Neve artificiale? «Uno spreco»

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Il Forum “SentieriVivi4P” considera dannosa per l’ambiente la scelta che è stata fatta a Pian del Poggio. Ma il titolare della seggiovia rassicura: «Nessuno spreco e posti di lavoro garantiti»

Alla fine di un inverno caratterizzato da sparute precipitazioni nevose, a tenere banco da qualche giorno è un’accesa protesta che ha visto protagonista il monte Chiappo, sulla cui vetta, a 1699 metri di altezza, si abbracciano le quattro province di Pavia, Alessandria, Piacenza e Genova.

Domenica 26 marzo circa 100 persone si sono ritrovate a Capannette di Pey, Pian dell’Armà, Caldirola e Capanne di Cosola e sono salite in cima, con bandiere e striscioni, per dire “no” alla neve artificiale. A promuovere la mobilitazione è stato il Forum “SentieriVivi4P”, al quale si sono unite anche altre associazioni e diversi cittadini di Piemonte, Lombardia, Liguria ed Emilia, per chiedere di tutelare la montagna e di non sfruttarla, mettendola in pericolo dal punto di vista climatico. «Gli impianti di innevamento tecnico – affermano i membri del Forum – significano spreco d’acqua e di suolo. Un intervento del genere in un impianto invernale compreso tra i 1300 e i 1700 metri di quota, esposto a Est e sottoposto di frequente ai venti di scirocco provenienti dal mare, appare una scelta poco comprensibile: se è vero che la tecnologia per creare neve si è evoluta, si è, però, acutizzata la crisi idrica e i costi dell’energia sono esplosi».

A scatenare la presa di posizione è stata la decisione del Comune di Santa Margherita di Staffora e della Comunità montana dell’Oltrepò pavese di investire 128 mila euro per creare neve artificiale e prolungare la stagione sciistica che porta a Pian del Poggio, località da dove parte la seggiovia verso il Chiappo, appassionati della montagna da tutto il circondario. Del resto la tendenza climatica degli ultimi anni è di una stagione invernale spesso caratterizzata da vento caldo e da temperature elevate che provocano lo scioglimento delle masse nevose. Giuseppe Raggi, presidente del Forum, dopo aver preso visione del progetto, ha spiegato che l’innevamento comporterebbe «un sofisticato impianto di pompaggio da un minuscolo invaso antincendio presente nel centro abitato di Pian del Poggio, seguito dalla posa di 260 metri di tubatura lungo il finale delle piste, realizzando, all’inizio e lungo la tubatura, un totale di tre pozzetti a cui in futuro potranno essere allacciati i generatori di neve artificiale». Alessandro Custolari, titolare dell’impianto, da parte sua, ha precisato che «il progetto è stato redatto da ingegneri che hanno studiato le temperature della stazione meteo dell’Arpa del passo del Giovà per 7 anni e che non ci sarà spreco di acqua poiché quando la neve artificiale di scioglierà, l’acqua finirà in un laghetto a valle e alimenterà in maniera costante il terreno senza far danni». Questa, a suo avviso, è l’unica alternativa per non chiudere e per «non perdere tanti posti di lavoro». Per gli organizzatori della giornata in vetta, prolungare l’inverno a tutti i costi si traduce in uno spreco d’acqua, di energia e di suolo in nome di uno sport come lo sci che rischia di essere «non più sostenibile» a causa dei cambiamenti climatici. Legambiente ha inserito il progetto di Pian del Poggio nel suo report nazionale intitolato “Neve diversa”, dedicato al turismo invernale nell’era della crisi climatica e lo considera fra i casi nazionali di «accanimento terapeutico». I membri del Forum “Sentierivivi4P”, e i loro sostenitori, sono contrari all’innevamento artificiale, ma si schierano a favore di una fruizione responsabile della montagna e soprattutto sono per la creazione di un parco interregionale delle 4 province e per l’estensione della vicina zona di protezione speciale del monte Ebro. Esiste, infatti, già dagli inizi degli anni Duemila, la “Zona di protezione speciale dorsale Ebro-Chiappo” tra Cabella Ligure e Fabbrica Curone”, istituita dall’Unione europea per tutelare un luogo di nidificazione di numerosi uccelli e un’area di sosta per la migrazione. Le altre zone sono: la Zona Speciale di conservazione (Zsc) “Massiccio dell’Antola-Monte Carmo-Monte Legnà”, che comprende il Parco Naturale dell’Alta Val Borbera, la Zsc “Val Boreca Monte Lesima” nel piacentino, la Zsc “Parco dell’Antola” nel Genovesato e la Zsc “Monte Alpe” nel Pavese, oltre ai siti di importanza comunitaria “Pietra Corva – Sassi Neri” e “Le Torraie – Monte Lesima”. Il Forum, inoltre, sta provando a contattare scuole e università per coinvolgerle nella proposta di un futuro Parco e auspica che all’iniziativa si uniscano anche le Amministrazioni locali, «perché servono dati rigorosi per ottenere un eventuale interessamento dell’Unione Europea e di altre istituzioni». Sabato scorso, nella biblioteca di Varzi, “SentieriVivi4P” ha presentato il libro Inverno liquido, che è “un lungo reportage dalle terre alte, Alpi e Appennino, per raccontare le stazioni sciistiche del nostro Paese, dove imprenditori e amministratori locali, operatori e testimoni del mondo della montagna analizzano i fallimenti, spiegano i percorsi di riconversione, fotografano i sogni di rinascita”. Il testo, opera di Maurizio Dematteis e Michele Nardelli, è un prezioso strumento di conoscenza e di riflessione su questioni che riguardano le 4 Province. L’iniziativa è stata l’occasione per avviare «un dibattito franco ma costruttivo intorno alla realtà presente e futura delle nostre valli, – ha raccontato Raggi – in continuità con i due convegni promossi dal Forum nel 2022 e con la camminata sul monte Chiappo del 26 marzo».

d.c.

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