«Siate artigiani di intelligenza»

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La Messa in onore di San Francesco di Sales celebrata a S. Maria Canale per gli operatori della comunicazione della Diocesi

TORTONA – «San Francesco di Sales ci accompagni e ci aiuti a rendere sempre più bella, vera e un servizio autentico al bene di tutti, questa splendida professione» di operatori della comunicazione. Questo è stato l’augurio formulato da Mons. Guido Marini sabato 27 gennaio, durante la Messa celebrata nella chiesa di S. Maria Canale a Tortona, in occasione della festa di san Francesco di Sales, vescovo e dottore della Chiesa e patrono dei giornalisti. Rinnovando una bella tradizione iniziata lo scorso anno, l’Ufficio delle Comunicazioni Sociali della Diocesi di Tortona, diretto da don Paolo Padrini, ha invitato quanti si occupano dell’informazione nel territorio diocesano a partecipare a un momento di preghiera in onore del loro protettore. Il vescovo nell’omelia ha invitato a riflettere sulle letture del giorno e ha messo in evidenza due espressioni: la prima – «Tu sei quell’uomo» – tratta dalla prima lettura (2Sam 12,1-7,10-17) e rivolta dal profeta Natan a Davide e la seconda – «Perché avete paura? Non avete ancora fede? Io ci sono» – pronunciata da Gesù sul lago di Galilea nel momento in cui seda la tempesta (Mc 4,35-41). «Queste due parole – ha detto – sono importanti per la nostra professione, perché, affinché le nostre parole possano essere parole vere, che aiutano e accompagnano il cammino della nostra comunità, non possono non essere abitate, illuminate e purificate dall’unica Parola che salva, la Parola di Dio». Nel raccontare i fatti è fondamentale che chi fa informazione sia capace di “uno sguardo vero”, che non perda mai di vista il proprio cuore e la propria vita. Diversamente, «quella parola – ha affermato Mons. Marini – non è più parola vera e non aiuta il cammino della persona e della comunità, non illumina più Nel «mare tempestoso della storia e della vita» e è possibile avere paura, perdere speranza, la fiducia ed essere pessimisti sulle vicende della storia e dell’umanità. Per questo «è importante che un giornalista non smetta di ascoltare la parola che dall’alto illumina le parole umane e apre, sempre, un orizzonte di speranza, di fiducia, di prospettiva». Ricordando poi san Francesco di Sales, il vescovo ha citato due sue frasi che sono molto preziose per la vita professionale di un operatore della comunicazione sociale: “Fate del Salvatore, del Signore il cuore del vostro cuore” e “Tutto ciò che non è per l’eternità, non è altro che vanità”. Se chi fa informazione davvero riuscisse a mettere il Signore al centro sicura- mente «le nostre parole sarebbero più belle, più buone, più significative, più capaci di illuminare e di dare prospettiva, più sapienti». Solo se si riesce a superare la “vanità” della comunicazione che si sperimenta nel momento in cui «una parola risuona oggi e domani non vale più; una notizia vale per il presente, domani è già superata; un accadimento interessa oggi, ma domani non interessa più», allora si può davvero essere «artigiani di intelligenza». Essere cioè «capaci di entrare dentro parole, notizie, fatti accadimenti, senza lasciarsi catturare da ciò che è semplicemente vano, ma raccogliendo in quella vanità ciò che vale davvero, ed è per l’eternità». Prima della benedizione finale, ha preso la parola don Paolo Padrini, per ringraziare i colleghi che hanno accolto l’invito a pregare insieme e il vescovo per aver fatto entrare tutti «in una dimensione che passa dall’intelligenza artificiale all’intelligenza del cuore». «Noi siamo – ha aggiunto – lo sguardo sulle cose per le persone che ci seguono e per vivere pienamente questa realtà abbiamo come riferimento l’Eucaristia, il cuore del nostro cuore». Al termine, dopo la foto di gruppo, il vescovo ha salutato personalmmente i professionisti dell’informazione, augurando loro buon lavoro.

Daniela Catalano

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