«Vorremmo analizzare qui i tamponi»

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È lui che coordina gli ospedali di Tortona e Novi. Giuseppe Guerra, commissario per l’emergenza sanitaria, ci porta all’interno di un Covid Hospital

Da due settimane è pienamente operativo il commissario per l’emergenza sanitaria agli ospedali di Tortona e Novi Ligure, Giuseppe Guerra, nominato dalla Regione Piemonte. Fin dal suo arrivo si è prefissato due obiettivi raggiunti in pochissimo tempo: aumentare la capienza dei posti letto all’ospedale di Tortona e riaprire alcuni servizi, dotandoli di tecnologie adatte a fronteggiare la crisi. Attuale direttore sanitario dell’Asl Cuneo 1, che comprende gli ospedali di Fossano, Savigliano e Saluzzo, sta vivendo questa esperienza nell’emergenza come un’ulteriore e stimolante prova professionale e dichiara: «Quando mi è stato proposto l’incarico sinceramente non mi aspettavo la chiamata, ma ho subito compreso come fosse un’occasione necessaria di servizio alla comunità e un’opportunità di esperienza e carriera, per cui ho accettato di buon grado. Devo dire che ho trovato grande collaborazione nel personale ospedaliero, che ha dato prova di grande dedizione e di piena disponibilità ad andare oltre le normali mansioni, facendo turni massacranti e senza mai risparmiarsi».

Quali sono stati i primi interventi?

«Ho trovato una situazione molto bene avviata e grande collaborazione: c’era da lavorare soprattutto sull’articolazione dei reparti perché convertire una struttura in Covid Hospital, in cui pazienti arrivano da varie zone del Piemonte, in poco tempo non è scontato. È stato necessario rimodulare i vari reparti e lavorare per ampliare il numero di posti letto disponibili».

Ad oggi la capienza a quanto arriva?

«Attualmente la dotazione è stata ampliata con 19 posti letto, per arrivare agli attuali 103, ad oggi tutti occupati. C’è l’intenzione di attivare nei prossimi giorni ancora due reparti da 20 e da 7 posti, per arrivare a 130, giudicata la capienza massima per il nosocomio, partendo da 42 precedenti».

La situazione più complessa era sulla rianimazione?

«Era la priorità. Sono stati raddoppiati i posti effettivi di rianimazione, da 6 a 12. I reparti ad oggi sono 4 e hanno minimo 20 letti e massimo 26. La Terapia intensiva era l’elemento più urgente e 12 letti sono l’impegno più grande, con 13 anestesisti e 38 infermieri, su tutti i turni. I reparti sono distribuiti in 27, 24, 21 e 19 letti rispettivamente, per media intensità, per i pazienti che escono dalla rianimazione. Nei prossimi due reparti saranno allestiti letti a bassa intensità, per costruire un percorso di guarigione dei pazienti prima delle dimissioni. È molto più efficace lavorare in reparti piccoli piuttosto che con numeri più ampi».

Cosa può dirci sugli altri servizi ospedalieri?

«Abbiamo ripristinato dopo pochi giorni il day hospital oncologico, una parte della senologia, il laboratorio per la preparazione dei farmaci, la radiologia per i pazienti Covid. Ora l’obiettivo è ripristinare il laboratorio di microbiologia, in modo da avere a disposizione in loco una diagnostica completa».

La costituzione del comitato che coordinerà donazioni e solidarietà va in questo senso?

“È sicuramente una bella notizia e un’opportunità avere con più rapidità, rispetto ai tempi del settore pubblico, le apparecchiature necessarie».

Quali sono le prime necessità?

«Se arriveranno fondi per acquistare le strumentazioni, sarebbe utile avere lo strumento per svolgere in loco l’analisi dei tamponi, oppure il macchinario per la dialisi per i pazienti Covid».

Destinare l’ospedale alla cura del Coronavirus, sacrificando per molti mesi reparti essenziali e il Pronto soccorso, potrà essere un credito che il territorio potrà utilizzare per avere il pieno ripristino anche di reparti che in passato erano stati chiusi o ridotti. È d’accordo?

«È una domanda che esula dalle mie competenze, io sono commissario per l’emergenza sanitaria. I decisori sono e saranno altri. Posso solo dire di avere trovato una struttura efficiente e funzionale, ma non posso dire o fare di più. Comunque auguro ai tortonesi che tale struttura, anche in futuro, possa essere la più completa possibile».

Stefano Brocchetti

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