È il circo! E la magia continua…

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Il reportage. Abbiamo trascorso una giornata intera al Paolo Orfei Africa che si trova a Voghera dove resterà fino a domenica 24 novembre, per capire perché questo genere di spettacolo, nell’era social, riesca a fare sempre il tutto esaurito

DI MATTEO COLOMBO

«Mamma, bellissimo!». Il bambino con il piumino blu e la sciarpa rossa che mi passa accanto ha lo sguardo pieno di meraviglia. L’espressione stupita, felice. Nei suoi occhi spalancati, sotto la frangia di capelli biondi, trattiene ciò che ha appena visto: qualcosa di magico. Non deve avere più di cinque anni. Stringe forte la mano della madre mentre, alla fine dello spettacolo, si dirigono all’uscita.

«Ci voglio venire un’altra volta!» – grida. Sono a Voghera, pomeriggio di domenica 17 novembre, e ho appena assistito allo spettacolo del circo Paolo Orfei Africa. Attorno a me decine di altri bambini e bambine, famiglie, nonni con i nipoti.

Nell’aria galleggiano ancora le musiche e le parole del presentatore, assieme alla polvere di stelle che si è alzata dalla pista di segatura. Signore e Signori, il circo! Le luci, lentamente, si spengono. Il tendone si svuota. Però resto per qualche istante seduto sulla mia sedia, nel mio palco, avvolto in un’atmosfera che sa di buono. Vorrei che lo show non finisse mai.

Dopo anni (tanti) che frequento i circhi, non so spiegarmi che cosa abbia questo spettacolo di così coinvolgente, di potente e di unico che altri spettacoli non hanno. Non il cinema per esempio, forse il teatro. Sarà che è una rappresentazione dal vivo ma, soprattutto, sarà che ciò che accade è vero, anzi, di più, autentico. Da vedere, da vivere insieme ad artisti e animali che ci mettono passione, impegno, dedizione; che si allenano e si preparano per mesi e mesi prima di scendere nel cerchio; che, se sbagliano, ripetono l’esercizio fino a raggiungere la perfezione.

Perché il circo insegna anche questo, a correggere gli errori, è scuola. I cavalli al trotto, le verticali di una giovanissima interprete, la bocca enorme dell’ippopotamo, le tigri che ti fanno battere il cuore più forte, i salti mortali al trapezio… I fasci luminosi scompongono l’ombra di chi si esibisce e la proiettano sullo chapiteaux che parla di “casa nostra”. Ecco la firma di chi l’ha realizzato: la ditta Canobbio di Castelnuovo Scrivia, i più bravi, noti in tutto il mondo, un’eccellenza italiana da esportazione. Proviamo a riprendere a sognare? Come? C’è il circo qui da noi, a Voghera, fino a domenica 24 novembre! Nei giorni scorsi ha sempre fatto il “tutto esaurito”: vogliamo bellezza, relazioni sane, e la gente ha il bisogno di lasciarsi trasportare dai sogni. Piccolo, grande mondo, nel mondo che sta fuori: anche il Papa, ogni tanto, fa “un’incursione”, accoglie e applaude gli artisti del circo.

Ma il bambino biondo? Ecco, nei suoi occhi i sei cavalli frisoni mandati da Shane Smart, l’alta scuola, elegantissima, di Genny Martino, il numero di animali esotici di Ronny Royal Dell’Acqua, i volteggi al trapezio dei brasiliani Flying Olimecha, le verticaliste Doriana Ardizzone e Soery Royal Dell’Acqua che, a soli 16 anni, ha appena vinto l’oro al recente Italian Circus Talent Festival di Latina. Un programma ricco e completo, sotto la super visione del direttore Eusanio Martino.

Genny Martino

E poi? Poi c’è una famiglia i cui nomi hanno fatto la storia del circo in Italia: Bizzarro e Martini. Vi ricordate il Circo Città di Roma? Leggendario. La mia giornata, prima dello spettacolo, inizia la mattina proprio con loro che, con la consueta ospitalità, mi accompagnano dietro le quinte, mi fanno conoscere gli animali, si raccontano. Walter Martini porta in pista quattro alligatori con la professionalità, la sicurezza e il talento che subito ti colpiscono. Suo figlio Marco è uno strepitoso e moderno comico, presentatore dello spettacolo (lui, a Latina, ha vinto il Premio SIAC Europa) e il figlio Elio (che ha ereditato il nome del nonno, il mitico impresario circense Elio Bizzarro), giocoliere, si occupa del suono e delle luci. La moglie Elisabetta Bizzarro, con stile e dolcezza, manda in gabbia tre tigri e una leonessa e… il pensiero va alla zia Lina, una delle prime domatrici donna. Il nostro incontro lascia il segno. Bisogna trascorrere almeno un po’ di tempo con i circensi per toccare con mano quale rapporto riescano a instaurare con i loro animali. Che sono parte della famiglia, che vengono prima di qualsiasi altra cosa, che aiutano a crescere e con cui… parlano. Proprio così. Una sorta di dialogo.

Elisabetta Bizzarro

Negli spazi retrostanti il tendone, Elisabetta mi presenta le sue tigri: una Golden Tabby, specie rarissima; una tigre bianca e una del bengala. Alakey è il piccolo della famiglia. Infine Nala, la leonessa, con cui Elisabetta ha un rapporto privilegiato: «Il momento più bello del mio numero – mi dice – è l’abbraccio con Nala». Sono le 9.30 quando, davanti a me, Elisabetta e Walter aprono i ricoveri dei felini. Loro piano piano si svegliano, escono, intanto le gabbie vengono pulite e disinfettate sia internamente sia esternamente, si mette la paglia nuova, si cambia l’acqua agli abbeveratoi (ora che fa freddo solo acqua tiepida). La sera prima è stata scongelata la carne e gli animali hanno mangiato con soddisfazione. Una volta la settimana mangiano anche latte e uova, di cui sono ghiotti. Certe mattine provano, per circa mezzora, il loro numero. Così, capita che, mentre Elisabetta, che sta per vestire lo scintillante abito di scena, mi spiega tutto ciò, abbia quasi gli occhi lucidi e si commuova parlando di loro, di Nala, di Alakey e delle altre. Una vita insieme a imparare a volersi bene, a rispettarsi, a prendersi cura reciprocamente. La mattinata scivola via veloce. C’è appena il tempo di un pranzetto e quindi tutti ai propri posti, lo spettacolo sta per avere inizio! Il circo accende le luci, la gente si affolla davanti alla cassa, io mi accomodo al mio posto. Quante storie del passato vorrei farmi ancora narrare da Walter ed Elisabetta… Ma tornerò. Max ha già in mano il microfono: «Bambini, benvenuti al circo!». Mentre pronuncia queste parole sembra che si rivolga proprio a me. Sta accadendo un incantesimo: non ho più il mio giubbotto ma ho addosso un piumino blu, al collo mi è comparsa una sciarpa rossa e i miei capelli sono diventati biondi. Una mano mi accarezza la testa. Sorrido. E il sogno continua…

Walter Martini con i suoi alligatori
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