“Il trapianto è vita”

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Donare gli organi è un gesto di amore e di civiltà. Oggi ci viene chiesto se siamo a favore

della donazione anche quando richiediamo in Comune il documento d’identità

Ne parliamo con due chirurghi: il dottor Massimo Abelli e la dottoressa Elena Ticozzelli dell’Unità trapianti di rene del policlinico “San Matteo” di Pavia, padiglione DEA, che sono stati tra i fondatori dell’associazione “Trapiantami un sorriso”

 

PAVIA – Un sorriso si può donare, certo. Ma trapiantarlo? Esiste un’associazione che si chiama “Trapiantami un sorriso”. Un nome che, di suo, sarebbe già la risposta alla mia domanda. Non bisogna cercare lontano: la sede è a Pavia, presso il policlinico “San Matteo”. Così ci sono andato. Volevo capire meglio.

 

La ricerca scientifica si è spinta tanto in avanti da aver trovato la cura per la felicità? Basta persone tristi, malinconiche, corrucciate?

In realtà l’associazione, costituita da un numeroso gruppo di persone appartenenti a vario titolo alla società civile, focalizza l’attenzione sulla donazione degli organi e sulla ricerca in ambito trapiantologico. Mi trovo al Padiglione DEA, nel reparto di Chirurgia Generale, Unità trapianti di rene, proprio per approfondire un tema che non smette mai di essere di grande attualità. Lo faccio con il dottor Massimo Abelli e la dottoressa Elena Ticozzelli che fanno parte, insieme a tanti altri colleghi di numerose unità del policlinico, di “Trapiantami un sorriso”. Entrambi da parecchi anni si occupano del programma di trapianto di rene cioè di curare tutti quei malati che per motivi diversi devono affrontare la dialisi per poter sopravvivere. Il loro è un impegno quotidiano, scrupoloso e professionale, accanto ai pazienti che hanno subito il trapianto o che sono in attesa di sottoporsi all’intervento, con i quali “si creano legami che durano per tutta la vita”.

 

Ma qual è la situazione dei trapianti e delle donazioni in Italia e, nello specifico, al “San Matteo”?

Stando ai dati in nostro possesso l’Italia nei confronti dell’Europa non sfigura perché è tra le prime nazioni in rapporto al numero dei donatori cioè delle persone che ogni anno si registrano come tali.

Nello specifico la provincia di Pavia è una provincia generosa: qui al policlinico si registrano dai 25 ai 28 donatori l’anno che è un buon numero rispetto alla popolazione. Nel nostro Paese le liste di attesa per trapianto contano però oltre 9.000 pazienti e solo un terzo di loro potrà affrontare il trapianto. Siamo una nazione solidale, ma, purtroppo, siamo ancora ben lontani da poter soddisfare le esigenze di tutti coloro che attendono una vita migliore.

Ecco perché è importante sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema.

 

Vengono effettuati anche trapianti tra viventi?

L’attività delle donazioni tra viventi è in aumento anche se dobbiamo sottolineare che in Italia è partita un po’ in ritardo rispetto ad altri Stati europei però stiamo lavorando tanto in questa direzione con il Centro Nazionale Trapianti. In particolare qui a Pavia, grazie anche ai nostri colleghi delle altre unità trapiantologiche, stiamo portando avanti dal 2009 un programma congiunto che sta crescendo di anno in anno. Ad oggi possiamo registrare un numero di trapianti da vivente che è attorno ai 10/12 l’anno. Un risultato ragguardevole.

 

Immagino che per voi sia un impegno costante: dovete sempre essere reperibili…

Rispetto ad altri nostri colleghi dobbiamo garantire la nostra presenza sia per le donazioni di organi, sia per il trapianto. Possiamo essere allertati e chiamati in sala operatoria in ogni momento.

 

Cosa accade quando venite chiamati per un trapianto?

La donazione di organi, quando non accade tra viventi, è un avvenimento che non si può prevedere. Noi veniamo attivati dall’inizio dell’avvio della procedura.

Siamo avvisati dal centro che si occupa di identificare il ricevente per compatibilità. Se l’organo è compatibile con un nostro paziente in attesa, lo chiamiamo e lo ricoveriamo in genere o nella notte o alla mattina. Non appena il rene giunge a destinazione, in base alla disponibilità della sala operatoria, si procede con l’intervento che di solito viene effettuato entro 1236 ore dalla prima chiamata.

 

Immagino la gioia e la felicità da parte del ricevente che finalmente, dopo tanta attesa, può tornare a sperare in una vita migliore.

Sì, la maggior parte aspetta il trapianto per anni; in media nel nostro caso l’attesa dura circa due anni e mezzo.

Per un paziente significa tantissimo: la sua felicità è così grande che riesce a superare la paura dell’intervento e ciò che comporta.

 

Come è nata l’idea di fondare l’associazione “Trapiantami un sorriso”?

Il bisogno di farla nascere è venuto proprio dai nostri pazienti o dai parenti dei nostri pazienti dopo aver sperimentato gli effetti positivi del trapianto. Perché chi era malato, dopo aver ricevuto questo dono, ritorna a condurre una vita normale, a fare le cose che tutti fanno ogni giorno e che si era dimenticato di poter fare. Sono stati loro, dunque, a sollecitarci di aiutare le persone ancora in lista di attesa e a spingerci a diffondere la cultura della donazione degli organi. Il trapianto è vita e fa bene e fa stare meglio i pazienti. Per la maggior parte di loro è l’unica alternativa possibile.

Partendo da queste riflessioni, insieme ad altri medici, professionisti, operatori, cittadini, abbiamo pensato di fondare l’associazione.

 

Non solo l’Unità trapianti di rene quindi…

No, non siamo certo soli. Ne fanno parte anche i colleghi dell’Unità trapianti di cuore, di polmone, di cornea, del coordinamento generale dei trapianti, ma anche personale infermieristico e tanti simpatizzanti che hanno sposato la nostra causa e che si sono rivelati una risorsa preziosa in questi ultimi anni. Oltre a diffondere la cultura della donazione, l’associazione si occupa anche di aiutare concretamente i pazienti che devono lasciare le loro case e trasferirsi a Pavia per il trapianto. Alcuni vengono da lontano e sono costretti a vivere in città per un lungo periodo pertanto è previsto anche un aiuto economico per chi non è abbiente e ha difficoltà a sostenere i costi di affitto dei residence sorti con la finalità di ospitare le famiglie dei malati.

 

L’associazione ha in programma iniziative future per intensificare la sua attività?

Sempre nell’ottica della diffusione della cultura della donazione abbiamo pensato di raccogliere in un libro le esperienze, i sentimenti e le emozioni di chi ha ricevuto questo dono enorme di un gesto d’amore assoluto quale è, appunto, la donazione di un organo. Vogliamo dare voce a chi lo ha fatto perché dobbiamo sempre ricordarci che se non c’è un donatore, non ci sarà mai nessun trapianto.

 

Anche la Chiesa, attraverso le parole di Papa Giovanni Paolo II e Papa Francesco, si è pronunciata più volte a favore della donazione di organi.

Assolutamente sì, è vero.

In Italia esiste una società scientifica che raggruppa tutti i Centri trapianti italiani, è la Società dei Trapianti d’Organo. Tale società è stata ricevuta da Papa Wojtyla in persona perché fosse ben chiaro che la donazione degli organi è una cosa che la Chiesa valuta come un gesto assolutamente giusto. È un po’ come dare da bere agli assetati, dare da mangiare agli affamati… Si tratta di un gesto d’amore altruista. Anche Papa Francesco ne ha parlato.

Donare gli organi significa salvare delle vite umane. E fare vivere delle persone dopo di noi.

Matteo Colombo

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