San Giuseppe Oriol

Visualizzazioni: 145

Di Daniela Catalano

Questa settimana andiamo in Spagna a conoscere san Giuseppe Oriol (Josep Oriol i Bogunyà), un santo vissuto nel ’600, canonizzato da Papa Pio X nel 1909 e ricordato il 23 marzo. Nasce a Barcellona il 23 novembre 1650 in una famiglia povera e perde il padre a 6 mesi. La madre si risposa con un calzolaio che lo affida al curato della sua parrocchia per dargli un’educazione cristiana. Giuseppe impara a fare il sagrestano e trascorre molte ore in preghiera vicino a Gesù. Alla morte del patrigno, rimane per tredici anni con la sua balia e, grazie ad alcuni benefattori, frequenta l’università di Barcellona, dove a 23 anni vince un dottorato in teologia. Intanto studia teologia morale ed ebraico e nel 1676 è ordinato sacerdote. Per aiutare la madre, inizia a lavorare come tutore dei figli di una ricca famiglia, ma nel 1677 accade un fatto che gli cambia la vita. Mentre sta per servirsi da uno piatto colmo di cibo, sente la sua mano trattenuta da una forza potente e interpreta quella strana sensazione di paralisi come un ammonimento divino a non inseguire un’esistenza comoda. Da quel momento Giuseppe inizia a mangiare solo pane nero e acqua, aggiungendo erbe selvatiche e una sardina a Natale e Pasqua. Nel 1686 parte a piedi per recarsi sulle tombe degli apostoli a Roma, dove Papa Innocenzo XI gli affida la cura della chiesa di S. Maria dei Re a Barcellona. Ritorna in Spagna e inizia il suo ministero vivendo asceticamente. Mentre celebra all’altare il suo corpo è trasfigurato e il suo viso diventa luminoso e raggiante. Parla e ascolta tutti e, pur essendo serio, non è mai scontroso, ma sempre allegro. In lui vi è una luce che attira gli altri e li conquista. La cosa più importante per il santo è il ministero nel confessionale al quale dedica ogni minuto libero, ripetendo: «Abbiate vera fiducia di dovervi tutti salvare. Tutti andremo al Cielo, essendo morto a questo fine il nostro divino Redentore». Da molti è stato considerato il precursore del santo Curato d’Ars. Quando sente prossima la fine, chiede di recitare lo Stabat Matere, durante la preghiera, tenendo gli occhi fissi sul crocifisso, esala l’ultimo respiro il 23 marzo 1702, all’età di 52 anni.

cadarita@yahoo.it

Commenti: 0

Il tuo indirizzo mail non sarà reso pubblico. I campi obbligatori sono segnati con *