Sempre più poveri in Italia

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Di Cesare Raviolo

Al di là delle narrazioni ufficiali, nel nostro Paese la povertà non è stata sconfitta, anzi è ai massimi storici. Lo attesta il Report statistico nazionale 2024 di Caritas Italiana La povertà in Italia, pubblicato nei giorni scorsi, che sinte- tizza i dati dei 3.124 Centri di Ascolto delle Caritas diocesane, dislocati in 206 Diocesi. Secondo Caritas, i poveri assoluti sono circa 5,7 milioni, di cui 56,2% di nazionalità straniera e il 42,1% di nazionalità italia- na. Il fenomeno interessa oltre 2,2 milioni di famiglie e il 9,7% della popolazione. Nell’arco di dieci anni le richieste di aiuto sono aumentate del 62,6% ma del 77% nel Nord Italia e del 64,7% nel Sud. All’aumento della povertà ha contribuito la diminuzione dei salari reali, scesi, secondo le rilevazioni Istat, del 4,4% tra il 2008 e il 2024. I livelli di povertà risultano più elevati nei nuclei familiari con figli minori a carico (63,4% degli assistiti) e fra i soggetti con bassa istruzione (licenza elemen- tare e media). I dati Caritas trovano conferma nelle statistiche di Eurostat, che collocano l’Italia al settimo posto in Europa per il rischio di povertà ed esclusione sociale; peggio di noi solo Bulgaria, Romania, Grecia, Spagna, Lituania, Lettonia. Nel 2024 i centri Caritas hanno assistito 277.775 persone; di questi il 26,7% era in condizioni di disagio stabile e prolungato e aveva un’età media di 47,8 anni. Gli over 65 erano il 14,3% del totale, i disoccupati il 47,9%, mentre coloro che lavoravano erano il 23,5%. Le maggiori richieste di aiuto provenivano dalle fasce di età comprese tra i 55 e i 64 anni tra gli Italiani e tra i 18 e i 34 tra gli stranieri. Il fenomeno povertà è grave anche nei comuni della Diocesi di Tortona. Secondo i dati rilevati dalle Caritas della Regione Ecclesiastica Ligure, nel 2024 si sono rivolti ai centri di ascolto della nostra Dioce- si 986 persone (+4,3% rispetto al 2023), in prevalenza stranieri ma con un aumento significativo degli Italiani. I bisogni evidenziati, sia pure in misura diversa dagli uni e dagli altri, riguardano soprattutto la povertà economica, l’occupazione, i problemi familiari e di salute, la disabilità. Il dato più significativo e preoccupante che emerge dal Rapporto Caritas è che il rischio povertà ed esclusione sociale incom- be non solo su disoccupati e pensionati al minimo, ma anche su chi ha un lavoro (“working poor”, cioè coloro che lavorano a tempo determinato, intermittente, in nero) e “non arrivano a fine mese”. L’Obiettivo Povertà Zero dell’Agenda 2030 dell’Onu sembra lontano; la scadenza, ahinoi, è vicina.

raviolocesare [at] gmail.com

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