Il dolore di un paese, la vicinanza della comunità

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ARENA PO – Il paese ha proclamato il lutto cittadino nel giorno delle esequie dei quattro operai morti nella strage di via San Rocco. “È una tragedia che ha colpito l’intera comunità. – dice il sindaco Alessandro Belforti – Fatti del genere si sentono in televisione e non pensi mai che possano accadere anche in una piccola realtà come Arena. Queste famiglie indiane sono molto integrate nella comunità, non hanno mai dato problemi. Erano davvero grandi lavoratori. Siamo davvero tutti increduli per quanto è accaduto”. Il sindaco non riesce a spiegarsi la dinamica della disgrazia: “Solitamente questi incidenti capitano a principianti, ma loro erano dei veri e propri professionisti – aggiunge – che hanno sempre fatto questo lavoro, prima da mungitori e poi da imprenditori. È veramente inspiegabile”.

Il giorno della tragedia tanti arenesi sono passati davanti al cancello dell’azienda agricola per capire cosa fosse successo: “Ma come è potuto accadere che in 4 siano caduti nella cisterna e siano tutti morti? – le parole di un pensionato mentre in sella alla sua bicicletta spingeva lo sguardo incredulo al di là dell’ingresso – Una persona potrebbe essere scivolata, ma come è possibile che anche gli altri 3 abbiano commesso lo stesso errore?”.

Anche gli automobilisti rallentano e abbassano il finestrino per chiedere informazioni. “Magari gli altri hanno cercato di soccorrere il primo e sono caduti anche loro. O, forse – aggiungeva una donna che abita poco distante – si sono sentiti male per le esalazioni e poi sono scivolati. Certo quei contenitori sono profondi, una volta caduti è praticamente impossibile uscirne vivi”.

Una disgrazia apparentemente inspiegabile, che lascia una profonda ferita nella piccola comunità di Arena Po, stretta attorno alle famiglie delle vittime. “È una grande tragedia per tutti noi, 4 persone di cui due giovanissime, tutti morti. – le parole di un passante – Io ogni tanto li vedevo, erano brava gente, grandi lavoratori, persone che si alzavano presto al mattino e si davano da fare sino a notte. Forse è stata proprio la loro voglia di darsi da fare che li ha traditi spingendoli a un’imprudenza fatale”. Nei giorni successivi qualcuno ha lasciato anche alcuni fiori davanti al cancello per dimostrare la solidarietà degli abitanti alle famiglie indiane distrutte dal dolore: “Ho portato un girasole e l’ho lasciato fuori dal cancello. – rivela sui social una residente – Di persona non li conoscevo, ma ogni tanto li vedevo uscire con i trattori. Portavano sempre il loro turbante rosso in testa. Ho letto la loro storia e sono veramente da ammirare. Gente che lavorava duro, come ce n’è ancora poca in Italia. È veramente una grande perdita per tutta la comunità”.

Arena Po, però, non dimentica nemmeno i due giovani operai morti nella vasca insieme ai proprietari: “Avrei voluto avere mille vicini come loro. – afferma una pensionata che abita accanto ai due giovani – Erano due ragazzi bravissimi e molto gentili. A volte si sente parlare male degli stranieri, invece loro erano molto meglio di tanti italiani. Dopo averli aiutati una volta a recuperare due colombe non è passato giorno che non passassero a salutarmi, sempre gentili e con il sorriso sulle labbra”.

o.m.

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