Se inciampiamo in pietre che ravvivano la nostra memoria

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Festa a Montù Beccaria per la posa della pietra di inciampo in memoria di Pietro Crescimbini, conosciuto da tutti come “Barba Pinù”, partigiano e sopravvissuto alla deportazione nel campo di concentramento di Mauthausen, dove è stato compagno di baracca con Simon Wiesenthal, il “cacciatore” di nazisti.

È stato il figlio Carlo, vicepresidente di Aned Pavia (Associazione nazionale ex deportati) a posizionare la pietra tra il porfido nella manifestazione svoltasi di fronte al municipio del paese, giovedì 5 maggio.

Alla cerimonia erano presenti la sindaca di Montù, Mary Albina Lardini, il consigliere provinciale Amedeo Quaroni, i sindaci Alessandro Cantù (Stradella) e Francesca Panizzari (Canneto Pavese), il docente universitario Pierangelo Lombardi, il presidente della Fondazione sviluppo Oltrepò Pavese, Riccardo Fiamberti, il presidente Anpi provinciale, Santino Marchiselli, la presidente di Anpi Stradella, Carmen Gazzola, il gruppo Alpini di Montù, le associazioni locali, gli studenti delle scuole. Dopo la posa della pietra una studentessa, a nome dei compagni di classe, ha ricordato «l’importanza di non dimenticare il passato perché sia di insegnamento per il presente e il futuro».

La cerimonia si è poi spostata al teatro “Dardano”: dopo il saluto della sindaca, è intervenuto il consigliere provinciale Quaroni: «Conoscevo il Barba da quando sono nato e per me è stato un punto di riferimento e una brava persona che non passava inosservata. – ha sottolineato Quaroni – Quando da ragazzini giocavamo intorno al suo ristorante non ci ha mai rimproverato, ma ci guardava e sorrideva. È sempre stato una presenza silenziosa, mai invadente, ascoltava molto e parlava poco, e ciò probabilmente rifletteva il suo vissuto. È stato inoltre un gran lavoratore».

È toccato poi a Pierangelo Lombardi, direttore dell’Istituto pavese per la Storia della Resistenza e docente universitario di Storia dell’Europa, tratteggiare un quadro dell’Olocausto e dell’importanza della memoria di quegli avvenimenti; Lombardi ha quindi letto una testimonianza di Crescimbini degli ultimi giorni della prigionia nel campo, che aveva raccolto nel 1980 quando l’aveva intervistato per la prima volta.

«Di mio padre ho un grande ricordo ed è sempre nel mio cuore e davanti agli occhi. – ha aggiunto commosso il figlio Carlo – Ringrazio gli insegnanti che sono riusciti a coinvolgere i ragazzi e a loro dico che questa pietra di inciampo è dedicata a tutti coloro che hanno portato la libertà nel nostro Paese».

Sul palco anche la presidente di Anpi Stradella, Carmen Gazzola, e il presidente provinciale Santino Marchiselli, che ha ricordato il progetto delle pietre di inciampo, che sul territorio pavese ha già consentito la posa di 40 pietre a fronte dei 263 deportati.

Oliviero Maggi

Storia di un partigiano

Una nuova pietra d’inciampo, la quarta in Oltrepò pavese dopo quelle di Voghera, Broni e Varzi, è stata posizionata a Montù Beccaria, in piazza Umberto Primo. L’opera è dedicata a Pietro Giuseppe Crescimbini, agricoltore classe 1917, noto ai più come “Barba Pinù”, titolare per decenni dell’omonima trattoria. Il 4 dicembre 1944, quando aveva 27 anni, la Socherheits lo sorprese assieme ad altri 14 partigiani in un bosco dell’alta val Staffora, a Barostro di Cencerate, non lontano dal passo del Brallo. Qui Crescimbini e i suoi compagni si erano rifugiati dopo l’inizio dell’operazione Heygendorff, il grande rastrellamento invernale dei tedeschi. Il suo terribile viaggio nei lager iniziò così: fu arrestato e deportato nel campo di concentramento di Mauthausen, in Germania. Crescimbini fu in seguito liberato e riuscì a tornare nella sua Montù Beccaria dove morì nel 2003.

Illustrazione di Maurizio Immovilli
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