«Credo che ogni cosa possa diventar facile»

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La Libreria Ticinum Editore di Voghera ha ristampato Il Dante dei piccoli di Dino Provenzal. Presto sarà regalato a tutti gli alunni delle scuole cittadine

Nell’anno dantesco, che ormai sta per concludersi, la Libreria Ticinum Editore di Voghera, diretta da Elisabetta Balduzzi, ha deciso di ripubblicare Il Dante dei piccoli di Dino Provenzal (pp. 224, euro 16).

L’opera è stata presentata sabato scorso alla Biblioteca Ricottiana, rinnovata nella veste grafica grazie alle tavole a colori di Gustave Doré, rielaborate dallo scrittore Guido Conti.

La prima edizione, risalente al 1922 in occasione del precedente anniversario, è stata proposta dalla casa editrice La Voce, legata all’importante rivista fiorentina di inizio secolo fondata da Giuseppe Prezzolini e Giovanni Papini. Nel corso dei decenni il libro ha avuto diverse ristampe per le edizioni Sei e Paravia di Torino ed era stato adottato nelle scuole su indicazione del Ministero della Pubblica Istruzione per le Biblioteche Magistrali e Popolari. Su questo testo molte generazioni di piccoli lettori si sono avvicinati alla Divina Commedia.

Uno zio, Pietro de Caesaris, figura ricorrente nelle novelle e nei racconti di Provenzal e suo stesso alter ego, narra ai nipoti, durante alcune passeggiate, la vita di Dante e il viaggio ultraterreno da lui compiuto attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. La lingua, a distanza di un secolo, è ancora chiara, fresca e leggibile; le poche parole che potranno suonare strane ai giovani lettori sono la patina del tempo che però non intacca la qualità e la piacevolezza dell’opera.

Estremamente moderna è l’attenzione rivolta ai ragazzi e l’intento pedagogico traspare dalle pagine del libro. «Io credo che ogni cosa possa diventar facile, e se non ci si riesce la colpa è di chi spiega» – afferma lo zio Pietro. Lo stesso Provenzal nella premessa ricorda che fin dall’antichità ai fanciulli venivano esposti, sia pure semplificati, i classici della letteratura: la Bibbia e i poemi epici, Iliade, Odissea ed Eneide. E Giuseppe Lombardo Radice, grande figura della pedagogia italiana, parlando del volume sottolineava proprio che la gerarchia del-le letture a seconda dell’età è un principio diseducativo; le grandi o-pere sono per tutti ed è fondamentale che i ragazzi siano “preparati” alla loro lettura. E Dino Provenzal ci è riuscito.

La ripubblicazione de Il Dante dei piccoli offre la possibilità di riscoprire anche il suo autore; figura di primo piano del panorama culturale di inizio Novecento, autore di novelle, racconti, saggi critici e di un fortunatissimo commento alla Divina Commedia, pubblicato la pri-ma volta nel 1937 da Mondadori e poi riproposto nelle edizioni scolastiche, su cui molte generazioni di studenti si sono approcciati al poe-ma dantesco. Collaboratore de Il giornalino della domenica di Vam-ba e del Corriere dei piccoli di Silvio Spaventa, fine umorista e intellettuale, amico di importanti lettera-

ti e critici del secolo scorso, nonché insegnante, fu costretto ad abbandonare l’incarico di preside del Liceo Grattoni di Voghera quando entrarono in vigore, nel 1938, le leggi razziali.

Provenzal non mancherà mai di sottolineare il suo essere italiano; suo padre Aristide, massone livornese, ricevette dall’amico Mazzini nientemeno che il prezioso manoscritto foscoliano del Discorso sul poema di Dante e lo depositò alla Biblioteca Labronica di Livorno. Spirito di appartenenza a radici comuni e un forte senso di italianità traspaiono anche ne Il Dante dei piccoli. Parlando dei resti del poeta, così lo zio risponde ai nipoti: «Che sia a Ravenna o a Firenze è lo stesso, perché tanto qui che lì è sempre Italia, è sempre patria nostra».

Matteo Basora

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