«Smettere di bere si può. Io ci sono riuscito»

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Abuso di alcol. Una piaga sociale che può essere debellata grazie all’aiuto degli altri. Nel mese dedicato alla prevenzione alcologica, Marco, fondatore del gruppo Alcolisti Anonimi tortonese, ci racconta la sua esperienza

Di Daniela Catalano

Aprile è il mese dedicato alla prevenzione alcologica per sensibilizzare la popolazione sui rischi derivanti dall’abuso di alcol e il prossimo 18 aprile si terrà l’“Alcohol Prevention Day”, organizzato dall’Osservatorio Nazionale Alcol Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto della Sanità.

A Tortona, venerdì scorso, nella sala polifunzionale “Mons. Remotti” si è svolto l’incontro sul tema “Alcol: un problema che riguarda tutta la famiglia”, nell’ambito di un percorso d’informazione organizzato dal Comune in collaborazione con Asl Alessandria, Cisa e Consulta Associazioni di Volontariato. Dopo i saluti del sindaco Federico Chiodi, sono intervenuti la dottoressa Daniela Cipolla del Sert dell’Asl di Alessandria, il capitano dei Carabinieri Domenico Lavigna e i rappresentanti della Croce Rossa Italiana – Comitato di Tortona e della Confraternita Misericordia Tortona. Erano presenti anche le società sportive del territorio. Alcuni membri degli Alcolisti Anonimi e dei familiari di Al.Anon hanno raccontato le loro esperienze. Ha moderato la serata il comandante della Polizia municipale Orazio Di Stefano.

L’abuso dell’alcol è un tema scottante, perché il numero di chi ne consuma in quantità eccessiva in Italia resta sempre alto. Sono circa 7,7 milioni i consumatori di cui 1.370.000 sono ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 25 anni, con un preoccupante aumento della frequenza delle consumatrici minorenni. In crescita anche il numero delle donne, di cui molte anziane. Inoltre, sono più di 786.000 i binge drinkers tra gli 11 e i 25 anni, ovvero coloro che hanno l’abitudine di assumere parecchie unità di alcol al di fuori dei pasti e in un ridotto lasso di tempo. Bere alcol in giovanissima età, quando il cervello deve ancora maturare la corteccia prefrontale e la capacità cognitiva razionale, può comportare danni irreversibili.

Per affrontare il problema, in Italia sono presenti da anni l’associazione A.A. (Alcolisti Anonimi) e quella dei gruppi familiari AlAnon. Dal 2005 il gruppo Alcolisti Anonimi è presente anche a Tortona, il primo in provincia di Alessandria, fondato da Marco, ex alcolista che da quasi vent’anni è impegnato in prima linea in questa lotta.

Dopo la serata di venerdì nella quale, insieme ad altre persone del gruppo, ha portato la sua testimonianza, Marco ha raccontato anche al nostro settimanale la sua storia e quella dell’associazione che ha la sede in via Pernigotti e gode del sostegno del Comune di Tortona. Poco tempo fa, nel mese di febbraio, anche Mons. Guido Marini ha partecipato a una riunione del gruppo e ha conosciuto i membri. Marco ricorda ancora con grande emozione e gioia quella sera, perché è stata un’occasione importante per far conoscere al vescovo l’attività svolta e per ribadire come nel Dna associativo è molto forte l’appello a Dio e alla fede, elementi fondamentali nel cammino di rinascita personale. Alcolisti Anonimi, infatti, vede la luce in America nel 1935 per opera di Bob Smith e Bill Wilson, un medico e un agente di borsa, entrambi alcolisti. Il primo, in preda alla disperazione perché voleva smettere di bere, un giorno si rivolge per caso a un prete che lo mette in contatto con il secondo con problemi simili ai suoi. Insieme si sono accorti che potevano rimanere astemi aiutandosi reciprocamente.

Un alcolista che ha smesso di bere, infatti, ha una grandissima capacità di aiutare un altro che ancora beve; gli indica la via per uscire dal problema e nel contempo mantiene e consolida la propria sobrietà. L’associazione americana ha poi messo a punto un metodo di recupero basato su “Dodici passi (o tappe)”, i cui princìpi ispiratori sono tratti dalla medicina, dalla psicologia e dalla religione. Nel 1939, con la pubblicazione della prima edizione del libro Alcolisti Anonimi, che ha dato il nome all’associazione, per la prima volta l’alcolismo viene trattato dal punto di vista di chi consuma alcol. Oggi Alcolisti Anonimi è presente in oltre 160 Paesi e in tutti i continenti con più di 100.000 gruppi di autoaiuto e milioni di alcolisti recuperati. «I 12 passi – ha spiegato Marco – sono per il recupero personale, e a questi si aggiungono le 12 tradizioni che sono le regole di comportamento per il buon funzionamento dell’associazione e rappresentano anche un modo sobrio di vivere in società che coinvolge i valori importanti della vita nel pieno rispetto degli altri».

«Ognuno di noi – ha proseguito – quando inizia il percorso ha una persona accanto chiamata “sponsor” che in realtà è l’amico, il confidente, che ti segue da vicino. Il gruppo è una rete di aiuto e in esso nessuno ti giudica e ciascuno si sente accolto. Chi entra nel gruppo può farlo per vari motivi, come l’essere abbandonato dalla famiglia o per qualche problema particolare come la sospensione della patente. Nessuno è obbligato a parlare ma, di solito, sentendo gli altri lo fa spontaneamente perché non è giudicato». Nel 1956 l’alcolismo è stato definito come una malattia progressiva, irreversibile e mortale poi trasformato in un disturbo comportamentale, da cui si può “guarire” solo per scelta personale. «Bisogna decidere di non bere – ha detto Marco – e per farlo è necessario essere aiutati. Tra di noi non si dice mai “non berrò più” ma “non berrò oggi”. Occorre fare un passo per volta e non essere mai soli».

«Io ho iniziato a bere quando ero poco più che un adolescente – ci ha confidato – perché i miei avevano divorziato e io vivevo con i miei nonni. Anche dopo il matrimonio ho continuato a ubriacarmi. Quando sono rimasto solo e senza lavoro, ero ormai sicuro di morire. Un giorno mi sono ritrovato davanti a una persona che in modo abbastanza risoluto mi ha affrontato, provocandomi e dicendomi che lui prima di allora beveva più di me ed era riuscito a smettere. Mi ha invitato a partecipare alla riunione del gruppo di Voghera. Ho accettato e sono arrivato là che ero ubriaco perso. Era il 1990 quando ho iniziato a frequentare il gruppo di Voghera, che poi ha chiuso, e io ho cominciato a rivedere la luce». Qualche anno dopo, è proprio Marco che apre il gruppo di Tortona, perché vuole aiutare gli altri e oggi sono in tanti a rivolgersi a lui, soprattutto giovani. Gli alcolisti anonimi si recano anche nelle scuole e nelle carceri per fare informazione e s’impegnano a diffondere la cultura della prevenzione. Nessuno, infatti, può considerarsi fuori pericolo: l’alcol è un nemico subdolo che può colpire chiunque. Solo chi lo ha conosciuto da vicino e l’ha combattuto, può capire e tendere una mano per donare un’ancora di salvataggio. Gli Alcolisti Anonimi insieme agli Al-Anon si trovano ogni settimana al martedì sera e possono essere contattati telefonicamente in qualunque momento (cell. 334 6196379).

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