Prete dall’Antola al Po

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Don Giovanni Rovelli. Per molti anni “custode” del santuario di Montebruno, oggi è parroco di Pozzol Groppo. La sua missione riassunta in 2 parole: “oratorio” e “confessionale”

Sono passati 60 anni da quel 29 giugno 1963, giorno in cui don Giovanni Rovelli è diventato “sacerdote per sempre”. Oggi, a 82 anni compiuti, don Gianni – come lo chiamano tutti – festeggia questo importante anniversario con tanta gioia nel cuore e un grande entusiasmo, a dispetto dell’età. Con la sua prorompente vivacità, il sacerdote ricorda, con affetto e riconoscenza, il momento in cui, insieme a don Tonino Moroni e a don Gian Luigi Massari, ha ricevuto da Mons. Francesco Rossi il sacramento dell’ordine. Ritornando con la memoria alla sua giovinezza, racconta di aver vissuto l’infanzia nella cascina Viglietto a Cerreto Grue, insieme ai suoi amati genitori Lorenzo e Gina e alla sorella Maria Rosa, nata nel 1952, pochi mesi dopo il suo ingresso in Seminario, a Stazzano. La mamma, in particolare, non l’ha mai lasciato solo, fino a quando si è spenta a 101 anni.

Nella sua formazione fondamentale è stato l’esempio della sua maestra e di preti straordinari come don Brocchetta, don Giulio Semino, don Amedeo Bonadeo, don Giovanni Guerci e don Merli, che hanno avuto un ruolo importante nella sua scelta di vita. Questi parroci, disponibili e vicini alla gente, infatti, sono stati i suoi modelli sacerdotali che lo hanno ispirato fin dall’inizio del suo cammino. La sua prima esperienza è stata quella di viceparroco a Guazzora, quando, novello sacerdote, ha retto la parrocchia nel breve periodo fra la morte di don Giuseppe Mariani e l’ingresso di don Opilio Carrà, conoscendo lo stimato don Ezio Cerutti.

Poi sono arrivate le parrocchie di Mezzana Bigli, Arquata Scrivia e Viguzzolo. Questi anni don Gianni li riassume con due parole: “oratorio” e “confessionale”, ovvero la vita parrocchiale e in mezzo ai giovani, con tante iniziative sportive e teatrali e con la possibilità di conoscere sacerdoti che lo hanno aiutato a crescere e a maturare nella fede, come don Giovanni Poggio, don Alfredo Ferrari e don Amedeo Gros- so. Nel 1972 arriva la nomina a parroco di Montebruno, del bellissimo santuario ai piedi dell’Antola. Fino al 1981 è rimasto in alta Val Trebbia e ha seguito anche le parrocchie di Cassingheno, Fascia e Carpeneto. Il periodo “della montagna” è stato molto intenso per don Gianni che si è dedicato a numerose attività. Grande è stata la sua attenzione per il santuario che ha dotato di un nuovo impianto di riscaldamento e di cui ha restaurato l’abside e la sacrestia, insieme a quella parte che si affaccia sul fiume; anche per le altre chiese ha provveduto a lavori di manutenzione e di abbellimento. Una cura speciale l’ha dedicata ai giovani per i quali ha organizzato momenti di preghiera e di condivisione.

Indimenticabile l’allestimento di un musical sulla Bibbia e sulla vita di Gesù, ispirato a quello scritto da Tony Cucchiara, nel quale è riuscito a coinvolgere tantissimi ragazzi ottenendo un successo strepitoso, con più di venti repliche.

E poi le numerose celebrazioni, le feste con le processioni e la vita parrocchiale, intensa e condivisa con i sacerdoti della valle. Memorabile l’incontro con il cardinale Siri il 16 marzo 1978, nel quinto centenario del santuario di Montebruno e nello stesso anno l’esecuzione di La Resurrezione di Cristo di Lorenzo Perosi, diretta da mons. Giuseppe Scappini. Nel 1981 ha lasciato le montagne per prendere possesso della parrocchia di San Lorenzo in Pozzol Groppo, che tuttora amministra insieme alle chiese di sant’Antonio a Zebedassi, frazione di Montemarzino e dell’Annunziata a Monticelli, frazione di Pozzol Groppo. È stato per lungo tempo anche collaboratore del nostro settimanale che sempre sostiene con affetto. Dal 1994, poi, è Delegato vescovile per le Confraternite diocesane, incarico che svolge tuttora con passione e dedizione. Don Gianni ha vissuto in modo autentico il suo ministero in tutte le realtà dove è stato parroco e anche nella sua val Grue, dove ancora vive, cercando di mantenere viva e accrescere ancora di più la fede in zone soggette allo spopolamento, custodendo con cura le pecore che il Signore gli ha affidato.

Rendendo grazie a Dio per la sua vita sacerdotale, è pronto a spendere gli anni futuri che Lui vorrà donargli, sempre a servizio della Chiesa, con fedeltà e sano ottimismo.

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