«Don Luigi Ciotti ci ha insegnato a non voltarci dall’altra parte»

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DI DANIELA CATALANO

Giovedì scorso più di 400 giovani delle scuole superiori della Diocesi hanno trascorso una mattinata che li ha visti protagonisti di un dialogo con una persona capace di capirli, accoglierli e farli riflettere. Un prete che, a quasi 80 anni, viaggia sotto scorta a causa delle numerose minacce ricevute, ma che ha un entusiasmo e una forza travolgenti e contagiosi: don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera, “prete di strada” dal 1972, sempre in prima linea per annunciare il Vangelo con i fatti, impegnato ogni giorno a contrastare mafia e criminalità e a lottare contro tossicodipendenze e alcolismo.

L’incontro, avvenuto nell’auditorium del Centro “Mater Dei” di Tortona, affonda le sue origini nella Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona dello scorso agosto. In quell’occasione, i giovani della Pastorale Giovanile Diocesana avevano avuto modo di ascoltare don Ciotti e di intervistarlo: da allora desideravano di invitarlo a Tortona. Dopo pochi mesi, quel desiderio è diventato realtà. Don Cristiano Orezzi, responsabile della Pastorale Giovanile, si è messo in contatto con lo staff del sacerdote e l’ha invitato a Tortona e lui è rimasto colpito dalla sinergia tra scuola e Chiesa locale. Ad accoglierlo c’erano gli studenti dell’istituto diocesano “Santachiara” di Stradella, Voghera e Tortona, quelli dei licei “Galilei” di Voghera, “Peano” di Tortona, “Amaldi” di Novi e “Golgi” di Broni, degli istituti “Maserati” di Voghera e “Faravelli” di Stradella, accompagnati dai loro docenti.

Prima di ascoltare l’importante ospite, i ragazzi hanno trascorso più di un’ora lavorando insieme per preparare alcune domande sui temi dell’attualità. A introdurre don Ciotti è stato proprio don Cristiano che, dopo averlo ringraziato, ha letto una pagina del suo libro L’amore non basta nella quale narra come un incontro casuale avvenuto all’età di 17 anni gli ha cambiato per sempre la vita. Una studentessa ha dato il via allo scambio di opinioni, con una domanda riguardante la cultura e la conoscenza e il sacerdote, senza alcuna esitazione, ha esordito affermando che la «cultura è molto importante perché sveglia la coscienza e fa diventare consapevoli e la consapevolezza porta a scegliere da che parte stare e ad assumersi una parte di corresponsabilità». Ha esortato tutti a non fermarsi in superficie, ma a essere capaci di «scendere in profondità e non fermarsi alle prime conoscenze. Dobbiamo avere dei saperi profondi, una conoscenza attenta e responsabile, perché questo ci aiuta ad avere il coraggio di avere più coraggio».

Il prete, poi, rivolgendosi ai giovani che lo ascoltavano attenti, raccolti in un silenzio quasi irreale, li ha definiti “meravigliosi”, perché capaci di affrontare le sfide e a mettersi in gioco e per questo ha augurato loro di avere la forza dei piccoli gesti e delle parole per non dimenticare mai che «è l’accoglienza nella vita che accoglie la vita». Poi altri due giovani e altre domande su temi come la neutralità, la nascita di Libera e l’impegno sociale e don Ciotti, dopo averli invitati a dargli del tu e a sedersi accanto a lui, ha iniziato a parlare toccando tanti argomenti.

Ha, innanzitutto, definito la neutralità “pericolosa”, perché rappresenta il contrario del coinvolgimento e delle relazioni e ha sottolineato come siamo di fronte a “un’emorragia di umanità” e siamo passati da un ecosistema a un “egosistema”, dove impera l’io e non più il “noi”.

«I neutrali – ha detto – sono il disastro della società, perché vogliono stare in superficie e sono indifferenti. Oggi a fare la differenza è l’indifferenza, tanto che la mafia, siccome ci sono meno morti ammazzati, è diventata uno dei tanti problemi, subendo una sorta di normalizzazione », così come la droga e il gioco d’azzardo. Ancora si è levato forte il suo monito: «Non si può essere indifferenti e superficiali ed ecco perché è importante conoscere e guardarsi dentro e intorno, per vedere quali sono le difficoltà». Bisogna, poi, evitare una categoria pericolosa e, oggi, molto diffusa, quella che don Ciotti ha definito dei “mormoranti”, «coloro che stanno sempre zitti, sentono tutto e poi se ne vanno nei salotti e giudicano, semplificano e inquinano la vita».

Ai giovani, attratti dal suo carisma, ha ripetuto che «non si può essere neutrali e girarsi dall’altra parte», che non si possono ignorare i drammi come quello di Cutro, nel quale tante persone innocenti hanno perso la vita. Non bastano, dunque, le emozioni, ma occorre prendere coscienza e non delegare sempre agli altri. Proprio l’attenzione all’altro è stata la molla che ha fatto scattare nel giovane Luigi il desiderio di fare qualcosa e l’incontro avuto a 17 anni con un uomo che viveva ai margini della società e che aveva problemi di dipendenze, lo ha portato a essere tra coloro che hanno fatto nascere in Italia i SerT pubblici, ovvero i Servizi per le Tossicodipendenze.

Ed ecco, allora, un’altra raccomandazione: «Anche tra di voi quando ci sono delle persone in difficoltà fate in modo di non essere indifferenti. Vi prego di non mollare alla prima difficoltà e se capite che l’obiettivo è giusto dovete avere un sana testardaggine, che vi aiuti a fare il bene dell’altro». Ed ecco l’esortazione a non scordare mai tre parole: continuità, condivisione e corresponsabilità per il cambiamento e a «essere nello stesso tempo una spina nel fianco delle istituzioni» o a collaborare con esse, in base alle scelte che compiono. «Non dimenticate che voi, avendo dei punti di riferimento, siete meravigliosi. Siete i veri protagonisti dei cambiamenti e avete il dovere di non tacere». Non poteva mancare il puntuale riferimento alle mafie.

«Oggi più che mai – ha detto don Ciotti – è importante condividere le energie perché le mafie sono più forti di prima». Non basta, infatti, tagliare la mala erba in superficie ma occorre estirparla alla radice e questo «è un impegno culturale, educativo e sociale e si traduce nel fare progetti e nel diffondere la cultura e la conoscenza, la scuola e le attività ricreative». Ha parlato del suo incontro con Falcone e Borsellino e della sua reazione dopo la loro morte, che ha portato alla nascita di “Libera”, associazione presente non solo in Italia, ma in Europa e in America Latina, vicina alle persone che lottano per il bene comune e contro l’illegalità. Le nuove generazioni hanno bisogno di esempi positivi per portare linfa vitale nella società e devono evitare i seduttori che sono davvero tanti: «Ascoltate i vostri professori – ha aggiunto don Ciotti con tono affettuoso – perché hanno una vocazione all’insegnamento e perché vi vogliono bene e credono in voi e abbiate come riferimenti nella vita il Vangelo e la Costituzione».

«Il Vangelo – ha evidenziato – ci indica da che parte stare e ci porta ad avere preferenze per i fragili e i poveri. Dio vive sulla terra, dove ci sono persone in difficoltà e vuole essere accolto e riconosciuto. Il grande dovere di ognuno è aiutare la gente a ritrovare la forza e la speranza ». Non è mancato un accenno al suo impegno nelle carceri minorili. Anche con chi ha fatto il male l’unica arma è l’accoglienza unita all’ascolto. Un grande e caloroso applauso ha salutato le sue parole che sono penetrate nei cuori e nella mente di quelli che saranno le donne e gli uomini di domani. Al termine don Ciotti, sotto lo sguardo attento della scorta, non si è sottratto ai saluti e agli abbracci, sorridendo e incoraggiando, con la serenità e con la certezza di chi sa di non essere arrivato, ma è ancora pronto a darsi da fare e a non girarsi mai dall’altra parte.

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