Iperdì di Cigognola: “Lavoriamo in un supermercato vuoto”

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La crisi occupazionale dei 30 dipendenti

CIGOGNOLA – Ci sono trenta persone che ogni giorno si recano sul posto di lavoro e regolarmente timbrano il cartellino. Lo fanno pur sapendo in partenza che avranno poco da fare, che sarà un’altra giornata pervasa da incertezza e dolore.

Stiamo parlando dei dipendenti dell’Iperdì, storico supermercato di Cigognola, che sta vivendo ormai da mesi una situazione di grave crisi, insieme agli altri negozi della catena, per la quasi totalità ormai chiusi, fatta eccezione per quelli di Gozzano in provincia di Novara e appunto di Cigognola che continuano a rimanere aperti.

Nel grande market di Cigognola gli scaffali sono pressoché vuoti da quando, circa all’inizio dell’anno, è iniziata a mancare la merce e i buchi si sono fatti progressivamente più ampi fino ad oggi quando il bianco dei bancali vuoti dà un senso di desolazione e di abbandono.

E così anche i clienti se ne sono andati, lasciando uno dei supermercati simbolo di questo territorio che per tanti anni ha reso un servizio prezioso ai cittadini.

Ma la desolazione più grande è quella che ha trovato stabile dimora nei trenta dipendenti che ostinatamente continuano ad amare il loro posto di lavoro, il luogo che è la loro stessa vita e che ora attendono risposte certe e chiare sul loro futuro. Gente che ormai è stanca di aspettare notizie che da troppo tempo non arrivano.

“È da gennaio – precisano – che ci assicurano che si è vicini alla ripartenza. È da mesi che continuiamo a sentir parlare di trattative per la cessione o l’affitto, ma poi di concreto non si vede nulla”. Oltre alla merce, a non arrivare è pure lo stipendio che è un ricordo ormai da tre mesi: agosto, settembre, ottobre.

“È una situazione insostenibile – continuano – che si ripercuote sulle nostre famiglie. Non sappiamo fino a quando potremo resistere”.

Tuttavia, quello che colpisce di più in queste persone è la loro grande dignità: “Certo la questione economica è fondamentale e la mancanza dello stipendio si fa sentire, ma quello che ci angoscia maggiormente è il vedere ridotto così questo posto che abbiamo visto nascere e crescere.

Non ci fa dormire la notte non avere certezze, noi vogliamo solo risposte chiare. Noi continuiamo a tenere aperto questo punto vendita perché è la nostra vita, perché da tanti anni ogni giorno teniamo fede ai nostro obblighi”.

Nel buio del presente, riescono pure a sperare: “All’interno di ognuno di noi c’è la speranza di una rinascita”. “Oggi – raccontano ancora – non è entrato nessuno. È questo lavoro? Ma soprattutto è vita questa?

In casa non si parla d’altro, la nostra vita sociale al di fuori di qui è azzerata, non riusciamo a progettare un domani”. Ascolti e pensi al dolore che hanno dentro, al senso di umiliazione che quotidianamente devono sopportare. “Da settembre – aggiungono – non abbiamo il direttore e ci dobbiamo così far carico di responsabilità che non sono nostre, ci troviamo a risolvere emergenze che non spetterebbe a noi affrontare. Ma lo facciamo perché vogliamo bene a questo posto”.

“L’Amministrazione comunale di Cigognola – precisano – ci è vicina, si informa e sta facendo di tutto. Così come le rappresentanze sindacali”.

Il 31 ottobre si è tenuto a Roma un incontro al Ministero dello sviluppo economico dove si è parlato della situazione di tutta la catena. Un incontro interlocutorio che, almeno per la situazione di Cigognola, ha sortito poche novità. Infatti i lavoratori di Cigognola non potranno accedere alla cassa integrazione straordinaria prevista dal decreto Emergenze in quanto il punto vendita occupa meno di 50 addetti. Ma è sempre la dignità ad emergere. “Non vogliamo gesti di sussistenza, vogliamo solo lavoro”, mi dicono con le lacrime agli occhi.

Rimane poco da aggiungere se non, anche da queste colonne, la richiesta a chi di dovere di riposte chiare che non possono e non devono ulteriormente tardare ad arrivare.

Ne va della dignità e del futuro di questi trenta uomini e donne che desiderano solo lavorare. E sperare.

Marco Rezzani

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