La sanità tortonese nella bufera della pandemia

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«Riteniamo doveroso ricordare ai dirigenti regionali e dell’ASL di Alessandria quanto sia importante e non più rinviabile la revisione della normativa regionale relativa al nostro ospedale»

L’ospedale di Tortona continua ad essere un Covid Hospital e i servizi sanitari, compresa la sanità territoriale, non cessano di mostrare le loro gravi carenze. Si tratta di una crisi strutturale, come si è detto e scritto varie volte, i cui risvolti più pesanti sono a carico delle persone deboli e indifese. Ciò non ci può lasciare indifferenti e interroga direttamente la nostra coscienza di cittadini e di credenti.

È comunque opportuno rilevare che la pandemia che ci affligge, con il suo nefasto bottino, che in Italia ammonta finora a più di 90.000 decessi (grosso modo equivalenti alla popolazione di Alessandria), con un tasso di mortalità pari a oltre il 3% delle persone contagiate, se ha sconvolto la sanità tortonese, ha contemporaneamente evidenziato la fragilità sia del nostro sistema sanitario nazionale sia di quello di tutti i Paesi coinvolti, con ricadute particolarmente negative sul benessere e sugli stili di vita delle rispettive società.

Ne deriva la necessità di una seria riflessione sulle conseguenze di un evento pandemico dalle proporzioni planetarie, come quello che stiamo vivendo, e su come ottimizzare le risorse per affrontarlo.

Quanto all’Italia, siamo dell’avviso che si richieda un profondo ripensamento dei modelli sanitari ai vari livelli, locale, regionale, nazionale, ripensamento che non può non attribuire un posto di primo piano alla medicina del territorio.

Siamo convinti che “fare medicina” sul territorio non possa prescindere da un presidio ospedaliero di riferimento, dotato di risorse umane e strumentali adeguate a gestire con competenza sia le patologie acute più frequenti (cardiologiche, neurologiche, chirurgiche) sia le sempre più numerose patologie croniche (diabete, broncopatie, cardiopatie, malattie oncologiche).

Sul territorio è poi indispensabile il potenziamento dei servizi infermieristici (A.D.I.), che supportino l’attività dei medici di famiglia nei settori, ad esempio, delle ulcere cutanee, delle cure palliative, dei prelievi ematici nel caso di persone che, in fase di malattia post-acuta o cronica, non possono recarsi presso i laboratori di analisi. Per una corretta integrazione ospedale-territorio servono progetti dettagliati e di ampio respiro, che coinvolgano medici di famiglia, medici specialisti, infermieri, con investimenti in formazione professionale, strutture, tecnologia.

Ad oggi non si conoscono progetti della nostra regione e della nostra ASL, finalizzati a migliorare la situazione sanitaria tortonese, più volte e da più parti definita preoccupante.

Riteniamo doveroso ricordare ai dirigenti regionali e dell’ASL di Alessandria quanto sia importante e non più rinviabile la revisione della normativa regionale relativa all’ospedale di Tortona (la “DGR 1-600”). Come ha ben rilevato l’amico Cesare Raviolo sulle pagine di questo settimanale, è tutt’altro che remoto il rischio che, anche nell’ipotesi di futuri finanziamenti a favore della sanità, da tutti auspicati, il quadro normativo esistente possa escludere il nostro territorio dalla possibilità di beneficiare di eventuali nuove risorse.

Claudio Massolo e Pier Luigi Baldi

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