“Ri-pensare l’Appennino” dagli habitat, ai parchi, ai cammini

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A Tortona il convegno, laboratorio di idee, promosso dal “Forum Sentieri Vivi 4P” che coordina 30 associazioni, nato dopo la disputa sulla “Sei Giorni di Enduro”

Lo scorso 8 ottobre a Tortona si è svolto un convegno promosso dal “Forum Sentieri Vivi 4P”, coordinamento di oltre trenta associazioni (con valenza locale, regionale e nazionale) interessate all’ambiente, nato intorno alla disputa nelle nostre valli sulla “Sei Giorni di Enduro”. Una filosofia di uso del territorio che, secondo il Forum, deve ormai essere archiviata.

Occorre “Ri-pensare l’Appennino”, così la locandina, secondo nuovi paradigmi. Discutendo di salvaguardia degli habitat e valorizzazione della biodiversità Antonio Nicoletti (Legambiente) ha stigmatizzato il prevalere di un approccio al turismo naturalistico che ne banalizza i contenuti. Agostino Agostinelli (Federparchi), richiamati gli esiti nefasti di tante scelte operate nel segno dello sviluppo “tout court”, ha affermato che si è ormai perso il senso del limite dell’azione umana. Parlando dei parchi, ha specificato che non si limitano alla tutela, ma fanno politica territoriale ed economica, con azioni esportabili. Perciò possono essere “l’anteprima del possibile”, per rovesciare le prospettive attuali. Andrea De Giovanni (Parco Alta val Borbera) ne ha fornito un esempio concreto, specificando che ogni proposta deve essere comprensibile e condivisa con la comunità locale. Silvia Assini (dell’Università di Pavia) ha illustrato una ricerca su numerosi habitat presenti nella porzione pavese delle Quattro Province (“Appennino nord-occidentale” la definizione che ne evidenzia la peculiarità), tutti potenzialmente idonei a essere inclusi nella Rete Natura 2000, con le tutele ma anche i benefici previsti dalle norme europee. Dal pubblico si è lamentata l’assenza di studi analoghi per le valli tortonesi.

La sessione pomeridiana è stata dedicata ai cammini, emblema di un diverso modo di usare nel mondo attuale il tempo e gli spazi. Pier Paolo Pileri (Politecnico Mi) ha ribadito che i cammini possono essere la trama (significa “tessuto” ma anche “racconto”) con la quale costruire nodi e collegamenti per rigenerare i territori. Quando se ne definisce uno, è decisivo definire i valori che si vogliono perseguire, avere un progetto di territorio e non solo quello di un tracciato, perché non debbono essere solo il teatro per un esercizio fisico. Pileri ha anche fornito esempi di come i cammini possano essere una forma di turismo non “estrattiva”, ma “generosa”, e ha riferito che al Politecnico esiste un corso di insegnamento ad hoc, intitolato con il motto latino “festina lente”. Lento è il “Cammino dei Ribelli” in val Borbera, che sta avendo un meritato successo. Giacomo D’Alessandro ha spiegato come è nato: un tracciato che incontra i paesi, da percorrere appunto a passo lento per cogliere dettagli trascurati o sconosciuti. Creato non dall’alto, ma ideato da alcuni camminatori. Chi lo percorre non è considerato come un portafogli da spremere, ma come una persona che cerca una socialità diversa e crede nella contaminazione. Decisivo è stato il coinvolgimento di persone del luogo come referenti per ciascuna tappa. Lo scopo non è “vendere” un territorio, raccontando “rose e fiori”, ma consentire di uscire dalla propria “confort zone” e rapportarsi con gli altri, ricostruire un senso di comunità.

Giuseppe Raggi

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