«Vogliamo tornare a scuola!»

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Alessandro, Vanessa, Sofia sono alcuni dei nostri giovani che dovranno sostenere l’esame di Maturità o di Licenza Media. E dopo tanto isolamento, rimpiangono le lezioni in classe. Come Mara, un’insegnante della Secondaria

La Maturità, e per certi versi l’esame di terza media, sono veri e propri “riti di passaggio”. Della Maturità ci si ricorda tutto: l’ansia, i titoli dei temi, l’orale, il senso di liberazione del dopo (leggete cosa ha scritto Silvia Malaspina a pagina 23).

Quest’anno, però, sarà diverso. Certo gli studenti se lo ricorderanno, ma per altri motivi.

Il Coronavirus ha stravolto i piani di migliaia di giovani che vivranno una prova dal gusto dell’incompletezza, dell’evanescenza, probabilmente on line. I ragazzi di terza media un esame non l’avranno neppure.

Alessandro Selmi

Alessandro Selmi è uno studente del liceo scientifico. Ricorda i primi momenti dell’emergenza, quando «non avevamo neanche lontanamente pensato all’eventualità che l’attività scolastica potesse essere sospesa» e poi la superficialità con cui certi avevano preso la situazione.

«Sono lezioni strane – ci confida Alessandro parlando della “nuova” didattica – da una parte non c’è il trauma di doversi svegliare presto, ma dall’altra viene meno il contatto tra alunni e insegnanti, che è il punto di forza del nostro ambiente di 300 studenti, quasi una famiglia. Il non poterci salutare durante l’intervallo, il non avere davanti una lavagna con una persona in carne e ossa che ci parla, è quello che più ci pesa. Per la maturità, mi aspetto che i maturandi il giorno dell’esame siano messi in una condizione di minore tensione, che possa dare maggiore spazio alle loro conoscenze effettive. Riguardo la decisione di mantenere la sola prova orale sono un po’ dubbioso e avrei preferito mantenere i due scritti. Una cosa che mi spiace davvero è non poter passare con i compagni questi ultimi mesi».

Vanessa Zuffada

Ad Alessandro fa eco Vanessa Zuffada, altra maturanda: «Il Coronavirus ci ha tolto tanto. L’insegnamento non ne risente molto: le spiegazioni sono comunque efficaci. Ciò che mi manca è la parte “divertente” della scuola, parlare con i compagni, stare insieme. Sono triste perché sento che gli ultimi mesi di scuola di tutta la mia vita, la parte in cui forse si apprezza di più andare a scuola, mi sono stati tolti e non ho avuto il tempo di viverli in pienezza. Poi l’interrogativo della Maturità: come si svolgerà? Come la vivremo? È quasi sicuro che gli scritti non si faranno, ma io spero di tornare per fare l’orale, giusto per vivere la scuola un’ultima volta».

Sofia Cavanna

Gli studenti di terza media non sosterranno nessun esame. Sofia Cavanna è una di loro: «Quando, alla fine di febbraio, la scuola è stata chiusa, mi sono sentita felice per qualche giorno di vacanza in più. L’entusiasmo è svanito in fretta: stiamo vivendo una tragedia e mi manca uscire con gli amici, andare a trovare i nonni, mi mancano gli allenamenti di pallavolo, i compagni di classe e sì… anche la scuola. Passato “l’effetto novità” delle video-lezioni, anche queste sono diventate meno piacevoli e non si possono paragonare alle lezioni in classe. Gli esami di terza media saranno sostituiti da una “tesina” su tutte le materie. Sinceramente, dato il mio carattere ansioso, provo sollievo, anche se capisco i miei genitori che mi spiegano che ho perso l’opportunità di fare un’esperienza importante mettendomi alla prova di fronte alla commissione dei professori».

Mara Scagni

Anche gli insegnanti hanno dovuto “reinventarsi” la professione. «Abbiamo messo in atto la didattica on line – spiega Mara Scagni, insegnante di Lettere della scuola secondaria di primo grado – ma quello che manca maggiormente è la relazione, quella tra noi insegnanti e quella tra noi e i ragazzi. Certo con le video lezioni li vediamo tutti, ma non è la stessa cosa». E riguardo agli esami di terza media? «Non ci sono ancora indicazioni precise – chiarisce la professoressa – in quanto il decreto del presidente del Consiglio dell’8 aprile in materia scolastica rimanda a ordinanze ministeriali che non sono ancora arrivate, che ci diranno le modalità di scrutinio o di eventuale svolgimento dell’esame e come eventualmente si terranno. Insomma, manca l’ufficialità. In ogni caso noi continuiamo a lavorare, soprattutto per preparare al meglio i ragazzi verso la scuola superiore.

Pur con una differente modalità gli insegnanti continuano la loro missione e la scuola non si è fermata».

Marco Rezzani

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