«Statuto speciale per Gerusalemme»

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I tanti appelli del Papa per la pace all’inizio di un nuovo anno che si è aperto all’insegna di troppi conflitti armati in varie parti del mondo

DI DANIELA CATALANO

Pace è la parola che è risuonata sulla bocca di Papa Francesco all’inizio del nuovo anno aperto, come tradizione, con la 57^ Giornata mondiale della pace, alla quale è dedicato il suo Messaggio. Nel documento, intitolato “Intelligenze artificiali e pace”, il Pontefice parla di una pace che passa anche attraverso il progresso della scienza e della tecnologia, che “nella misura in cui contribuisce a un migliore ordine della società umana”, porta “al miglioramento dell’uomo e alla trasformazione del mondo”. “Il mondo – scrive – in questo momento storico non ha proprio bisogno che le nuove tecnologie contribuiscano all’iniquo sviluppo del mercato e del commercio delle armi, promuovendo la follia della guerra”. Le più avanzate applicazioni tecniche andrebbero impiegate “per pavimentare le vie della pace”. “In un’ottica più positiva, se l’intelligenza artificiale fosse utilizzata per promuovere lo sviluppo umano integrale, – si legge nel Messaggio – potrebbe introdurre importanti innovazioni nell’agricoltura, nell’istruzione e nella cultura, un miglioramento del livello di vita di intere nazioni e popoli, la crescita della fraternità umana e dell’amicizia sociale”. Il Pontefice, che già nella preghiera del 27 ottobre scorso, nella basilica vaticana, aveva affidato alla Vergine Maria la supplica di volgere il suo sguardo di misericordia “sulla famiglia umana, che ha preferito Caino ad Abele” e di intercedere “per il nostro mondo in pericolo e in subbuglio”, di fronte alle drammatiche notizie provenienti dalla Siria, dall’Ucraina, dalla Terra Santa, dall’Armenia, dal Sahel e dal resto del continente africano, ha ribadito che, l’unica forza “mite e santa” dei credenti da “opporre all’odio della guerra”, è la preghiera. Per questo, all’inizio del 2024, ha invitato tutti a rivolgersi, senza stancarsi, alla Regina della Pace e al “Figlio di Dio umile Bambino”, perché nella “notte dei conflitti si aprano spiragli di luce” e perché Maria, “Terra del cielo”, “riporti la concordia di Dio nel mondo”. All’Angelus dell’Epifania il Santo Padre ha nuovamente parlato di pace e ha ricordato come sessanta anni fa, proprio in questi giorni, san Paolo VI e il Patriarca Ecumenico Atenagora si incontrarono a Gerusalemme, rompendo un muro di incomunicabilità che per secoli aveva tenuto lontani cattolici e ortodossi. «Pensando a quello storico gesto di fraternità compiuto a Gerusalemme, – ha detto – preghiamo per la pace in Medio Oriente, in Palestina, in Israele, in Ucraina, in tutto il mondo. Tante vittime delle guerre, tanti morti, tanta distruzione… Preghiamo per la pace». Ha anche espresso «vicinanza al popolo iraniano, in particolare ai familiari delle numerose vittime dell’attacco terroristico avvenuto a Kerman, ai tanti feriti e a tutti coloro che sono colpiti da questo grande dolore». Il dolore per le guerre in corso e l’appello alla pace non sono mancati neppure nel discorso di Francesco ai 184 ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, cui si aggiungono l’Unione Europea e il Sovrano Militare Ordine di Malta. Con i diplomatici, riuniti lunedì 8 gennaio nell’Aula delle Benedizioni per i tradizionali auguri di inizio anno, il Papa ha condiviso la preoccupazione per l’Ucraina, dove la guerra va “incancrenendosi”, per i drammi nel Caucaso meridionale e in varie regioni dell’Africa, per la crisi in Nicaragua che investe in particolare la Chiesa cattolica e, soprattutto, l’angoscia per il conflitto deflagrato in Medio Oriente. A proposito di quest’ultimo ha aggiunto: «Ribadisco il mio appello a tutte le parti coinvolte per un “cessate il fuoco” su tutti i fronti, incluso il Libano, e per l’immediata liberazione di tutti gli ostaggi a Gaza. Chiedo che la popolazione palestinese riceva gli aiuti umanitari e che gli ospedali, le scuole e i luoghi di culto abbiano tutta la protezione necessaria. Auspico che la comunità internazionale percorra con determinazione la soluzione di due Stati, uno israeliano e uno palestinese, come pure di uno statuto speciale internazionalmente garantito per la Città di Gerusalemme, affinché israeliani e palestinesi possano finalmente vivere in pace e sicurezza».

(Foto: Vatican Media/SIR)

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