“Tregua” per l’ex Ilva: si riaprono i cancelli

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323 su 666 dipendenti torneranno sul posto di lavoro. Il 5 giugno il nuovo piano aziendale della proprietà

NOVI LIGURE – Martedì scorso i lavoratori dell’ex Ilva hanno sciolto il presidio davanti ai cancelli di ingresso delle merci dello stabilimento novese. Il motivo della revoca dello sciopero è stato l’accordo raggiunto tra i rappresentati sindacali e la società ArcelorMittal, proprietaria del gruppo siderurgico italiano. In un incontro in videoconferenza tra dirigenti, FimCisl, Fiom Cgil, UilmUil e componenti della rappresentanza sindacale unitaria dello stabilimento, si è arrivati alla definizione di un patto sulla gestione della cassa integrazione “Covid 19” per 5 settimane voluta dall’azienda. Salvatore Pafundi, segretario generale FimCisl di AlessandriaAsti, ci ha spiegato: «L’accordo prevede il ritorno immediato sul posto di lavoro di 110 lavoratori che divente ranno poi 323 fino al 28 giugno e faranno funzionare le linee per la ripartenza». «Nei prossimi giorni – ha aggiunto Pafundi – ci saranno ulteriori riunioni per definire i termini della rotazione per consentire a tutti di lavorare e non far pesare troppo la decurtazione economi ca». Anche se la strada è ancora lunga e tortuosa per i 666 dipendenti, Pafundi ha definito questo accordo una «tregua», in attesa di conoscere il piano aziendale che sarà presentato il 5 giugno.

Positivo anche il commento del sindaco, Gian Paolo Cabella: «Al momento siamo soddisfatti di questo accordo che permette di far ripartire gli impianti. Certo, la partita è ancora tutta da giocare in quanto bisognerà capire cosa succederà il prossimo 5 giugno. Il Comune di Novi è e sarà sempre vi cino ai lavoratori e si adopererà, per quanto potrà, affinché l’azienda possa continuare a creare quelle opportunità economiche quanto mai necessarie per il nostro territorio».

L’accordo arriva dopo l’incontro del 25 maggio, a Roma, presso la sede del ministero dello Sviluppo economico, quando in un’altra video conferenza si sono confrontati il Governo, rappresentato dai ministri Patuanelli, Gualtieri e Catalfo, l’Arcelor Mittal, con Lucia Morselli, amministratore delegato per l’Italia, e le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici.

Arcelor Mittal ha garantito di voler onorare gli impegni presi, anche dopo le difficoltà causate dal Coronavirus e ha chiesto dieci giorni di tempo per presentare un nuovo piano industriale.

Morselli ha ribadito che l’azienda vuole «mantenere l’integrità degli impianti di Taranto e la loro importanza a livello europeo».

Il Governo, tramite il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, si è detto disponibile a «intervenire direttamente» nella compagine societaria «per avere un’Ilva forte, che produca tanto, che sia leader mondiale di mercato e che faccia investimenti significativi con l’aiuto diretto e indiretto dello Stato» e ha ritenuto ragionevole la proroga richiesta. I rappresentanti delle parti sociali, però, sono rimasti delusi per la decisione, perché avrebbero preferito una presa di posi zione chiara e decisa. Pafundi ha manifestato tutta la sua perplessità perché la Morselli, nel suo discorso, ha fatto più volte riferimento a un piano presentato al Go verno il 4 marzo scorso. «Noi sindacalisti – ha spiegato – non ne siamo a conoscenza e non siamo stati coinvolti». «A noi interessa avere un quadro completo della situazione – ha ribadito – e capire il futuro dell’azienda». «L’unico piano aziendale che è stato condiviso tra proprietà e lavoratori è quello sottoscritto nel settembre 2018 – ha continuato il sindacalista – che prevedeva il rilancio e la bonifica ambientale di Taranto e per lo stabilimento novese l’occupazione di almeno 700 persone». «In questo momento la situazione è lasciata al caso – ha aggiunto il segretario FimCisl – ed eventuali nuovi progetti che prevedano il ridimensionamento del personale, sarebbero devastanti per la realtà aziendale locale e per tutto l’indotto».

Contemporaneamente all’appuntamento romano il sindaco Cabella, sempre lunedì, ha convocato una conferenza stampa in Comune a Novi Ligure per confermare «l’importanza dello stabilimento per la città e per il Novese» e far sentire la vicinanza dell’amministrazione ai lavoratori e alle organizzazioni sindacali, tutti uniti «insieme al Governo, per evitare un disastro economico e sociale». Per il 5 giugno il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, si a spetta «un progetto serio, ambizioso. lungimirante e attento all’ambiente». Questo sarà il primo passo verso il rilancio del settore e verso una maggiore competitività che tutti auspicano per i lavoratori.

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