Stop al consumo del suolo pubblico

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L’Unione Bassa Valle Scrivia approva la variante per limitare l’estensione dell’area industriale

Castelnuovo Scrivia – Parte la rivoluzione urbanistica che dice “stop” al consumo del suolo.

L’Unione Bassa Valle Scrivia, che per delega ha l’urbanistica del Comune di Castelnuovo, ha approvato, infatti, una variante al Piano regolatore relativa a una possibile espansione dell’area industriale, fermando così il consumo di suolo.

Sono stati ridotti gli indici: la copertura passa dal 50% al 30%, l’altezza dei fabbricati da 15 metri a 12, la superficie a verde alberato minima dovrà essere pari al 25% della superficie fondiaria e quella filtrante pari al 35%.

E dovrà essere creata una cortina di alberi ad alto fusto per l’intero perimetro aziendale.

La Pianura Padana, uno dei luoghi con l’aria più inquinata al mondo, è diventata una grande piattaforma logistica, che serve anche il mercato europeo.

Tra Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, centinaia di ettari di suolo agricolo vengono trasformati per realizzare poli logistici, che creano posti di lavoro, anche se spesso sono precari e non qualificati, fonte di conflittualità crescente per le scarse tutele, come rivela una recente ricerca di EBiComLab, il centro studi sul terziario di Treviso. «Abbiamo portato questa variante – spiega il sindaco Gianni Tagliani – per due motivi, molto semplici: il primo è che nell’area industriale già urbanizzata sono ancora disponibili 6 lotti per un totale di 50 mila metri. Il secondo è che accanto all’area industriale c’è tutta la superficie, già urbanizzata, cementificata e con capannoni da abbattere e bonificare di altri 100.000 metri di proprietà dell’Acerbi che ha chiuso definitivamente i battenti può sfruttare utilmente tutta questa superficie.

A fronte, quindi, di 150 mila metri già urbanizzati e utilizzabili sin da subito, c’è ancora necessità di consumare suolo e terreno fertile? Per questo la scelta è di un consumo responsabile di terreno fertile prediligendo le aree già individuate e urbanizzate ma non ancora completate. Diciamo quindi stop a centinaia di ettari di campi agricoli cementificati per costruire poli logistici a supporto del commercio elettronico quando sono disponibili spazi già urbanizzati».

«Ricordo – conclude il sindaco – che con il Pnrr l’Italia si impegnata ad approvare una legge a protezione del suolo non solo a ricevere milioni di euro dall’Europa. Utilizzare le aree già urbanizzate e così destinate, quelle dismesse e quelle cementificate una delle soluzioni per riabituarsi a “governare” il territorio superando le ritrosie e i timori.

Non bisogna dimenticare che la gestione del territorio e del paesaggio e della loro amministrazione è un potere costituzionalmente conferito alle amministrazioni locali che devono attuarlo nei modi più attenti e vantaggiosi per tutti perché – è bene ricordarlo – il territorio è un bene finito (il suolo una volta “consumato” non è più convertibile alla naturalità) ed è un bene comune pubblico».

Alessandra Dellacà

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