«Piazza Duomo libera sicuramente sì»

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Parcheggio delle auto in piazza Duomo a Tortona: sì o no? Continua la nostra inchiesta in attesa che anche la Politica dica la sua. Oggi abbiamo intervistato Piero Massiglia, capo delegazione FAI tortonese, che pensa a una città più vivibile (anche per i commercianti) e lancia due proposte

di Marco Rezzani

Nel dibattito riguardo all’ipotesi di piazza Duomo di Tortona libera dalle automobili, questa settimana ascoltiamo la voce di un’associazione che nel suo DNA ha la vicinanza al territorio, alle città, all’ambiente. Stiamo parlando del FAI, il Fondo Ambiente Italiano, la cui delegazione di Tortona è guidata da Piero Massiglia al quale abbiamo chiesto che sensazione ha provato nel pensare a una piazza Duomo “no parking”.

«Piazza Duomo libera sicuramente sì; – afferma il capo delegazione – lo dico con assoluta convinzione. Ho letto e sentito di alcune criticità, ma ritengo che i vantaggi sarebbero in modo sproporzionato superiori rispetto ai pur legittimi dubbi che a mio avviso sarebbero facilmente superabili».

Piero Massiglia

Uno degli aspetti che fanno propendere Massiglia per una piazza libera è la possibilità di alzare gli occhi: «Io sono di Carbonara e le volte che vengo a Tortona in piazza Duomo alzo gli occhi e vedo una piazza bellissima. Alzo gli occhi e ammiro. In macchina lo puoi fare di meno. In una piazza libera, nella quale arrivi a piedi, puoi ammirare, contemplare in pienezza e in tranquillità, godere della bellezza, della lentezza di una passeggiata».

Il secondo tema è l’ambiente. «La nostra associazione – spiega – la parola “ambiente” ce l’ha nella sua denominazione e quindi non posso tralasciare una questione così importante. Meno macchine significa meno inquinamento in centro. Assolutamente non possiamo non tenerne conto. Staremmo tutti meglio».

C’è poi la questione commerciale. Secondo il capo delegazione FAI di Tortona, anche il commercio ne trarrebbe giovamento: «Se le persone sono stimolate a camminare, molto probabilmente sono stimolate a entrare in più negozi, a guardare le vetrine con più calma. Con la macchina si arriva dinanzi al negozio che ci interessa, si entra, si fa quel che si deve fare e poi, in fretta, ci si allontana».

«C’è poi la faccenda dei parcheggi e del denaro che portano – continua Massiglia – ma io penso che anche per questo si possano trovare soluzioni. A Tortona, ad esempio, abbiamo un grande parcheggio sotto al municipio, distante pochi minuti a piedi dalla piazza. Puoi passeggiare lungo la via Emilia, alzare gli occhi. A guidarci non deve solo essere il profitto che può derivare dal pagamento di un posteggio, che tra l’altro ci sarebbe anche altrove, ma soprattutto il benessere dei cittadini. Offrire la possibilità di godere di una via, di una piazza, di occasioni di socializzare, di incontrarsi e fare due chiacchiere, non può che contribuire al benessere delle persone. Come FAI riteniamo che prendersi cura del patrimonio non significhi occuparsi solo dei luoghi come possono essere una piazza o una via, ma anche di come le persone li vivono. In gioco ci sono cultura e benessere».

Da dove ripartire dunque? «Mi sento – afferma Piero Massiglia – di lanciare due proposte. Qualche settimana fa ho percorso via Emilia e mi hanno rattristato le vetrine di quei negozi chiusi ricoperte da fogli di giornali. Perché non sostituirli con grandi fotografie dei luoghi simbolo della nostra città? Bisogna far diventare la via Emilia e piazza Duomo un salotto. Poi, tornando alla piazza, non si potrebbe ipotizzare di “liberarla” dalle auto in qualche fine settimana, in qualche occasione particolare? Penso a come era bella piazza Duomo durante l’ultima edizione di AssaggiaTortona, con tanta gente che passeggiava, dialogava… Non è questa la città che tutti vorremmo?»

«Infine permettetemi un ricordo. – conclude il capo delegazione FAI di Tortona – Alcuni anni fa mi trovavo a Pistoia e ricordo che rimasi colpito dai tanti giovani che passeggiavano, felici, sorridenti nella via principale della città. Trasmettevano allegria e voglia di vivere anche ai “diversamente giovani”. In fondo, in una società come la nostra individualista e chiusa, se la città ci aiuta a sorridere e a stare meglio non è forse la cosa più bella?»

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