Comunità unite nell’ascolto sinodale
Spazio Vicariati. Le catechesi per adulti nel Vicariato di Arquata-Serravalle
SERRAVALLE SCRIVIA – In occasione dell’anno giubilare, dando seguito alle istanze formative emerse dal lavoro sinodale di questi ultimi anni, è stato proposto un ciclo di catechesi sul tema “Cristo nostra speranza”. Il percorso è iniziato per tutta la Diocesi, con l’incontro tenuto dal biblista don Claudio Doglio, presso il centro “Mater Dei” nell’ottobre del 2024; successivamente ogni vicariato ha proseguito in autonomia le tappe di un programma predisposto, nelle sue linee generali, dal vescovo insieme ad alcuni collaboratori, inserito nell’anno liturgico e volto a indagare sui principali momenti della vita di Cristo: incarnazione, passione e resurrezione. Nel vicariato ci sono stati due incontri con il taglio catechistico consueto: quello con relatore don Luca Gatti (“Ave Croce unica speranza”) nel mese di gennaio 2025 e quello conclusivo di don Carlo Bolchi (nella foto) del 24 maggio scorso a Montespineto (“Il Risorto compimento della speranza”). In particolare don Luca, prendendo l’avvio da una frase di papa Francesco pro- nunciata nell’udienza generale del 12 aprile 2017, ha riflettuto sulla speranza costituita non tanto dalla croce in sé stessa, ma da Colui che su di essa è salito per amore nostro; un amore talmente sconfinato per tutti, per sempre e soprattutto da sempre (cioè annunciato, quindi attestato, dalle Scritture), che diventa la base sicura di ogni nostra speranza. Don Carlo si è concentrato sulla realtà dei regni ultraterreni (a cominciare dal Paradiso promesso al “buon ladrone”) e sulle varie manifestazioni del Risorto ai discepoli, per riflettere anche sulla nostra futura condizione di vita. Il Consiglio di vicariato ha voluto fare ulteriore tesoro della recente esperienza sinodale, conservando, per due incontri, la modalità della “conversazione spirituale”. Gli interventi frontali si sono alternati a laboratori di approfondimento delle catechesi stesse, in cui si è praticato l’ascolto e l’accoglienza vicendevoli e sperimentato, attraverso la conoscenza reciproca, un maggiore senso comunitario. La vita di fede generalmente si sviluppa soprattutto nella verticalità del rapporto individuale, piuttosto che sull’asse orizzontale di un’esperienza fraterna; ci si ritrova in gruppo con obiettivi concreti da raggiungere, molto concentrati sul “fare”, ma senza condividere veramente qualcosa di noi. Quando questa opportunità viene offerta, sboccia sempre un vivo sentimento di gratitudine e di stupore nel vicendevole scoprirci e riconoscerci. Ed è ciò che è capitato nei gruppi dei partecipanti ai laboratori, seppure con un’intensità variabile tra un gruppo e l’altro, trattandosi di sintonie tanto più delicate quanto più coinvolgono l’intimità di ciascuno. La preparazione stessa delle serate è stata molto coinvolgente per l’intera équipe e ha comportato un apprezzabile grado d’impegno, anche organizzativo, volto a favorire un clima accogliente di scambio autentico e di comunione. Per suggellare la dimensione comunitaria di questo nostro cammino annuale, dopo l’incontro con don Carlo, c’è stato il pranzo conclusivo organizzato dai volontari del santuario di Montespineto, dove ancora una volta si è assaporato, oltre al buon cibo, la piacevolezza del vivere insieme che è benedizione del Signore.
Alessandro Roveda