«Cari parroci, costruite la Chiesa sinodale e missionaria»
La lettera del Papa indirizzata ai sacerdoti con le indicazioni per essere pastori autentici. Ecco che cosa deve fare un prete: incoraggiare i fedeli ad annunciare il Vangelo, valorizzare i laici, vivere in comunione con il vescovo
Di Marco Rezzani
Siate “costruttori di una Chiesa sinodale e missionaria”, siate “padri autentici”, “valorizzate i laici” e impegnatevi “con entusiasmo in questo cammino”. È una lettera dallo stile paterno e carica di affetto quella che Papa Francesco ha indirizzato lo scorso 2 maggio ai circa 300 sacerdoti provenienti da tutto il mondo che hanno partecipato all’incontro “Parroci per il Sinodo”, svoltosi a Roma dal 29 aprile al 2 maggio, promosso dalla Segreteria Generale per il Sinodo e dal Dicastero per il Clero, in collaborazione con i Dicasteri per le Chiese Orientali e per l’Evangelizzazione.
Tre le linee principali da seguire: riconoscere i semi dello Spirito nei fedeli, ricorrere al discernimento comunitario e mantenere sempre viva la comunione tra presbiteri e vescovi.
Il Santo Padre prima di tutto esprime nel suo scritto vicinanza nella preghiera e riconoscenza per i parroci: “La Chiesa non potrebbe andare avanti senza il vostro impegno e servizio. Per questo voglio anzitutto esprimere gratitudine e stima per il generoso lavoro che fate ogni giorno, seminando il Vangelo in ogni tipo di terreno”.
I sacerdoti presenti nella Capitale insieme rendevano bene l’universalità della Chiesa: “Le parrocchie in cui svolgete il vostro ministero – ha scritto il Pontefice – si trovano in contesti molto differenti: da quelle delle periferie delle megalopoli – le ho conosciute direttamente a Buenos Aires – a quelle vaste come province nelle regioni meno densamente popolate; da quelle dei centri urbani di molti Paesi europei, in cui antiche basiliche ospitano comunità sempre più piccole e più anziane, a quelle in cui si celebra sotto un grande albero e il canto degli uccelli si mescola alla voce dei tanti bambini. I Parroci conoscono tutto questo molto bene, conoscono dal di dentro la vita del Popolo di Dio, le sue fatiche e le sue gioie, i suoi bisogni e le sue ricchezze”.
Il richiamo di Francesco è quello a costruire una Chiesa sinodale che “ha bisogno dei suoi Parroci: senza di loro non potremo mai imparare a camminare insieme, non potremo mai intraprendere quel cammino della sinodalità che è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”. E la sinodalità non può che partire dal basso, dalla base: “Non diventeremo mai Chiesa sinodale missionaria se le comunità parrocchiali non faranno della partecipazione di tutti i battezzati all’unica missione di annunciare il Vangelo il tratto caratteristico della loro vita. Se non sono sinodali e missionarie le parrocchie, non lo sarà neanche la Chiesa.
La Relazione di Sintesi della Prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi è molto chiara a tale riguardo: le parrocchie, a partire dalle loro strutture e dall’organizzazione della loro vita, sono chiamate a concepirsi ‘principalmente a servizio della missione che i fedeli portano avanti all’interno della società, nella vita familiare e lavorativa, senza concentrarsi esclusivamente sulle attività che si svolgono al loro interno e sulle loro necessità organizzative’. Occorre perciò che le comunità parrocchiali diventino sempre più luoghi da cui i battezzati partono come discepoli missionari e a cui fanno ritorno, pieni di gioia, per condividere le meraviglie operate dal Signore attraverso la loro testimonianza”.
“Questa sfida – ricorda Bergoglio – riguarda il Papa, i Vescovi e la Curia Romana, e riguarda anche voi Parroci. Colui che ci ha chiamati e consacrati ci invita oggi a metterci in ascolto della voce del suo Spirito e a muoverci nella direzione che ci indica. Di una cosa possiamo essere certi: non ci farà mancare la sua grazia. Lungo il cammino scopriremo anche il modo per liberare il nostro servizio da quegli aspetti che lo rendono più faticoso e riscoprire il suo nucleo più vero: annunciare la Parola e riunire la comunità spezzando il pane”.
Infine il Santo Padre indica “tre suggerimenti” che potranno “ispirare lo stile di vita e di azione dei pastori”. “Vi invito – è la prima indicazione del Papa ai suoi preti – a vivere il vostro specifico carisma ministeriale sempre più al servizio dei multiformi doni disseminati dallo Spirito nel Popolo di Dio. Urge, infatti, scoprire, incoraggiare e valorizzare ‘con senso di fede i carismi, sia umili che eccelsi, che sotto molteplici forme sono concessi ai laici’ (Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Presbyterorum Ordinis, 9) e che sono indispensabili per poter evangelizzare le realtà umane. Sono convinto che in questo modo farete emergere tanti tesori nascosti e vi troverete meno soli nel grande compito di evangelizzare, sperimentando la gioia di una genuina paternità che non primeggia, bensì fa emergere negli altri, uomini e donne, tante potenzialità preziose”.
“Con tutto il cuore – continua Francesco vi suggerisco di apprendere e praticare l’arte del discernimento comunitario, avvalendovi per questo del metodo della ‘conversazione nello Spirito’, che ci ha tanto aiutato nel percorso sinodale e nello svolgimento della stessa Assemblea. Sono certo che ne potrete raccogliere numerosi frutti non solo nelle strutture di comunione, come il Consiglio pastorale parrocchiale, ma anche in molti altri campi. Come ricorda la Relazione di Sintesi, il discernimento è un elemento chiave dell’azione pastorale di una Chiesa sinodale”.
“Infine – conclude – vorrei raccomandarvi di porre alla base di tutto la condivisione e la fraternità fra voi e con i vostri Vescovi. Tale istanza è emersa con forza dal Convegno internazionale per la formazione permanente dei sacerdoti, sul tema ‘Ravviva il dono di Dio che è in te’ (2 Tm 1,6), svoltosi nello scorso febbraio qui a Roma, con oltre 800 Vescovi, sacerdoti, consacrati e laici, uomini e donne, impegnati in questo campo, in rappresentanza di 80 Paesi. Non possiamo essere autentici padri se non siamo anzitutto figli e fratelli. E non siamo in grado di suscitare comunione e partecipazione nelle comunità a noi affidate se prima di tutto non le viviamo tra noi. So bene che, nel susseguirsi delle incombenze pastorali, tale impegno potrebbe sembrare un sovrappiù o persino tempo perso, ma in realtà è vero il contrario: infatti, solo così siamo credibili e la nostra azione non disperde ciò che altri hanno già costruito”.
La Lettera termina con la richiesta di farsi “missionari di sinodalità” presso i confratelli anche in vista della redazione dell’Instrumentum laboris sinodale: “Ascoltare i Parroci era lo scopo di questo incontro internazionale, ma ciò non può finire oggi: abbiamo bisogno di continuare ad ascoltarvi” – l’incoraggiamento e l’invito di Papa Francesco.