L’appello di Italia Viva

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Ai sindaci di Broni e Stradella e al Direttore Generale di ASST Pavia

Il coordinamento di Italia Viva Oltrepò Orientale richiama l’attenzione dei cittadini sulla situazione dell’ospedale Broni-Stradella e, soprattutto, rivolge un appello ai responsabili del suo funzionamento per riattivarne la piena capacità operativa.

Nonostante siano trascorsi quasi cinque mesi da quel 6 giugno, giorno in cui – dopo ben 109 giorni – la struttura è stata dichiarata covid-free, il punto nascite risulta ancora “chiuso per Covid”, costringendo le partorienti a ricoverarsi presso il “San Matteo” di Pavia o l’ospedale di Voghera.

Il giudizio che hanno espresso molte donne che hanno partorito nel nostro ospedale è molto positivo sia per le prestazioni tecnico-professionali sia per il rapporto umano interallacciato con gli operatori. Il tutto in un regime di alta qualità nell’accoglimento, permanenza e ricovero attuati in regime di prestazioni alberghiere. Questi sono fra i motivi per cui molte donne prediligono la nostra struttura sanitaria, senza tralasciare il discorso della prossimità chilometrica, indispensabile per le famiglie. Non si può infatti pensare che un ospedale nuovo, costruito soli dieci anni fa, con un bacino di utenza attorno ai 40.000  abitanti, ai quali si aggiungono utenti provenienti dal basso Pavese, il Casteggiano, e addirittura da altre province e regioni quali l’Emilia, venga privato delle fondamentali sue funzioni originarie. Le gestanti che hanno partorito nell’Ospedale Unificato Broni Stradella in questi ultimi anni hanno superato il numero di cinquecento all’anno, soglia minima prevista per legge per mantenere in vita il punto nascite. Attualmente la situazione prevede la presenza attiva di ambulatori solo per impegnative U/B, mentre tutte le altre necessità diagnostiche per cure, prevenzione, controlli, sono limitate. Si compromettono così le prestazioni sanitarie per un’ampia fascia della popolazione affetta da gravi patologie che si è trovata costretta – e si trova tutt’ora, salvo l’aver deciso di sottoporsi a trattamenti sanitari in altre strutture – a interrompere o ritardare interventi o cure mediche e chirurgiche. È inaccettabile, quindi, che, nonostante siano stati riattivati tutti i reparti di Medicina e Lungodegenza riabilitativa, rimanga invece sempre aperta l’ipotesi della definitiva soppressione del punto nascite.

Inoltre Chirurgia, Ortopedia e l’eventuale ripristino del punto nascite, quand’anche venissero riattivate, si troveranno ad operare in gravissima difficoltà causa default del servizio anestesia che ancora oggi pesa per la difficoltà congenita nel disporre dei medici anestesisti. La competenza direzionale per tale servizio è in capo al primario di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Voghera che è responsabile del servizio anche per il nostro ospedale.

Originariamente erano altresì previsti 2 letti di TIPO (Terapia Intensiva Post Operatoria), in assenza del servizio di Rianimazione, che però non sono mai stati attivati dalla Regione per la mancata presenza di anestesisti e personale addetto concentrati tutti sul presidio HUB di Voghera: attualmente sarebbero elementi necessari e indispensabili in vista della ripresa del Covid-19. (…) Il nostro ospedale deve essere nel più breve tempo possibile del tutto riattivato in modo che cessi l’attuale perdurante nocumento per la popolazione del territorio.

Tali servizi potrebbero, infine, essere ampliati e potenziati approfittando dell’opportunità offerta dal Mes.

Il coordinamento di Italia Viva

Oltrepò Orientale

Il Comitato

“Zenevredo Colline Oltrepò Pavese”

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