La “seconda” vita di Rita Ferrari

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Alla soglia dei 96 anni, dopo aver dedicato la vita all’insegnamento di latino e greco, ora dipinge la ceramica e ama tessere con il telaio

TORTONA – Il prossimo 22 giugno Rita Ferrari compirà 96 anni e festeggerà nella sua casa di Tortona con nipoti e pronipoti. Nel frattempo si diletta con la pittura su ceramica o su tela oppure tesse a telaio sciarpe, stole, maglie, copertine per cani, utilizzando lane e cotoni di ogni tipo e colore. E sono tanti i tortonesi che hanno ricevuto in dono una sua creazione o che la vanno a trovare a casa, ricordando con lei gli anni del ginnasio. E pensare che Rita – originaria di Belgirate, a pochi chilometri da Stresa, sul Lago Maggiore da piccola avrebbe voluto fare il fabbro (come il bisnonno o lo zio) o il falegname oppure tessere tappeti persiani. «A scuola mi annoiavo, in compenso amo disegnare da sempre: quando, per permettere a mia sorella maggiore Annamaria di iniziare le superiori, la mia famiglia si è trasferita a Tortona, io sono stata inserita in una terza elementare di sole femmine e scarabocchiavo in continuazione. In più, poi, l’adattamento in questa città non è In breve stato semplice: nel paesino da dove arrivavo si parlava anche l’italiano, qui, invece, prevalentemente il dialetto. Giocavo tanto: ho letteralmente usurato “Stracchinella”, la mia bambola Lenci, a differenza di mia sorella, che era più composta di me. Poi, però, ho frequentato anch’io, come Annamaria, il liceo classico “Varese” e mi sono laureata all’Università Cattolica di Milano». All’inizio la professoressa Ferrari ha insegnato all’istituto “Dante Alighieri” di Tortona, poi per qualche anno è stata alle scuole medie di Castelnuovo Scrivia e di Tortona. Infine, dopo aver insegnato al liceo di Varallo Sesia, è tornata definitivamente a Tortona, dove al liceo classico “Varese” (confluito, anni dopo, nel liceo “Peano”) dal 1971 al 1995 ha istruito generazioni di studenti. «Ho un ricordo bellissimo sia di Giuseppe Pernice sia di Vittorio Gelsomino: sono stati due presidi di tenere in questi anni anche lezioni di latino, telaio e pittura su ceramica, ho parlato della donna come “ambiguo malanno”, attraverso la lettura di testi della letteratura greca per comprendere come le donne fossero escluse dalla vita sociale e politica della città greca e per fare un confronto con la questione femminile oggi». Quando Rita è andata in pensione, si è finalmente dedicata alle sue passioni, iscrivendosi a un corso di telaio a Milano e tuttora dà lezione a Giovanni, instancabile allievo di 79 anni. Molto prima, invece, grazie agli insegnamenti del professor Carlo Pedenovi, docente allo scientifico, pittore e scultore tortonese, Rita aveva affinato la sua arte pittorica: «Lavoravo nel suo laboratorio con il sottofondo musicale di Bach e Mozart. Lui arrivava dietro di me in silenzio, mi diceva di socchiudere gli occhi così da poter vedere meglio i difetti. con cui ho lavorato e collaborato fattivamente, così come con tanti docenti che hanno condiviso con me quest’avventura nel mondo della scuola. Ricordo che soprattutto i genitori degli studenti dei paesi limitrofi nutrivano una particolare considerazione nei miei confronti: mi vedevano come la docente che aveva il compito di “dare un’impronta profonda ed etica” ai loro figli. Ho cercato di essere protettiva coi miei ragazzi e se alcuni erano rimandati a settembre, trovavano in me una persona pronta ad aiutarli durante l’estate, ma pretendevo rispetto: è stata una delle parole che ha accompagnato la mia vita». Tra il latino e il greco, la professoressa Ferrari predilige il secondo che definisce “più intelligente” e, fino a non molto tempo fa dava lezioni private di quella lingua antica, legata ad altrettanta letteratura, filosofia, storia, mitologia e drammaturgia che ancor oggi narra in modo fluente e puntuale. «In una mia conferenza all’Unitre di Tortona, dove ho avuto il piacere Poi, con una pacca sulla spalla, approvava i miei elaborati e mi spronava a nuove sperimentazioni».

Alessandra Dellacà

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