Vi raccontiamo il vescovo Guido

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Domenica 7 novembre Mons. Guido Marini farà il suo ingresso in Diocesi di Tortona. Abbiamo chiesto a chi lo conosce bene di parlarci di lui e abbiamo raccolto ricordi e foto inedite. A partire dalla sorella Marina

Gli affetti più cari, la famiglia, gli anni della formazione: chi è il vescovo Mons. Guido Marini? Lo abbiamo chiesto a sua sorella Marina, sposata con Angelo e madre di due figli, Francesco e Lucia. E lei, in questa intervista esclusiva, sfogliando l’album delle foto, con molta gentilezza, ha accolto il nostro invito ed è partita dall’inizio. Da quando il fratello, più giovane di 7 anni, ha scelto di intraprendere il cammino che oggi lo ha portato a essere successore di san Marziano.

Quando è nata la vocazione di suo fratello Guido?

«La vocazione di mio fratello è nata in modo molto semplice, quando frequentava il liceo classico “Colombo”, nel centro di Genova. Era un ragazzo molto sportivo, che svolgeva attività agonistica prima nella scherma e poi nel tennis. Ha iniziato fin da piccolo a praticare la scherma come attività scolastica. Poi, però, ha proseguito ed è diventato campione regionale. In seguito ha scelto di giocare a tennis e anche in questa disciplina ha raggiunto ottimi risultati a livello regionale. Con me, che sono la sorella maggiore e ho quasi 7 anni in più, aveva un buon rapporto e, mentre era un liceale, mi ha confidato la sua inquietudine nel voler comprendere che cosa fare nella vita. Dopo qualche tempo, a Natale, mi disse che aveva finalmente trovato la sua serenità perché aveva deciso di entrare in Seminario. Mio padre, messo a conoscenza della sua decisione, volle che proseguisse gli studi e concludesse il liceo. Al termine, se avesse confermato questa scelta, lo avrebbe appoggiato. E così avvenne. Terminata la Maturità classica, nel 1982, essendo andato a scuola un anno prima rispetto alla sua età, dopo aver trascorso le vacanze con me e i miei genitori, il 1° ottobre è entrato in Seminario e ha iniziato il suo cammino».

La tranquilla vita del seminarista Guido, però, a un certo punto, cambia radicalmente dopo un incontro che avviene nel 1987…

«Nella vita di mio fratello, nel suo percorso di fede, ci sono stati dei momenti che potrei definire “inconsueti”. Mentre era seminarista, infatti, fu scelto come segretario di Mons. Giovanni Canestri, che fu nominato arcivescovo di Genova nel 1987. Recatosi in Seminario per conoscere i giovani, rimase colpito da Guido e gli propose di essere il suo segretario. La scelta sorprese anche mio fratello. Ricordo che Papa Giovanni Paolo II, nel 1990, quando venne in visita a Genova, rimase stupito dalla giovane età del segretario».

Un altro cambiamento importante, 20 anni dopo, nel 2007, fu quando arrivò la chiamata a Roma.

«La chiamata a Roma è stata una svolta, una sorta di incrocio che gli ha cambiato la vita. Nella capitale per lui era tutto nuovissimo. Ricordo molto bene quando nell’ottobre del 2007 io e mio marito Angelo lo abbiamo accompagnato e lo abbiamo lasciato solo ad affrontare il nuovo incarico con tutte le incognite del caso. Lui conosceva già un po’ la città, perché aveva studiato all’Università Lateranense dove si era laureato in Utroque iure (Diritto civile e Diritto canonico) e noi eravamo andati alla discussione della sua tesi. Nel 2007, però, lo scenario era molto diverso e aveva di fronte una situazione completamente nuova. Come Maestro delle Cerimonie Liturgiche Pontificie si trovava a occupare una posizione particolare e molto impegnativa».

Ha mai incontrato Papa Benedetto e Papa Francesco?

«Con mio marito e i miei figli, Federico e Lucia, ho incontrato Papa Benedetto XVI alla Messa di un Natale a San Pietro e poi, il giorno dopo, prima della benedizione Urbi et Orbi, il Pontefice ha salutato da vicino la nostra famiglia. Di lui mi hanno colpito la mitezza e il tratto particolarmente delicato e la sua grande memoria. Si ricordava i nostri nomi e la professione di mio figlio che è ingegnere informatico. Abbiamo conosciuto successivamente anche Papa Francesco. Con simpatia ci ha chiesto se mio fratello mangiasse. Essendo molto magro si preoccupava che non mangiasse abbastanza. In realtà, lui mangia tutto e ha un debole per i primi piatti. La magrezza è una caratteristica di famiglia. Nonno Clemente, di Roma, era alto e magro ed è vissuto fino a 92 anni, trascorrendo molto tempo con noi. Era un uomo di grande fede e ha avuto la gioia di vedere suo nipote entrare in Seminario».

Oltre allo sport, quali passioni coltiva il nostro vescovo?

«Guido ama molto camminare e lo ha fatto fin da piccolo. Soprattutto in montagna dove andavamo in vacanza da quando eravamo bambini. Negli ultimi 30 anni siamo sempre andati a Lurisia, nel Cuneese, e lui ogni anno dedica del tempo alle passeggiate, a volte anche insieme al parroco del posto. Difficilmente però si riesce a tenere il suo passo. Ricordo una passeggiata di qualche anno fa nella quale ero molto fiera di come stavo andando. Mentre tornavamo, mi ha detto: «Adesso cominciamo a camminare», facendomi capire che fino a quel momento si era adeguato a me. Negli anni della giovinezza, in montagna, ha coltivato amicizie che sono andate avanti tutta la vita».

Il rapporto con suo fratello è cambiato negli anni?

«Io da giovane, avendo frequentato il liceo classico come lui, lo aiutavo e lo correggevo nello studio. Poi, però, con mia grande gioia, come gli ripeto sempre, se prima lo “precedevo”, adesso lo “seguo”. Leggere i suoi libri e ciò che scrive per me è molto bello. Ripensando agli anni in cui ero io l’insegnante, mi rendo conto che l’allievo ha superato il maestro. Lui è sempre stato un bambino molto buono e bravo, non attratto dalla competizione. Nelle discipline sportive praticate, soprattutto nel tennis, aveva qualche difficoltà ad affrontare l’agonismo perché gli costava fatica imporsi a tuti i costi. Eppure in quello che fa è sempre stato a un livello superiore e ancora adesso quando in famiglia giochiamo insieme, Guido eccelle. Per questo motivo lo prendiamo un po’ in giro perché è bravo in tutti i giochi e quindi non c’è gusto a giocare insieme…».

Mons. Guido è ancora capace di sorprenderla?

«Mi sorprendo ancora della sua sensibilità grandissima. Qualche volta, da sorella maggiore, ho temuto che ricoprire certi ruoli fosse difficile. Invece, la sensibilità e la dolcezza, tipici del suo tratto, vanno di pari passo con una grande forza che ha sempre dimostrato. La sua vocazione e lo Spirito Santo lo hanno sempre accompagnato. E così continueranno a fare nel suo nuovo ministero episcopale».

Daniela Catalano

(nella foto di copertina: Guido Marini con la sorella, papà Roberto e mamma Maria Letizia)

l Guido Marini, neonato, in braccio alla sorella Marina
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