Quando l’etichetta della birra ci “parla”

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“Cascina Motta” a Sale ha inventato le bottiglie con il Qr-code informativo sulle materie prime

SALE – Bottiglie di birra che possono essere sorseggiate e al tempo stesso “sfogliate” come in un album di ricordi di famiglia: succede solo con quelle prodotte dal birrificio contadino “Cascina Motta”, nato nel 2008 in un antico edificio di epoca napoleonica dal sogno di Massimo Prandi, un giovane enologo di Alba che, dopo anni di sperimentazione delle colture e di massima attenzione all’ecostenibilità insieme al suo team, ha deciso di rendere al consumatore una serie di preziose informazioni riguardo la storia di ogni singola birra. «Il nostro birrificio – spiega il titolare di “Cascina Motta”, che è anche insegnante a Torino al corso di Mastro Birraio per l’istituto tecnico superiore agroalimentare per il Piemonte – è, a oggi, l’unico in Italia a produrre tutte le proprie birre a partire da materie prime direttamente coltivate e completamente trasformate in azienda.

Siamo certificati bio, coltiviamo cereali su una superficie di 12 ettari (di cui uno è a luppolo) e ci occupiamo anche del processo di maltazione dell’orzo. Già all’interno dell’azienda abbiamo conservato, fin dalla nostra nascita, tutti i dati legati alla coltivazione dell’orzo, a quella del luppolo, tutti i passaggi dei singoli processi di trasformazione che, in realtà, lasciati lì come erano non avevano alcun valore se non quello dell’obbligo e della sicurezza. E allora, da inizio gennaio, abbiamo pensato a questo progetto che è pure un omaggio alla territorialità e all’artigianalità che, per ora, nessun altro birrificio può fornire. Tramite un Qr-code presente su ogni bottiglia e il lotto di produzione si risale alla storia di quella birra, cioè quando è stato trebbiato l’orzo, raccolto il luppolo e poi maltato». Basta, in sostanza, usare quel codice o collegarsi al sito (www.beerlife.it) per ritrovare un profondo e specifico legame con il mondo agricolo che ha generato quelle birre.

In squadra, a “Cascina Motta”, che contempla una produzione media all’anno di 1000 ettolitri di birra, c’è anche Alessandro Beltrame, socio birraio formatosi al corso tenuto da Massimo Prandi tra i banchi di scuola dell’Istituto agroalimentare di Torino.

Alessandra Dellacà

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