«La preghiera del povero sale fino a Dio»

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Gesti di carità. Domenica 17 novembre la Chiesa celebra l’VIII Giornata Mondiale dei Poveri. Il Pontefice presiederà la Santa Messa a San Pietro e pranzerà con loro

DI DANIELA CATALANO

Da otto anni a questa parte, a novembre, nella domenica precedente la festa di Gesù Cristo Re dell’Universo, tutta la Chiesa è chiamata da Papa Francesco a vivere la Giornata Mondiale dei Poveri, istituita nel 2016 per non abbassare mai lo sguardo verso chi vive ai margini della società.

Per l’ottava edizione, che si terrà domenica 17 novembre, nell’anno dedicato alla preghiera e in prossimità dell’inizio del Giubileo del 2025, il Pontefice ha scelto come motto della Giornata una frase del Siracide: «La preghiera del povero sale fino a Dio» (Sir 21,5). Il Signore, infatti, ascolta la preghiera dei poveri e, davanti alla sofferenza, diventa “impaziente” fino a quando non ha reso loro giustizia. Domenica prossima il Santo Padre presiederà, come tradizione, la celebrazione eucaristica nella basilica di San Pietro in Vaticano e, al termine, sarà presente al tradizionale pranzo con alcuni poveri in Aula Paolo VI, organizzato dal Dicastero per la Carità, mentre il Dicastero per l’Evangelizzazione provvederà alle esigenze dei più bisognosi con diverse iniziative benefiche. Nel Messaggio per la Giornata, Francesco evidenzia una netta differenza tra la povertà materiale e spirituale, alla luce anche delle ferite provocate dagli odierni conflitti: c’è chi è povero, privo di mezzi per vivere, ma è amato da Dio e mai da Lui abbandonato. E c’è chi è ricco, magari perché ha scavalcato e calpestato diritti e dignità degli altri pur di diventare qualcuno, o è potente e si muove con arroganza e con i mezzi violenti della guerra, però è “miserabile agli occhi di Dio”.

La Giornata per il Papa è un’opportunità per prendere coscienza della presenza dei poveri nelle città e nelle comunità, e per comprendere le loro necessità, ma anche per individuare i “nuovi poveri” piegati dalla violenza delle guerre, dalla “cattiva politica fatta con le armi” e pregare per loro e insieme a loro, con umiltà e fiducia. Bergoglio ribadisce che la preghiera deve trovare nella carità concreta la verifica della propria autenticità. Infatti, la preghiera e le opere si richiamano a vicenda: “Se la preghiera non si traduce in agire concreto è vana; tuttavia, la carità senza preghiera rischia di diventare filantropia che presto si esaurisce”. È una necessità per tutti “fare nostra la preghiera dei poveri e pregare insieme a loro”. Anzi, è “una sfida che dobbiamo accogliere e un’azione pastorale che ha bisogno di essere alimentata” scrive Papa Francesco, tenendo presente che “la peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale”. Essi “hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede”. La “missione” per i poveri deve “tradursi principalmente in un’attenzione religiosa privilegiata e prioritaria”.

A conclusione del Messaggio, il Pontefice ricorda la testimonianza di Madre Teresa di Calcutta, “donna che ha dato la vita per i poveri” e che ripeteva continuamente che era la preghiera “il luogo da cui attingeva forza e fede per la sua missione di servizio agli ultimi” e cita pure l’esempio di Benedetto Giuseppe Labre, il cui corpo riposa a Roma, a Santa Maria ai Monti. “Pellegrino dalla Francia a Roma, rifiutato da tanti monasteri”, trascorse gli ultimi anni della sua vita “povero tra i poveri”. Non aveva nemmeno una piccola stanza per alloggiare e dormiva abitualmente in un angolo delle rovine del colosseo, come “vagabondo di Dio”, ma fece della sua esistenza “una preghiera incessante che saliva fino a Lui”. Il Papa, infine, esorta ogni credente in cammino verso l’Anno Santo a farsi “pellegrino di speranza” e a essere “amico dei poveri, seguendo le orme di Gesù che per primo si è fatto solidale con gli ultimi”.

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