La “ragazza dei tre cuori” a Novi Ligure per l’AIDO

Visualizzazioni: 1097

Cristina Zambonini ha raccontato la sua esperienza

NOVI LIGURE – Venerdì 17 gennaio, presso il Museo dei Campionissimi, si è svolto il convegno sul tema “Vi presento il mio terzo cuore. L’importanza della donazione di organi, tessuti e cellule”, promosso dall’AIDO novese “Sezione “Frederick”.

Sono intervenuti Anna Guermani, coordinatore regionale delle donazioni e dei prelievi di organi e tessuti, Francesco Lemut, direttore del Dipartimento strutturale Emergenza-Urgenza dell’ASL Alessandria e Andrea Audo, direttore della struttura di cardiochirurgia dell’Ospedale “S.S. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo” di Alessandria.

La giornata si è conclusa con la testimonianza di Cristina Zambonini, presidente e cofondatrice dell’associazione “Cuori 3.0”, conosciuta come “la ragazza dei tre cuori”. La chiamano “la ragazza dei tre cuori”, perché ha vissuto due volte il percorso del trapianto cardiaco, lei è una designer di 34 anni originaria di Domodossola, piena di energia, di voglia di vivere e di altruismo.

Il 15 dicembre 2017 Cristina e le sue sei migliori amiche hanno fondato “Cuori 3.0, onlus” per sostenere coloro che sono in attesa di trapianto cardiaco o hanno vissuto questo percorso e per le loro famiglie. L’associazione nasce da una promessa che lei aveva fatto a se stessa dopo il primo trapianto, avvenuto nel 2006, quando aveva vent’anni e aveva scoperto di avere una cardiomiopatia dilatativa fulminante. In quel momento Cristina non immaginava che il 26 febbraio 2017, si sarebbe trovata nuovamente ad affrontare il percorso del trapianto: anche questo secondo intervento, come il primo, si è svolto all’ospedale “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo. Durante la degenza ha deciso di fondare l’associazione. Tra gli obiettivi di “Cuori 3.0” c’è in primo luogo la sensibilizzazione sul tema della donazione, ma anche la raccolta fondi per progetti e donazioni all’ospedale bergamasco e per potenziare attività legate ai trapianti, come la degenza post trapianto.

Per i suoi trapianti Cristina ha dovuto aspettare molto poco, ma è consapevole che dopo non c’è una guarigione, ma “un compromesso felice con la vita”.

La sua famiglia è sempre stata a favore della donazione e suo papà è iscritto all’AIDO da quando aveva 18 anni. «La malattia cardiaca che arriva al trapianto ti dà l’opportunità di capire cosa significhi essere a un passo dalla morte e tornare come nuova» spiega Cristina che come risposta inconscia cerca di fare quante più cose possibili, come scalare il Monte Rosa, impresa che ha già fatto con il secondo cuore e come proverà a fare anche con il terzo.

Daniela Catalano

(foto: Dino Ferretti)

Commenti: 0

Il tuo indirizzo mail non sarà reso pubblico. I campi obbligatori sono segnati con *