Beato Pietro Donders

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Iniziamo il 2022 conoscendo il beato Pietro Donders, al secolo Petrus Norbertus, noto come “l’apostolo dei lebbrosi del Suriname”. Beatificato 40 anni fa, il 23 maggio 1982, da san Giovanni Paolo II, è ricordato dalla Chiesa il 14 gennaio.

Nacque il 27 ottobre 1809 a Tilburg nell’Olanda del Nord, in una famiglia di tessitori di lana. Nella solennità della Pentecoste del 1831, mentre pregava, ebbe la certezza di essere chiamato al sacerdozio; quindi su richiesta del parroco ottenne di entrare nel seminario minore di Buscowiz.

A 32 anni, il 5 giugno 1841, fu ordinato sacerdote. Profondamente colpito dalle parole di S. Paolo sul ministero sacerdotale, decise di diventare missionario e il Signore gli fece incontrare il sacerdote responsabile della missione del Suriname. Dopo l’ordinazione, si imbarcò per la Guyana olandese che si chiamava Suriname e giunse nella capitale Paramaribo dopo 50 giorni di navigazione.

Dedicò la sua vita all’attività apostolica a favore degli ultimi.

Nel 1846 una febbre, chiamata crocea, si diffuse per le case e per le strade della città: il beato assisteva tutti, finché, colpito dalla malattia, si mise a letto fino a che riacquistò la salute.

Poi volle raggiungere i neri che lavoravano nelle piantagioni, i quali erano rozzi per carattere e condotta. Grazie a lui molti furono battezzati, si sposarono e si riconciliarono con i padroni. Costruì molte chiese in onore della Vergine. Si occupò poi degli indiani, in particolare della tribù degli Arrovacchi. Nel 1865 il Vicariato Apostolico della Guyana Olandese fu affidato alla Congregazione dei Redentoristi, fondata da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e padre Donders chiese di essere ammesso. Il 27 giugno 1867 emise i voti perpetui e poi fece  ritorno tra i lebbrosi di Batavia che assisteva dal 1856. Si dedicò completamente a loro: rifaceva i giacigli, spazzava il pavimento delle capanne, curava le loro ferite e assisteva i moribondi. La sua vita interiore era intessuta di preghiera e penitenza e lui interrompeva spesso il sonno notturno per dedicare un’ora all’adorazione davanti al tabernacolo; dormi-va su un asse di legno e usava la “disciplina” una volta al giorno. «Era eccezionalmente tenace, provato da ogni sorta di santo eccesso; basso di statura, magro, bianco di capelli, senza denti e leggermente incurvato». All’età di 77 anni, il 14 gennaio 1887, prostrato dalle fatiche, morì nel lebbrosario di Batavia. La sua tomba si trova nella cattedrale di Paramaribo.

La sua causa di beatificazione fu introdotta nel 1913 e fu dichiarato venerabile nel 1945.

Daniela Catalano

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