“Q.B.”: il serial killer in salsa gourmet

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Dal 15 giugno in libreria il primo romanzo di Matteo Colombo

per la nuova collana di narrativa di Unicopli

 

Un ristorante stellato, uno chef risoluto e geniale, una catena di omicidi, un ispettore indisponente, un mistero avvolto dai sapori: un noir ambientato nel mondo dell’alta cucina

Dopo tanti ricettari, libri-evento, manuali di gastronomia e meteore schizzate fuori dai cooking-show televisivi, finalmente l’alta cucina incontra il romanzo, e lo fa nel segno del genere più crudo e suggestivo: il noir. “Q.B.” di Matteo Colombo, uscito in questi giorni per Edizioni Unicopli (casa editrice nata in “Statale” a Milano che inaugura una collana di narrativa diretta da Flavio Santi), a dire il vero, è “anche” un noir. E il tema che sta alla base di una storia elegante, garbata, avvincente è l’arte culinaria che diventa metafora, le ricette un modo per ordinare il mondo. Come in “Ratatouille”, il lungometraggio della Pixar.

Colombo, perché ha deciso di scrivere questo romanzo?

Avevo voglia di leggere una storia del genere e mi sono accorto che in giro non c’era nulla di simile. Allora ho deciso di scrivermela.

Dicono tutti così, ma qual è la verità?

La verità, come in un giallo, segue un solo movimento: sale a galla con lentezza. L’idea mi è balenata in un momento preciso: era il 2011. Lo ricordo benissimo: ero a cena, una sera, in una pizzeria, una delle peggiori della zona, dove avevo anche mangiato male. Ho abbozzato la trama in due settimane. Poi ha preso il via una gestazione lunghissima. L’ho riscritta, abbandonata, lasciata in sospeso, ripresa. Adesso è venuto il suo momento. In questo lavoro bisogna avere tanta pazienza e saper aspettare.

Una qualità che appartiene a Quinto Botero, il suo personaggio principale…

Lui non è solamente una cooking-star come se ne celebrano molte di questi tempi: è un uomo perseguitato dalla sua stessa intelligenza, dal bisogno di capire, smontare e illuminare con la propria intuizione qualsiasi cosa gli capiti fra le mani, anche il disegno omicida del più accanito fra gli assassini. Nel romanzo l’arte culinaria si oppone – e spesso si sovrappone – alla strategia del crimine. Vi sorprenderete a confondere le pratiche di un omicidio rituale con la preparazione di una ricetta. Ma non pensate a vecchi refrain come “il delitto è servito”, Botero ha in serbo per voi qualcosa di più sottile.

Ci sono punti in comune tra l’arte di cucinare e di scrivere?

Quando è ai fornelli Botero procede per sottrazione. Va al cuore della creatività, isola ed esalta gli ingredienti. Anch’io nelle continue riscritture del romanzo sono andato avanti “in levare”, cancellando. Coltivando l’illusione di arrivare a selezionare le parole esatte per “nominare” le cose. Finché questa storia non ha trovato la sua voce. Sono convinto che oggi la scrittura e la narrazione abbiano un senso soltanto se ridanno valore alle parole cioè ai nostri pensieri, sentimenti, emozioni; alla nostra identità. Oggi si parla male e si scrive malissimo: è il segno dei tempi. Significa che si pensa male, si è incapaci di essere gentili, si sovverte la ragione. Vale tutto e, quindi, non vale più nulla.

Lei torna ad attribuire allo scrittore e al romanziere un ruolo sociale che va al di là della divagazione e dell’intrattenimento ai quali il mercato editoriale ci ha abituati.

Attribuisco alla fatica un ruolo fondamentale. Si deve arrivare a pubblicare dopo aver fatto fatica. La passione per la scrittura nasce a volte per scherzo, a volte per infilzare qualcuno (i potenti per esempio), a volte perché capisci che solo quello è il tuo spazio di assoluta bellezza. Anche dalla febbre: tante idee mi sono venute dalla febbre. Dopo, quando non puoi più fare a meno di scrivere, inizia il periodo dell’artigianato in cui metti alla prova la tua tecnica. Il mondo editoriale, invece, è troppo inquinato: una miriade di persone pubblica a pagamento; c’è chi, addirittura, si stampa da sé un libro; chi non vuole confrontarsi con il lettore e con la critica. Scrivo per sedurre il mondo ma, nel fare ciò, mi metto continuamente in gioco.

È per questo che ha accettato di fare uscire il suo romanzo con Unicopli?

Sì, perché mi piaceva la scommessa di una Casa Editrice che, dopo essersi occupata per anni di saggistica e storia, affrontasse la sfida della narrativa. Unicopli è un editore serio, distribuito a livello nazionale e, soprattutto, ha reclutato come curatore della collana Flavio Santi che per me è uno degli scrittori e dei traduttori più interessanti del panorama nazionale.

Pensa che il suo libro avrà successo?

C’è un personaggio secondario nel romanzo al quale sono molto affezionato: è un geniaccio che disegna e produce bicchieri per il ristorante di Quinto Botero. La loro caratteristica è questa: se li battete con il dito, con l’unghia, udite un suono che non esiste in natura. Come se fosse l’ottava nota. Per me sarebbe un successo se, leggendo “Q.B.”, ascoltaste l’ottava nota. Non troppo, magari non in tutte le pagine, non sempre, ma quanto basta.

Davide Ferreri

Matteo Colombo Q. B. Unicopli – Pagg. 219 – Euro 16,00

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