L’asilo, casa delle «Piccole Figlie del Sacro Cuore»

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Un rapporto d’affetto durato 95 anni tra la scuola dell’infanzia di Basaluzzo e la Congregazione delle religiose che hanno lasciato la struttura

Purtroppo arriva anche il momento dei congedi, sperando che non siamo definitivi.

Per motivi legati soprattutto all’emergenza sanitaria, le «Piccole Figlie del Sacro Cuore» di Sale hanno lasciato la scuola dell’infanzia, per tutti ancora l’asilo e basta, di Basaluzzo. E dire che il paese era stato il primo approdo apostolico delle consorelle, nel 1925, fuori dalla Casa Madre di Sale, l’anno dopo la loro fondazione, per opera di don Amilcare Boccio, affiancato da appena quattro religiose, madre Guglielmina Remotti, poi Madre generale, suor Ines Goggi, suor Pierina Leoni e suor Teresa Soncini.

Don Pietro Bisio, il parroco di Basaluzzo del tempo, era in amicizia con don Barco, rettore del seminario di Stazzano, il cui direttore spirituale era proprio don Boccio, che mandò le prime consorelle all’asilo: da allora si sono alternate per reggere questa istituzione e coadiuvare la Parrocchia, fino ai giorni scorsi.

Ma perché l’asilo di Basaluzzo necessitava di personale nel lontano 1925, essendo stato fondato molto prima, nel 1911?

Per la ricostruzione dettagliata dei fatti, corredati di foto, documenti e testimonianze, viene in aiuto un libretto senza edizione, Cent’anni a braccia aperte, scritto in amicizia come gesto di riconoscenza e memoria collettiva per il centenario di fondazione dell’ente morale nel 2011, messo insieme da un gruppo di giovani attivi nelle associazioni locali, come la Società di Mutuo Soccorso, con il patrocinio della Provincia di Alessandria e del Comune di Basaluzzo e il supporto di molte aziende e attività locali.

Due sono i protagonisti della vicenda, che ancora oggi danno il nome all’asilo: don Bartolomeo Pellucchi e il commendatore Giovanni Paleari.

Il primo lasciò, con testamento olografo, il proprio patrimonio alla Parrocchia per la costruzione di una scuola per l’infanzia, il secondo la villa nella quale sarebbe stata ospitata. Dopo diverse e prolungate controversie ereditarie, la villa signorile di Paleari, appena fuori il paese, vicino alla linea dell’allora tranvai, incominciava la sua attività educativa e religiosa grazie all’arrivo delle «Piccole Figlie» di Sale.

Parte così una storia bellissima che vede un luogo di amore, crescita e serenità infantile animarsi come nucleo affettivo di Basaluzzo per tante generazioni. L’asilo è sempre stato retto da un Consiglio di Amministrazione presieduto dal parroco.

Tanti alunni, da bambini e poi accompagnatori di figli e nipoti, hanno visto in quella villetta rosa che si erge al sommo di una piccola salita il posto del cuore e della cura tenera e gratuita, materna insomma, ai più piccoli e preziosi.

Non va neppure dimenticato un aspetto che si rischia di dare per scontato: le consorelle hanno dato un contributo in termini sociali, di welfare, gratuito e fondamentale. L’articolo 2 dello Statuto dice: «La Scuola Materna ha per iscopo di accogliere e custodire gratuitamente nei giorni feriali i bambini poveri di ambo i sessi del Comune di Basaluzzo, dell’età dai tre ai sei anni, e di provvedere alla loro educazione fisica, morale ed intellettuale, nei limiti consentiti dalla loro tenera età. Rimanendo posti disponibili, dopo l’ammissione dei poveri, possono essere ammessi anche i bambini non poveri, verso il pagamento di una retta da stabilirsi dal Consiglio di Amministrazione». Un programma di inclusione sociale, economica ed educativa, come si direbbe oggi.

Nella memoria di tutti i ricordi di quella prima socialità che non discriminava e accoglieva indistintamente: i giochi, gli asciugamani personalizzati, le sedioline davvero minuscole a rivederle dopo, la buca all’aperto con la sabbia, i pasti condivisi, i sapori indelebili di certi piatti, la dolcezza delle suore (ognuno avrà le sue preferite), lo stare insieme in quel giardino di fioritura perenne che è l’infanzia.

Un pensiero particolare a don Aldo Tacchino, parroco per quasi 45 anni, che, insieme a tutti i lavori svolti per la sua amata Parrocchia, materiali e morali, ha sempre avuto una predilezione per l’asilo, custodito e protetto come un bambino speciale.

Don Aldo, quando parlava dell’asilo, si illuminava di gioia.

Le parole di mons. Boccio messe in esergo racchiudono il portato evangelico di una missione: «Abbiate per i bambini una tenerezza materna, sono i tesori, i prediletti, i beniamini di Dio».

Davide Ferreri

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