A Broni la prima Casa di comunità della provincia di Pavia

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Grazie all’impegno del sindaco Antonio Riviezzi, della Regione e di tanti enti l’ex ospedale Arnaboldi diventa una «città della salute». All’inaugurazione la vicepresidente e assessore regionale al Welfare, Letizia Moratti. Oggi ci lavorano 52 dipendenti

di Oliviero Maggi

È stata inaugurata la prima Casa di comunità della provincia di Pavia, che sorge all’interno dell’ex ospedale Arnaboldi di Broni, in via Emilia. Per l’occasione, il taglio del nastro è stato fatto dalla vicepresidente e assessore regionale al Welfare, Letizia Moratti, alla presenza del direttore generale di Asst Pavia, Marco Paternoster, della direttrice di Ats Pavia, Lorella Cecconami, di sindaci, parlamentari, consiglieri regionali e provinciali, dei rappresentanti delle sezioni Avis oltrepadane e del Lions Club Stradella Broni Host e del personale sanitario.

Quella di Broni, dove lavorano 52 dipendenti, è una delle 11 Case di comunità previste dalla Regione sul territorio pavese (insieme a 4 ospedali di comunità) nell’ambito del progetto di potenziamento della sanità territoriale attuabile grazie alle risorse messe a disposizione dal Pnrr. Per le strutture della provincia la Regione spenderà 40 milioni di euro.

Oltre agli studi dei medici di base, all’assistenza domiciliare integrata, ai poliambulatori specialistici, al Centro vaccinale (che ora con la chiusura dell’hub di piazza Italia si occuperà anche delle somministrazioni anti Covid), all’Unità di raccolta sangue delle Avis di Broni, Stradella e Santa Giuletta e al consultorio, è prevista la presenza del servizio degli infermieri di famiglia e comunità. La Casa di comunità, grazie al contributo della Regione, sarà dotata di una nuova e moderna strumentazione diagnostica: l’ambulatorio di oculistica disporrà, infatti, di rinnovate apparecchiature (un autorefrattometro di ultima generazione, una nuova lampada a fessura led, un oftalmoscopio indiretto, per l’esame del fondo oculare, e un ottotipo digitale Lcd), mentre il Centro per il mesotelioma potrà contare su un nuovo sistema per spirometria modulare in grado di garantire la possibilità di telediagnosi e teleconsulto. È presente, inoltre, un Centro diabetologico multispecialistico, dove opereranno diabetologi, oculisti, neurologi, nefrologi, cardiologi, chirurghi vascolari con competenze nella gestione del piede diabetico. Il progetto è stato ideato dal Lions Club Stradella Broni Host.

«La nuova Casa di comunità di Broni è una città della salute, un vero e proprio strumento con cui coordinare tutti i servizi offerti, in particolare verso i malati cronici. – ha detto la vicepresidente Moratti – Sarà il punto di riferimento di questa parte importante di territorio lombardo. Il luogo in cui si assiste a una vera e propria sinergia tra la specialistica ambulatoriale, l’assistenza domiciliare di base e la diagnostica».

«È una grande soddisfazione poter inaugurare la prima Casa di comunità sul territorio pavese, nata dal buon esempio di collaborazione tra enti, in primis la Regione che ha subito creduto e sposato il progetto. – ha aggiunto il sindaco di Broni, Antonio Riviezzi – Un ospedale che rischiava di essere chiuso ha ritrovato vita e contenuti con nuovi servizi utili al territorio. Tra l’altro è un luogo a cui i bronesi sono molto legati e affezionati».

C’era il rischio che chiudesse: i cittadini si sono mobilitati

Dal rischio chiusura alla nascita di un nuovo polo della sanità territoriale. Con l’inaugurazione della Casa di comunità torna a nuova vita l’ex ospedale Arnaboldi di Broni, una delle strutture storiche della città oltrepadana. Costruito nel 1875 grazie al lascito di Carlo Arnaboldi Gazzaniga, un secolo dopo cessa la sua autonomia giuridica con la fusione con l’ente ospedaliero “Sola Forni Gazzaniga” di Stradella, dando vita al nuovo ente ospedaliero di Broni e Stradella. Nel 2009, con l’apertura dell’ospedale unificato Broni-Stradella, costruito a Stradella, i reparti di Medicina interna, Ginecologia e Ostetricia vengono trasferiti nel nuovo presidio, seguiti nel 2016 dal reparto di Riabilitazione generale geriatrica.

I timori per il rischio di una chiusura della struttura, spingono nel 2012 il Comune e una serie di associazioni di volontariato, a partire dall’Avis Broni, a lanciare una raccolta firme per scongiurare il pericolo: alla sottoscrizione aderiscono tantissimi cittadini, sindaci e residenti dei Comuni vicini e le firme raccolte superano le 4.000. La mobilitazione ha successo: l’ex ospedale non chiude, anzi, con la riforma sanitaria del 2015, viene trasformato in Presst (Presidio socio-sanitario territoriale) e nel 2018 viene inaugurato anche il nuovo Centro per il mesotelioma.

E ora l’ulteriore trasformazione in Casa di comunità. Nell’ala nord della struttura sorgerà anche un hospice gestito dalla Fondazione Cella.

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