Una storia nata da un pranzo in Oltrepò

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Nel romanzo In balia Marianna Aprile racconta una vicenda che ha a che fare con piazzale Loreto. E che lei ha ascoltato da un signore di Zavattarello. Chi era? Qualcuno lo ha svelato

Virginia Rocchi è una giornalista freelance quarantenne, immersa in un precariato professionale e sentimentale, entrambi vissuti come sventure. Almeno finché una serie di fortuite circostanze non li svela per quel che sono: scelte inconsapevoli ma in tutto coincidenti con la vera natura di Virginia. Un po’ nomade e irrequieta, perennemente in cerca di segnali da interpretare per orientarsi meglio nel mondo. E sempre a inseguire storie delle vite degli altri che la distraggano dall’occuparsi della propria. Sarà proprio una di queste storie, ricostruita a partire da una spilla da balia avvolta in un cartiglio con l’enigmatica frase “La sua unica colpa è di aver amato un uomo”, che la condurrà in un nuovo capitolo della sua vita, interrogando lei (e la sua sgangherata famiglia di amici) su cosa e quanto si possa perdonare e a chi. Una spilla che riporta a galla una storia di guerra vecchia di oltre 70 anni, che però ha ancora molto da insegnare. Una storia raccontata due anni fa da Marianna Aprile nel suo romanzo In balia edito da La nave di Teseo.

La Aprile studia da antropologa (a La Sapienza) ma inizia presto a fare la giornalista. Dopo una lunga gavetta durante la quale ha scritto – quasi – ovunque, è approdata in Rcs e lavora a “Oggi” dal 2010. Ha firmato importanti esclusive ed è caposervizio nell’ufficio centrale. Ogni tanto, mette un piede in tv. Lo ha fatto da autrice e co-conduttrice del talk politico di Rai3 Millennium (2014), e lo fa da ospite in molte trasmissioni tra cui Otto e mezzo, In Onda, DiMartedì. Nel 2019 ha pubblicato Il grande inganno, sul rapporto tra donne e politica italiana. Conduce ogni giorno con Luca Bottura Forrest, su Radio1.

Ma la Aprile, mentre scriveva il suo romanzo d’esordio, partecipa a un pranzo di Ferragosto a Zavattarello, in Oltrepò pavese. E lì – come ha ricordato in una intervista del 2021 a Michela Proietti di “7” – conosce “un anziano signore, che mi ha raccontato la storia di una sua parente, moglie di un partigiano, che si era tolta la spilla dalla gonna per coprire le nudità di Claretta Petacci, impiccata per i piedi a piazza Loreto”.

Nel romanzo entra allora la Storia vera, tra tanti aneddoti e altre micro vicende che hanno per protagonista una spilla.

Chi era quell’uomo d’Oltrepò? L’ho saputo grazie a Elena Cristina Bolla che lo scorso 16 marzo, dalle colonne del “Giornale di Voghera”, ha svelato qualcosa in più. Nomi veri, dentro una trama di fantasia.

L’uomo è Giuseppe F. e aveva 6 anni quando in piazzale Loreto fu appeso a testa in giù anche il corpo di Claretta Petacci. Uno scempio. Però, grazie al partigiano Paolo Murialdi e a don Giuseppe Pollarolo, una staffetta, Ida F., sorella del nostro Giuseppe, presente alla scena con la madre Lorenzina, sale una scala a pioli e con una spilla della mamma copre il corpo della Petacci fissando un lembo della gonna, in un gesto di pietà.

Fu proprio Giuseppe a riferire dell’accaduto a Marianna Aprile, senza voler apparire, senza manie di protagonismo, lui che lavora nel mondo della carta stampata da tanto, “dietro le quinte”, sottolinea la Bolla.

Marianna Aprile

Il libro della giornalista, che, pare, sarà ospite a Voghera dell’associazione “Voghera È” il prossimo 27 maggio, contiene poi tanti altri “quadri” di vita contemporanea: un romanzo femminile, ma non femminista, specificava Michela Proietti e l’autrice concludeva: “Non amo molto la parola femminista, ma riconosco che gli uomini escono male dal mio racconto e so che questo è un libro amatissimo dalle donne, che riconoscono tra le righe quel loro substrato di tenacia e resistenza: non rivendico a tutti i costi un pubblico maschile. Quello che avevo scritto durante il primo lockdown del 2020 era un romanzo triste: così ho ricominciato daccapo. Oggi posso dire che non è nato durante la pandemia, un periodo che ho voluto tenere fuori dalla trama, a parte qualche mascherina e un tampone di tanto in tanto, nuova misura di accettabilità sociale, anche tra coppie».

Da lettore, prima che da giornalista, mi piaceva ricostruire tutta quanta questa vicenda editoriale, dando a Cesare quel che è di Cesare. Interessante, no? C’è l’Oltrepò, testimoni locali, la testata vogherese e, soprattutto, un bel romanzo da consigliare. Di una scrittrice che parla da Dio (e detto qui sopra, non è poco).

Matteo Colombo

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