I tuffi di Federico Miot nelle “gelide acque”

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Il nuotatore tortonese la prossima settimana parteciperà al mondiale in Russia

TORTONA – Lo chiamano “ice swimming”, vale a dire nuotare nel ghiaccio, una disciplina estrema. Dal 14 al 18 marzo prossimi si disputerà la terza edizione dei campionati del mondo, a Murmansk, nella parte russa della penisola scandinava, sopra il Circolo polare artico, nel lago di Semyonovskoye. La manifestazione, promossa dalla Iisa (International ice swimming association, nata nel 2009), vedrà ai nastri partenza anche il tortonese Federico Miot, di 41 anni, che difenderà i colori italiani. Miot, che nella sua città lavora nella filiale di una nota banca, è esperto di nuoto in acque gelide, la cui particolarità è proprio la temperatura dell’acqua: sotto i 5 gradi e magari mentre nevica. Insomma si nuota come in una piscina tradizionale, ma a temperature decisamente più fredde: può capitare che le corsie direzionali vengano ricavate tagliando il ghiaccio con una motosega.

L’altra particolarità è che non si utilizzano delle protezioni per il corpo, ma ci si getta nel mare o nei laghi e si nuota. Insomma una prova da vero “ironman”, tanto che nel mondo sono solo un centinaio a praticare questa disciplina. Gli specialisti provengono in particolare da Stati Uniti, Sudafrica, Inghilterra e Argentina, ma la maggioranza è di russi, abituati al freddo e alle temperature polari. Ogni due anni si organizza un campionato del mondo che, nel 2019, per la terza volta, si disputa a Murmansk, il simbolo delle acque fredde. La città non si affaccia direttamente sul mare di Barents, ma l’acqua marina arriva ugualmente grazie al grande fiordo che penetra per molti chilometri nell’entroterra russo.

Federico Miot difenderà i colori dell’Italia, dopo aver partecipato lo scorso 9 febbraio all’Eisman da Aqua Sphere, organizzato sul lago di Costanza, in Germania, più precisamente a Radolfzell, dove era arrivato primo nella propria categoria nei 250 stile libero e terzo nei 50 sempre stile e ottavo assoluto nella classifica generale. Un risultato che lo ha proiettato verso i mondiali in Russia.

Abbiamo rivolto alcune domande a Federico Miot.

 

Come nasce la passione per questa particolare disciplina?

“Nasce più che altro per gioco. Sono sempre stato abituato a sopportare il freddo, ad esempio sono andato in vacanza in Islanda qualche anno fa e ho fatto il bagno in mezzo agli iceberg.

A Copenaghen, a Capodanno, avevo partecipato al famoso tuffo di inizio anno, una tradizione con un’organizzazione impeccabile.

Avevo fatto qualche vasca.

Informandomi poi con i ragazzi della Derthona Nuoto ho saputo che esisteva qualcuno che faceva questa tipologia di gara. Stiamo cercando di dargli una certa visibilità, perché sia presa in considerazione dalla Fina, la Federazione internazionale del nuoto. Un giorno ci auguriamo che possa diventare una disciplina olimpica e sia inserita nel programma dei Giochi olimpici invernali. In Italia siamo un 1520 atleti, anche perché nel nostro Paese risulta difficile trovare certe temperature. Per quanto freddo possa fare ci si attesta in qualche lago del Nord Italia sui 23 gradi.

Mentre le gare si svolgono a temperature anche molto più basse. Insomma non è semplice prepararsi”.

 

C’è un limite di temperatura?

“No. Comunque la temperatura deve sempre essere sotto i 5 gradi perché si parli di acque gelide. Basti pensare che a novembre viene fatta una gara a meno 1,4 gradi e con la neve che cade”.

 

E non sono previste particolari protezioni…

“La disciplina è considerata tale con cuffia, occhialini e costume, si può utilizzare il gambaletto. Non ci si può cosparge di nulla, l’unica cosa consentita sono i tappi nelle orecchie per non compromettere i timpani. Non è possibile neppure utilizzare la doppia cuffia”.

 

A quali gare parteciperà al mondiale?

“La vera disciplina sono i mille metri, ma bisogna disputare gare precedenti per partecipare. Io sostanzialmente ho iniziato questo inverno, dunque non avevo fatto altre gare.

La prima uscita ufficiale è stata lo scorso 9 febbraio sul lago di Costanza, dove la temperatura era sui 3 gradi.

La vera gara per l’Iisa è l’Ice mile, miglio di ghiaccio, poi ci sono altre gare che sono identificate da una sigla differente. Io sono iscritto ai 500 metri e a tre gare da 50 metri, dunque 4 prove, in cui spero di arrivare a metà classifica, sarei già molto contento, non pretendo di andare a medaglia, soprattutto perché mi sono preso una bella bronchite e sono fermo con gli allenamenti da 15 giorni, quindi non sono al top della condizione, ma sicuramente ci proverò e certamente mi divertirò, che è la cosa più importante”.

Franco Scabrosetti

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