La nostra panchina

Visualizzazioni: 1057

di Maria Pia e Gianni Mussini

Un viale alberato (quello in cui una sera Gianni e Maria Pia hanno parlato per la prima volta di matrimonio) sarà difficilmente messo in vendita dal comune di Pavia… Forse qualche possibilità in più ci sarebbe per il Bar Milano, in Strada Nuova di fianco all’Università, davanti al quale Maria Pia aveva – a modo suo – fatto la prima dichiarazione d’amore (attraverso un bigliettino su cui aveva trascritto una frase di Gianna Manzini che calzava a pennello con il carattere di Gianni). Chissà, magari un giorno il locale potrebbe essere ceduto… anche se i due pensionati faticherebbero a gestire un pub destinato ai “raga” di oggi.

E poi c’è quella panchina in uno dei cortili interni dell’Università, dove si rifugiavano per qualche effusione e, soprattutto, per parlare e parlare, inventandosi il futuro. Oppure quella delle Tuileries parigine, dove – in un supplemento di viaggio di nozze – i due pranzavano al sacco con le ghiottonerie delle botteghe gastronomiche del vicino quartiere delle Halles, allora non ancora sventrato per adeguarlo all’avveniristico Beaubourg di Renzo Piano. Chiamavano quel comodo sedile, in un bel francese maccheronico, il “Restaurant La Panquin”…

Ma neanche queste sono in vendita.

Eppure l’idea sarebbe bellissima: per questo Gianni e Maria Pia invidiano un po’ Eva e Armando, i coniugi che hanno comprato e collocato nel giardino di casa la panchina del loro primo incontro da innamorati. Lei austriaca, lui italiano, si sono conosciuti giovanissimi a Lignano ed è stato un colpo di fulmine: da allora non si sono più lasciati, e ora festeggiano con figli e nipoti il cinquantesimo di matrimonio; celebrato appunto rilevando la panchina dei loro primi appuntamenti, per combinazione dismessa dal comune di Lignano per un rinnovamento dell’arredo urbano.

Come non pensare ai fidanzatini di Peynet, seduti sulla loro panchina sotto il sole, la pioggia, la neve, indifferenti a tutto tranne che al reciproco sguardo?

A qualcuno potrà sembrare ridicola questa fedeltà alle cose e ai luoghi in un’epoca in cui tutto scorre via velocemente (le stories su Instagram non “vivono” che 24 ore…) e ci si agita in una continua giostra di immagini che cambiano, o sembrano cambiare, alla spasmodica ricerca del “nuovo”.

Ma un conto è l’atteggiamento nostalgico di chi rimpiange il passato senza osare prospettive future, ripiegandosi sui ricordi come se la vita non riservasse più nulla di buono. Un altro discorso è godere delle cose belle già vissute che hanno dato frutti: e il matrimonio di Eva e Armando, come quello di Gianni e Maria Pia (e di chissà quante altre coppie) ne hanno dati e continuano a darne.

È da un passato vissuto positivamente che si generano le cose belle del presente e si traggono le energie per guardare avanti. Perché il meglio deve ancora venire.

cantiamolavita@katamail.com

Commenti: 0

Il tuo indirizzo mail non sarà reso pubblico. I campi obbligatori sono segnati con *