto radicata, ragion per cui non si riesce a concepire che possa esistere femminilità senza maternità.

Dove incaselleremo quindi le tante donne che si dedicano agli altri con amore e abnegazione, pur non avendo partorito? Le missionarie, ad esempio, sia religiose, sia laiche; le scienziate che spesso sacrificano il proprio privato per brevettare congegni che migliorino la vita di tutti noi; le insegnanti; le volontarie che assistono minori in difficoltà e via discorrendo.

Una delle figure materne che ricordo con limpidezza, nonostante siano trascorsi davvero molti anni, è suor Letizia De Ponti: nell’orfanatrofio “San Giuseppe” di Tortona fu mamma amorevole di tanti bambini… e avrebbe mutato il titolo di quell’articolo in: “Amate, se potete”.

silviamalaspina@libero.it

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