Perché un giorno dedicato alla Parola?

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Il Papa ha stabilito che la terza domenica del Tempo Ordinario sia riservata alla divulgazione della Parola di Dio. Sabato 25 gennaio, in cattedrale a Tortona, dalle ore 20.30, la lettura continuata del Vangelo di Matteo

«L’ignoranza delle Scritture è l’ignoranza di Cristo».

Questa affermazione, attribuita a San Girolamo, la troviamo nella “Dei Verbum” (“La Parola di Dio”), uno dei documenti basilari del Concilio Vaticano II, approvato dal Papa Paolo VI e dai Padri conciliari il 18 novembre 1965.

La stessa affermazione viene ripresa dalla lettera apostolica di Papa Francesco “Aperuit illis” (“Aprì loro”), pubblicata il 30 settembre 2019, memoria liturgica di San Girolamo, e che inizia con queste parole: “Aprì loro la mente per comprendere la Scrittura” (Lc 24,45).

Lo scopo di questa lettera è di richiamare la relazione vitale per l’identità cristiana tra il Risorto, la comunità dei credenti e la Sacra Scrittura.

Come può l’uomo avere accesso a Dio?

La fede cristiana risponde in prospettiva storica. Da sempre Dio si rivela, cioè si rivolge agli uomini, con parole ed eventi attestati dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione viva della Chiesa. Anche oggi questa comunicazione avviene nella storia: “Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé” (DV n. 2).

La rivelazione di Dio nella storia umana ha un centro che è l’evento e la persona di Gesù.

È il Signore che ci introduce a comprendere in profondità la Sacra Scrittura; ma è altrettanto vero che la Sacra Scrittura ci rivela il senso degli eventi della missione di Gesù e della sua Chiesa nel mondo.

Per aiutare il popolo di Dio ad accogliere sempre meglio questo dono, il Papa stabilisce che la terza domenica del Tempo Ordinario (nel 2020 il 26 gennaio) “sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio” che ci permette di comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da questo dialogo costante di Dio con il suo popolo.

Anche a noi il Risorto desidera aprire il tesoro della sua Parola, per diventare a nostra volta nel mondo annunciatori di questa inestimabile ricchezza.

Non si tratta di esaurire questo impegno nella sola domenica prescelta: “il giorno dedicato alla Bibbia vuole essere non ‘una volta l’anno’, ma una volta per tutto l’anno, perché abbiamo necessità di diventare familiari e intimi della Sacra Scrittura e del Risorto”.

La Chiesa ha sempre spezzato il Pane della Parola nella celebrazione dei sacramenti e in modo eminente nella celebrazione dell’Eucarestia: “Accostandoci all’altare e prendendo parte al banchetto eucaristico noi comunichiamo realmente al corpo e al sangue di Cristo. La proclamazione della Parola di Dio nella celebrazione comporta il riconoscere che sia Cristo stesso ad essere presente e a rivolgersi a noi per essere ascoltato” (Benedetto XVI, Esortazione apostolica “Verbum Domini”, 56).

L’omelia in particolare riveste una funzione del tutto peculiare, perché possiede “un carattere quasi sacramentale” (cfr .“Evangelii gaudium”, 42).

La comunità cristiana vive altri momenti in cui si concentra sul grande valore della Parola di Dio; esistono iniziative che rendono sempre più accessibile la Sacra Scrittura ai credenti: lettura meditata dei libri biblici, corsi di approfondimento su tematiche bibliche, incontri che sviluppano l’accostamento alla Sacra Scrittura con il metodo della “lectio divina”.

La Bibbia appartiene alla Chiesa, comunità convocata per ascoltare e riconoscersi in quella Parola: è questo l’elemento unificante che fa di noi un solo popolo. Come cristiani, insieme camminiamo nella storia guidati dal Signore che ci parla e ci nutre.

“La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo di Cristo” (DV, 21): è sempre il crocifisso risorto che apre la mente e il cuore a riconoscere la sua azione salvifica e a farcene dono.

San Paolo, nella Seconda Lettera a Timoteo, raccomanda al suo fedele collaboratore di frequentare costantemente la Sacra Scrittura, “ispirata da Dio, utile per insegnare, convincere, correggere ed educare” (3,16).

L’ispirazione della Sacra Scrittura fa emergere la finalità salvifica: ciò che insegna è la verità che Dio ha consegnato a noi per la nostra salvezza; è la storia della salvezza con cui Dio parla ed agisce per toglierci dal male e donarci la sua intima amicizia.

Lo Spirito di Dio trasforma la parola umana presente nella Bibbia in Parola vivente di Dio, dinamica e spirituale. È lo stesso Spirito che accompagna la formazione della Sacra Scrittura e che continua la sua azione in coloro che leggono e intrepretano la Parola sia quando viene insegnata, sia quando viene interpretata autenticamente e quando “ogni credente ne fa la propria norma spirituale”.

La Parola di Dio è una Parola incarnata: “le parole di Dio, espresse con lingue umane si sono fatte simili al parlare dell’uomo come già il Verbo dell’eterno Padre, avendo assunto la debolezza dell’umana natura, si fece simile all’uomo” (DV 13). Dio ci comunica la sua Parola nella storia, fatta di avvenimenti e di parole. La storia del popolo di Israele, di Gesù, della Chiesa ci parla in modo concreto di ciò che Dio vuole dirci.

La Sacra Scrittura, proprio perché è Parola di Dio in linguaggio umano affidata alla Chiesa, comporta un doppio livello di lettura: la ricerca del senso letterale del testo ovvero ciò che lo scrittore ha voluto dirci usando delle sue capacità umane e la ricerca di ciò che Dio ha voluto manifestarci con quelle parole. Ed è sempre lo Spirito che è all’opera nel recupero dell’articolazione tra i diversi sensi scritturistici “per cui diventa decisivo cogliere il passaggio tra lettera e spirito”: la Scrittura trascende se stessa quando nutre la vita dei credenti (cfr. “Verbum Domini”, n. 38).

Sacra Scrittura e Tradizione, che è anch’essa Parola di Dio, sono insieme l’unica fonte della Rivelazione.

La Tradizione della Chiesa parte e fa continuamente riferimento alla Sacra Scrittura; il carattere scritto della Bibbia nulla toglie al suo essere pienamente parola viva.

Questa Parola viva ci provoca continuamente: ci invita a parteciparla a quanti incontriamo nella nostra vita, ci ricorda quanto sia difficile per noi viverla con coerenza e quindi ci stimola a non accostarla mai con assuefazione; ci ricorda sempre l’amore del Padre che chiede ai figli di vivere nella carità.

Papa Francesco ci richiama alla responsabilità che i credenti hanno nella conoscenza della Sacra Scrittura e nel mantenerla viva attraverso un’opera di trasmissione e di comprensione, perché la vita della Chiesa ricerca il suo senso nelle diverse condizioni in cui viene a trovarsi.

Mario Bonati – Vicario Generale

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