«La volontà di Dio è volontà di verità per il lavoro»

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Il 19 marzo la celebrazione del vescovo per la solennità del patrono dei lavoratori

TORTONA – Per il secondo anno consecutivo, in occasione della solennità di San Giuseppe, patrono del mondo del lavoro, Mons. Guido Marini, ha invitato le direzioni e le maestranze delle fabbriche e delle aziende operanti sul territorio della Diocesi a partecipare alla S. Messa che ha presieduto il giorno della festa, martedì 19 marzo, alle ore 18.30 in Cattedrale. All’inizio della celebrazione, animata dai canti della Corale della Cattedrale diretta da Daniela Menditto e accompagnata all’organo da Enrico Vercesi, ha preso la parola don Costantino Marostegan, al quale da molti anni è affidata la Pastorale del lavoro diocesana. Il sacerdote ha ringraziato il vescovo per aver voluto questo momento di condivisione e di preghiera e per la sua paterna vicinanza alle realtà lavorative presenti nella Chiesa locale. Ha, poi, citato le parole che il documento conciliare Gaudium et spes aveva dedicato al lavoro, ricordando come questo “si associa all’opera redentiva di Cristo”. A sua volta, Mons. Marini ha espresso gratitudine a don Marostegan per il suo impegno, che porta avanti con entusiasmo, e ha salutato con affetto don Francesco Larocca, provicario generale e le numerose persone intervenute, tra cui il sindaco di Francavilla Bisio Lucio Bevilacqua, il presidente di Assolombarda dell’Oltrepò Pavese Marco Salvadeo e il presidente dei “Maestri del Lavoro” della Provincia di Alessandria, il console Giovanni Casaleggio. Nell’omelia, il vescovo ha invitato tutti i presenti a mettersi alla scuola di san Giuseppe, soffermandosi su tre aspetti del brano del Vangelo del giorno dell’evangelista Matteo (Mt 1,16.18-21.24), in cui si narra come al santo fu dato l’annuncio della nascita di Gesù. Il primo è legato al messaggio dell’angelo che dice a Giuseppe: «Lo chiamerai Gesù». «Dando il nome, Giuseppe entra in una relazione unica, profonda, familiare con il Bambino Gesù. Anche nel mondo del lavoro– ha detto il vescovo – avere una relazione profonda, intima personale con il Signore significa, come ricorda il Concilio Vaticano II, scoprire se stessi, la propria intima vocazione e, dunque, comprendere fino in fondo quale è la dignità del lavoro e che cosa significa lavorare crescendo in umanità, rendendo l’essere nel lavoro un tempo di grazia». Il secondo aspetto evidenziato è stato il fatto che il Vangelo descrive Giuseppe come “un uomo giusto in segreto”, che «opera il bene nella discrezione, perché sa che anche nel segreto lo sguardo di Dio lo raggiunge». Dal punto di vista lavorativo questo insegna che “nel segreto” si è chiamati a essere giusti e «non pensare di poter operare dei soprusi, delle ingiustizie, nei confronti di coloro che condividono la fatica e la quotidianità del lavoro». Infine, ha sottolineato la capacità di Giuseppe di fare la volontà di Dio. È, dunque, importante essere consapevoli che «la volontà di Dio è volontà di verità e di amore per l’uomo e anche per il lavoro dell’uomo, perché Dio non toglie nulla, ma è a favore dell’uomo e del suo lavoro». Al termine Mons. Marini ha salutato personalmente e con affetto datori di lavoro, maestranze e dipendenti.

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