Chiodi: «Lo studio della Bocconi è tutt’altro che un’occasione persa»

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L’inchiesta. Ospedale di Tortona. Il sindaco chiarisce alcuni aspetti sulle azioni che le istituzioni stanno portando avanti, sgombrando il campo da molti equivoci: «L’obiettivo deve essere la modifica della delibera 1-600»

Egregio Direttore, in questi mesi il suo giornale ha meritoriamente tenuto vivo il dibattito sul futuro del nostro ospedale e in generale sul futuro della sanità sul nostro territorio, ospitando diversi articoli e opinioni sul tema. Per questo ritengo opportuno intervenire a mia volta per fare il punto e chiarire alcuni aspetti sulle azioni che le istituzioni stanno portando avanti, sgombrando il campo anche da alcuni equivoci e “fraintendimenti” che sono emersi in queste settimane, in ultimo dalla lettera da voi pubblicata nello scorso numero del settimanale, che definisce lo studio realizzato dalla SDA Bocconi «un’occasione persa».

Ebbene, va intanto ricordato che la commissione di questo studio sulle prospettive del nostro ospedale non è stata una iniziativa del Comune di Tortona (come erroneamente riportato) ma del Comitato Tortona per Ospedale Civile Santi Antonio e Margherita del quale sono coordinatore, costituito, come i lettori ricorderanno, lo scorso anno per raccogliere fondi a favore del nostro nosocomio nel primo periodo dell’emergenza Covid, e con lo scopo dichiarato di impegnare quei fondi anche per sostenere un rilancio della struttura post emergenza. In questo contesto va inquadrato lo studio realizzato dal professor Mario Delvecchio, docente di management sanitario: questo lavoro è tutt’altro che «un’occasione persa» come vedremo, ma va subito chiarito che trattandosi di uno studio scientifico non può che basarsi sulle normative attualmente vigenti, nella fattispecie la famigerata delibera regionale 1-600 del 2014 che ha definito la “mappa” dei servizi ospedalieri in Piemonte. Non è possibile insomma prescindere da questo che, per ora, è un punto fermo, nel progettare uno sviluppo per l’ospedale: diversamente, uno studio che ignorasse il contesto non avrebbe alcun rigore scientifico ma sarebbe soltanto un “libro dei sogni”.

Chiarito questo aspetto va detto che per l’ASL AL da cui, lo ricordo ancora una volta, dipende interamente la gestione dei servizi sanitari, lo studio si sta rivelando uno strumento decisamente utile, sulla base del quale è stato commissionato, questa volta a spese dell’Azienda Sanitaria, un piano organizzativo che riguarda il nostro ospedale, realizzato dall’Università di Parma, a cui farà seguito a gennaio un piano economico che definirà la futura gestione.

È sufficiente? Rispondo di no, perché come dichiarato più volte e come richiesto anche dalla mozione approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale di Tortona alcuni mesi fa, l’obiettivo deve essere la modifica della delibera 1-600, che ovviamente spetta alla Regione Piemonte attuare: proprio nella sua ultima visita nella nostra città, in occasione della presentazione pubblica dello studio, l’assessore regionale Luigi Icardi ha dichiarato l’intenzione di modificare la 1-600. Un percorso non semplicissimo, poiché la deliberà non è “facilmente modificabile” come si vorrebbe fare intendere, ma prevede il coinvolgimento del Consiglio Regionale; si tratta però di un processo che va assolutamente avviato, anche alla luce delle prossime modifiche del DM 70 (base normativa di quella delibera della Regione) di cui si sta parlando in Commissione Sanità della Camera.

Benché lo studio fosse incentrato sulla gestione dell’ospedale lo si accusa di aver tralasciato le esigenze della sanità territoriale, la cui importanza nella cura dei pazienti così come le sue debolezze, sono emerse chiaramente allo scoppiare dell’emergenza sanitaria Covid. Anche su questo punto però non si può certo accusare le istituzioni competenti di essere rimaste immobili: come noto l’ASL sta elaborando un piano di potenziamento grazie ai fondi che arriveranno dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, completamente incentrato sulla sanità territoriale e complementare al piano sull’ospedale. Neppure si può affermare che le istanze dei medici e delle associazioni del territorio non vengano ascoltate: proprio la scorsa settimana, in Municipio a Tortona, la Società Medico Chirurgica Tortonese, Cittadinanza Attiva e MEIC hanno avuto un incontro con i vertici dell’ASL AL, compresi il Direttore generale Luigi Vercellino, il Direttore del distretto sanitario Novi-Tortona Orazio Barresi, il Direttore dell’Ospedale Simone Porretto, presente anche il Presidente provinciale dell’ordine dei Medici Antonello Santoro, per illustrare la loro proposta in merito al potenziamento della sanità territoriale. Posso affermare che questa proposta e il piano elaborato dall’ASL vanno nella medesima direzione e coincidono in moltissimi punti. Sussistono alcune differenze, in particolare sulla collocazione della Casa della Salute che l’ASL prevede nei locali del distretto di via Milazzo e le associazioni tortonesi vorrebbero all’interno dell’ospedale, ma tutti sono d’accordo su una struttura che preveda un “hub” in città e degli “spoke” sul territorio (in particolare nelle aree più lontane, come la Val Curone, per cui ho suggerito una possibile sede a San Sebastiano) coordinate anche con la struttura già operante a Castelnuovo Scrivia. I vertici ASL hanno mostrato un atteggiamento molto ricettivo su questa proposta, in particolare proprio per gli aspetti riguardanti la sanità territoriale. Soprattutto voglio sottolineare come le associazioni, pur avendo criticato alcune scelte e strategie dell’Azienda Sanitaria, abbiano saputo mettere in campo un approccio costruttivo, non fermandosi alla pura critica, ma proponendo soluzioni alternative e avviando un dialogo con le istituzioni, trovando dall’altra parte un interlocutore ben disposto ad ascoltare ed accettare consigli.

Ora mi consenta una riflessione. Spesso mi chiedo: a chi giova l’atteggiamento disfattista che spesso rintracciamo in interventi come la lettera da voi pubblicata la scorsa settimana? Quale vantaggio si può trarre nel continuare a sventolare funeste profezie e teorie complottiste su un futuro «definitivo default della sanità piemontese con inevitabile commissariamento e relative restrizioni per i cittadini piemontesi»? Chi può avere interesse nel continuo tentativo di demolire e svalutare le potenzialità del nostro ospedale e con esso il lavoro che medici, infermieri, funzionari e operatori di questo settore svolgono anche nella nostra città?

Infine osservo con una certa curiosità il continuo riferimento al «ruolo della sanità privata» che nello studio bocconiano non sarebbe stato approfondito a sufficienza: eppure credo fosse chiaro fin dal principio (e lo abbiamo ribadito anche quando venivamo accusati di voler “svendere l’ospedale ai privati”) che il settore sanitario privato può sicuramente costituire un valido aiuto in questa fase per affrontare l’ormai endemico problema che riguarda l’intero Sistema Sanitario Nazionale, ovvero la carenza di personale. Allo stesso modo potrà rivelarsi molto utile per fornire servizi ulteriori a quelli possibili nel nostro ospedale; tuttavia, com’è negli intendimenti della Regione e come sono convinto anch’io al pari di tanti colleghi Sindaci, la gestione dell’ospedale deve rimanere sotto il controllo del servizio pubblico.

Spero di aver aiutato a dissipare la presunta «cortina fumogena» in merito a quanto stiamo facendo in ambito sanitario ed aver fornito un utile aggiornamento sulla situazione, per questo la ringrazio, Direttore, dello spazio concesso.

Federico Chiodi – Sindaco di Tortona

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